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Biomasse, dopo il conto energia il conto bio-energia?

di David Chiaramonti* - 04/05/2007

Il successo dell’introduzione del Conto Energia nel settore fotovoltaico stimola una riflessione: è possibile proporre un “Conto BioEnergia” per piccoli generatori a biomassa? Quali differenze e ricadute si potrebbero avere rispetto al fotovoltaico? Quanto sarebbe efficace nell’usare le risorse assegnate? Quali tecnologie potrebbero beneficiarne, e quali taglie di impianto potrebbero essere considerate?

La semplificazione connessa al sistema Conto Energia, assieme alla certezza della redditività dell’investimento per un tempo definito, sono elementi essenziali per promuovere i micro-impianti, di qualunque tecnologia essi siano. Ha dunque senso, in analogia a quanto avviene in altri Paesi Europei, valutare la possibilità di introdurre questo meccanismo anche per fonti diverse da quella solare.

Trattandosi di micro-impianti, la tecnologia dell’uso dell’olio vegetale puro appare oggi realisticamente quella più idonea a beneficiare di un ipotetico Conto BioEnergia. L’olio puro permette infatti di ridurre la taglia di impianto a dimensioni pressoché domestiche, contrariamente all’uso della biomassa solida che richiede tipicamente dimensioni di impianto superiori. Per il Conto BioEnergia si potrebbero ad esempio considerare impianti inferiori a 50 kW, in cogenerazione.

L’uso della biomassa, rispetto al fotovoltaico, permetterebbe una serie di ricadute positive che potremmo riassumere nei seguenti punti:
· Minori costi specifici di investimento (attorno ai 4000 €/kW) rispetto alla tecnologia fotovoltaica, anche a taglie molto piccole.
· Generazione combinata di energia elettrica e calore anziché solo energia elettrica: trattandosi di microimpianti, la possibilità di intercettare una domanda di calore – anche semplicemente residenziale - lungo l’arco dell’anno aumentano significativamente
· Maggior energia prodotta per anno (ore di funzionamento tipiche a pieno carico: 5-6000 ore/anno) a parità di potenza installata.
· Utilizzo di risorse prodotte localmente: trattandosi di piccoli impianti distribuiti sul territorio, questi sarebbero i destinatari ideali del prodotto di una vera “filiera corta”, con centri di produzione di olio presso gli agricoltori e distribuzione dello stesso agli utenti finali, mentre il frantoio valorizzerebbe il panello. Il costo del combustibile si tradurrebbe quindi in benefici socio-economici per le comunità locali.
· Protezione del territorio, proveniente dalle attività agricole connesse alla produzione del combustibile, e quindi protezione del paesaggio grazie al mantenimento di coltivazioni tradizionali a rischio di abbandono.

Tali elementi aggiungerebbero dunque valore alle risorse destinate a questo meccanismo.

Ma quanto potrebbe essere un ipotetico valore da assegnare al kWh elettrico prodotto in questi microimpianti? Proviamo a svolgere un confronto tra 5 kWp di origine fotovoltaica, supportati secondo il Conto Energia ed installati a Roma (con impianto parzialmente integrato), e 5 kW da olio vegetale (che genererà anche una decina di kW di calore in cogenerazione).
Nell’arco dell’anno l’impianto fotovoltaico produrrebbe circa 7000 kWh, che valorizzati a 0.42 €/kWh significano un contributo pari a 2940 €/anno.
Il generatore a biomassa, assumendo un funzionamento pari a 6000 ore (contro le circa 1400 ore equivalenti dell’impianto fotovoltaico), produrrebbe invece 30000 kWh elettrici e 60000 kWh termici. In termini energetici, all’incirca 4,3 volte in più del fotovoltaico.
Assumendo di riconoscere, ad esempio, 0,3 euro/kWh a questa energia da biomassa, il contributo assegnato dal Conto Bioenergia all’impianto sarebbe quindi pari a 9000 €/anno. Questo contributo dovrebbe essere sufficiente per rendere l’investimento interessante, con un tempo di ritorno pari a circa 2.5 anni, assumendo di utilizzare l’intera energia elettrica in autoconsumo e valorizzare solo il 50 % dell’energia termica disponibile.

Ovviamente però la maggiore quantità di energia prodotta determinerebbe un maggior esborso del Conto Bioenergia (9000 €/anno contro i 2940 €/anno del fotovoltaico), pur a fronte di una valorizzazione inferiore del kWh da biomassa rispetto a quello fotovoltaico,

Ipotizziamo allora, a titolo di esempio, di disporre di 1 M€/anno di risorse da assegnare: la valorizzazione di queste risorse nel settore bioenergetico significherebbe una produzione di 3.3 MWh, contro 2.3 MWh da fotovoltaico. In altri termini, a parità di risorse assegnate al programma si generebbe un 40 % di energia in più dai micro-cogeneratori a biomassa (oltre alla generazione di calore). Un significativo impatto in termini di emissioni evitate, oltre ai numerosi benefici precedentemente elencati.

Il valore che abbiamo indicato per l’ipotetico Conto Bioenergia è un primo valore ipotizzato nell’ambito di simulazioni nel progetto LIFE-VOICE. Questo richiede indubbiamente un approfondimento, in quanto dipendente da numerosi fattori (costo di investimento, funzione della tecnologia, costi di connessione, costi delle infrastrutture accessorie quali stoccaggio del combustibile e stoccaggio termico).
Certamente però l’introduzione di un tale meccanismo potrebbe essere estremamente efficace sotto numerosi aspetti, e promuovere il decollo della microgenerazione a biomassa e delle attività di filiera ad essa connesse.

*Docente e ricercatore del Renewable Energies Crear presso il dipartimento di Energetics "Sergio Stecco" della facoltà di Ingegneria dell´Università di Firenze (Nella foto)