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La ritualità bizantina del "sinistro" potere

di Gianfranco La Grassa - 11/05/2007

 

Cito tutti i passi di un articolo di Alvi (Giornale d´oggi) su cui sono pienamente d´accordo. Tralascio quelli (la maggior parte, almeno il 75-80% del totale) su cui non lo sono.

Prodi è "ormai portavoce di se stesso"; è "assistito però dal TG1 con fedeltà accurata che l´aiuta nel suo intento di anestetizzare tutto, e fingere bello il brutto. Ma il sopore anestetizzante che banchieri e giornalisti amici gli emanano attorno serve sempre meno.....Il governo perpetua la stessa casta di inetti che vampirizza la nazione, nei comuni o nelle imprese......se così pessimi attori comici hanno retto e reggono questo governo è perché ai potentati di banche e Confindustria e giornali va bene così [corsivo mio, perché qui l´accordo è massimo, come risulta dagli innumerevoli pezzi da me scritti in questo blog; nota mia]. Gli articoli soporiferi del Corriere della sera completano la nostra Bisanzio di industriali finti e politici verbosi, odiati. [corsivo mio; idem come sopra].....Insomma un governo di cattolici degenerati, comunisti falliti, riccastri viziati vive in una Bisanzio di rituali, massime morali che più sono finte, più si recitano solenni.....; la nomenclatura e il suo governo [corsivo mio per i soliti motivi] ne sono ancor più screditati......Però attenti, perché quello del centrosinistra non è un partito, ma un sistema di potere. Dunque la sua fine richiederebbe di più che una sconfitta elettorale. Bisogna esorcizzare la nomenclatura, estinguerla, non basterà vincerla alle elezioni [è quello che ho sempre sostenuto, anche se con idee e prospettive diverse da quelle di Alvi; nota mia].....I mezzi di produzione e di spreco della nostra casta politica non si limitano alle sole municipalizzate. Si tratta di estirpare le nicchie di potere, e di spesa, che nutrono una Bisanzio, che non è solo politica [corsivo mio, per quanto già sopra affermato].....Altro che Centro: Casini, Mastella sono la commedia di sempre Occorre disperdere la nostra Bisanzio: così rifare l´Italia...".

Ricordo, a breve commento, che oggi si stanno delineando in Italia due pantani e un disfacimento. Quest´ultimo è, secondo la mia opinione, il processo che investe la destra (o centrodestra, tanto si tratta ormai di denominazioni di comodo). I due pantani stanno dall´"altra parte" (che è in realtà solo il riflesso speculare dello schieramento "avverso"). Un pantano è quello dell´attuale governo in quanto rappresentante di settori dell´establishment soprattutto finanziario (con la solita Intesa San Paolo in primo piano). Il secondo pantano è in fase di formazione e si è distaccato (in modo ormai definitivo?) dal primo con il quale è stato connivente al 100% tanto da invitare (con editoriale di Mieli nell´aprile 2006) a votare per il centrosinistra prodiano. Adesso, nelle "cinque" (o quattro o tre, ogni giornale "dà" i suoi numeri) giornate di Milano - organizzate dalla Bocconi e dal Corriere - una parte del "piccolo establishment" italiano (quello riunito nel patto di sindacato della Rcs) si rimette in moto, eleggendo a sua guida (in realtà, mandatario) Mario Monti, verso un nuovo tentativo di centro con dialogo tra i cattolici alla Casini e Mastella e i "laici" alla D´Alema, ma con sullo sfondo Rutelli e, forse ancor di più, Veltroni. Importante al proposito è anche assistere alla riuscita o meno di manovrette che stanno portando (sembra!) all´avvicinamento tra Unicredit (Profumo) e Capitalia (Geronzi). Con il Montepaschi sullo sfondo.

