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Russia. Storia di un impero multietnico (recensione)

di Federico Roberti - 20/04/2007

Martedì 27 marzo u.s. è stato presentato presso lo Spazio Eventi Mondadori di Venezia il volume intitolato “Russia. Storia di un impero multietnico” pubblicato da Edizioni Lavoro. Il libro è il risultato di una ventennale ricerca che il professore svizzero Andreas Kappeler, docente all’Università di Vienna, ha condotto a termine nei primi anni novanta, per poi aggiornarla sulla base della nuova documentazione uscita dagli archivi sovietici dopo l’implosione con altre due edizioni, di cui l’ultima è datata 2001.

L’incontro, svoltosi sotto il patrocinio della locale associazione Italia - Russia, ha avuto come animatori i professori Gianfranco Giraudo, Mario Nordio ed Aldo Ferrari, curatore dell’opera e docente al Dipartimento di Studi Eurasiatici dell’ateneo lagunare.

Il testo prende le mosse dalla conquista di Khazan da parte di Ivan IV nel 1552, indagando sino al crollo dell’Unione Sovietica avvenuto nel 1991. Principale merito di Kappeler è quello di definire il fattore multietnico quale costante essenziale della storia russa, a prescindere dal quale essa non è correttamente comprensibile. D’altro canto – ha puntualizzato Giraudo – la Russia ha sempre avuto ai nostri occhi di europei occidentali un alone di mistero, se non peggio. Al proposito basti ricordare il padre del comunismo – ideologia che proprio in Russia, scherzo della sorte, troverà la sua prima applicazione pratica – Karl Marx, il quale parlava testualmente di “marciume asiatico” e di russi e cinesi come “formiche, non uomini”.

A caratterizzare la storia russa sono i principi di legittimità e continuità veicolati dal mito di Mosca Terza Roma. Essi sono completati dal messianesimo, secondo il quale al popolo ebraico era stato concessa la legge ma non la grazia, ricevuta questa invece dal popolo russo. La legittimità del potere dell’imperatore (Tsar, dal latino Caesar) si concreta in una espansione dell’impero che è svolta per contiguità territoriale. La Russia, geopoliticamente potenza terrestre a vocazione imperiale, si differenzia dalle talassocrazie europee –Inghilterra, Spagna e Portogallo – portatrici di una ideologia imperialista e colonialista che le proietta a conquiste fuori dallo spazio continentale.

Nella cultura russo-ortodossa è inoltre del tutto assente lo spirito missionario tipico delle potenze marittime di cui sopra, in particolare di quelle cattoliche; viceversa è rimarchevole la capacità dell’entità imperiale russa di accogliere ed assorbire il diverso, lo straniero. Paradigmatico è il caso di colui che diventerà uno dei maggiori poeti russi, Michail Lermontov, figlio di un ufficiale scozzese dell’esercito napoleonico rimasto in Russia dopo la disfatta dell’Imperatore.

Immediato è l’accostamento che si può fare con gli imperi asburgico ed ottomano, nella loro attitudine ad integrare le diverse componenti etniche. La pace è contrappuntata da interventi repressivi anche pesanti quando le varie etnie si ribellano, seguiti quasi immancabilmente da momenti di “alleggerimento” al fine di mantenere comunque salda la compagine imperiale.

A conclusione dell’incontro, il professor Ferrari ha sottolineato l’importanza che nella lingua russa assume la distinzione fra i due lemmi che definiscono i russi, “russkij” e “rossiskij”, l’uno connotando l’appartenenza etnica, l’altro quella all’entità statuale. Emergerà infatti nel 1897, in occasione del primo censimento, che i russi etnici non costituiscono più del 45% della popolazione dell’impero; d’altro canto le “minoranze”, ancora più numerose di quelle del subcontinente indiano, occupavano spesso una posizione di centralità nella vita socio-economica dell’impero, si pensi ad esempio ai tedeschi delle regioni baltiche che monopolizzavano la diplomazia imperiale oppure al ruolo preponderante di ebrei, armeni e tartaro-musulmani nel settore del commercio.

L’opera di Kappeler si caratterizza quindi per essere non un punto di arrivo ma piuttosto di partenza per l’interpretazione della complessità della storia russa ed anche della situazione odierna. Parallelamente alla nascita delle repubbliche caucasiche e centroasiatiche dallo spazio sovietico, oggi da essa trae spunto una ricca storiografia che adotta un nuovo approccio multietnico al passato imperiale. E se un tempo erano diffusi pregiudizi russocentrici, attualmente si assiste all’affermarsi – con una ben maggiore virulenza e pericolosità – di un nuovo etnocentrismo russofobo “sapientemente” istigato dalla talassocrazia d’Oltreoceano.

 

 

 

 

 

 Andreas Kappeler