A parte - ma si tratta di una partita tutt´affatto diversa - andranno seguite certe manovre del francese Bolloré, con dissidi tra Mediobanca e Intesa-San Paolo; nati pur sempre all´insegna di ciò che avviene in Telecom. Ma non anticipiamo situazioni di cui si vedono solo le prime mosse (saranno seguite da altre? Non facciamo al momento previsioni).

L'anestesia di Corriere e Tg1

Geminello Alvi (Il Giornale, 11/5)

Neppure il dissidio sulle pensioni avrà un esito serio. Giacché ogni agire di questo governo appartiene al genere comico, e nella commedia a Padoa-Schioppa tocca la parte del ragioniere strampalato, ma semprea lla fine connivente. E il primo attore resta comunque il povero Prodi, che farfuglia imperterrito da settimane sui suoi guai, come bastasse negarli per terminarli. Ormai portavoce di se stesso, dopo l'incidente di Sircana, è assistito però dal Tg1 con fedeltà accurata, che l'aiuta nel suo intento di anestetizzare tutto, e fingere bello il brutto. Ma il sopore anestetizzante che banchieri e giornalisti amici gli emanano attorno serve sempre meno.

La commedia è finita, e chiunque ormai lo vede: il governo perpetua la stessa casta di inetti che vampirizza la nazione, nei comuni o nelle imprese. Si parli col pasticcere o col postino, di destra o di sinistra, poco cambia. Per chiunque la deduzione è ovvia: se così pessimi attori comici hanno retto e reggono questo governo è perché ai potentati di banche e Confindustria e giornali va bene così. Gli articoli soporiferi del Corriere della Sera completano la nostra Bisanzio di industriali finti e politici verbosi, e odiati. Un'ipocrisia così insistita e sfacciata aiuta ormai per paradosso la verità.

È pur vero che la sconfitta della pupetta Ségolène, e la vittoria delle destre in Francia, esiziali per il governo, in ogni maniera sono state anestetizzate. Ma perciò sono parse ancora più vere: come le tasse in più che la gente paga. Insomma un governo di cattolici degenerati, comunisti falliti, riccastri viziati vive in una Bisanzio di rituali, massime morali che più sono finte, più si recitano solenni.Tanto da autoconvincersi, e non vedere che sortiscono l'effetto opposto: la nomenclatura e il suo governo nesono ancor più screditati. Ma a questo merito, seppure involontario, il talento del primo ministro ha aggiunto pure la sua fretta d'inventarsi un partito, e il caos che ne è conseguito. E a Sarkozy che vince, alle tasse aumentate, ai tripli giochi afghani, s'è aggiunto pure questo. E il risultato delle amministrative potrebbe esserne influenzato, malgrado il sottogoverno. Però attenti, perché quello del centrosinistra non è un partito, ma un sistema di potere. Dunque la sua fine richiederebbe di più che una sconfitta elettorale. Bisogna esorcizzare la nomenclatura, estinguerla, non basterà vincerla alle elezioni. E per riuscirci servirà agire senza pietà. Quindi riformando i privilegi delle cooperative, tagliando posti statali e stipendi politici, privatizzando i patrimoni pubblici. I mezzi di produzione e di spreco della nostra casta politica non si limitano alle sole municipalizzate. Si tratta di estirpare le nicchiedi potere, e di spesa, che nutrono una Bisanzio, che non è solo politica. E la destra per riuscirvi ha un privilegio: non ha politici di mestiere e sottogoverni paragonabili a quelli delle sinistre. Dunque va usata per distruggere il presente stato delle cose. E perciò occorre adesso anzitutto una destra decisa, bonapartista che sovverta lo stato presente delle cose, e tolga alla nomenclatura di centrosinistra ogni suo nutrimento. Al primo ministro della Destra occorrerebbe la determinazione estrema con cui Sarkozy ha convinto la Francia. Altro che Centro: Casini, Mastella sono la commedia di sempre. Occorre disperdere la nostra Bisanzio; così rifare l'Italia, destatizzando.