Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / National Endowment for Democracy?

National Endowment for Democracy?

di Intervista a Stefano Vernole* - 14/12/2005

Fonte: eurasia-rivista.org


*condotta da Nicola Gemignani di Radio Base Popolare Network (www.radiobase.net)


D. Ci puoi spiegare esattamente cos'è il National Endowment for
Democracy?

R. Il cd. NED è ufficialmente un'associazione senza scopo di lucro,
ma il suo finanziamento è assicurato dal Congresso statunitense
nella voce di bilancio del Dipartimento di Stato destinato
all'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale, esso riceve
comunque "donazioni" anche da diverse compagnie multinazionali. Dopo
essere stato creato da Ronald Reagan ai tempi della battaglia contro
il cd. "Impero del Male", l'Unione Sovietica, oggi il NED serve
soprattutto alla formazione e al finanziamento di tutti quei
movimenti strumentalizzati da Washington alfine di abbattere i
governi "sgraditi", quali ad esempio la Serbia di Milosevic,
l'Ucraina di Yanukovic e il Venezuela di Chavez, in combutta con le
ONG manipolate dal noto speculatore George Soros. Mentre nei primi
due casi il NED ha avuto successo, in Venezuela la manovra è andata
male, a causa della massiccia reazione popolare a favore del
Presidente della Repubblica bolivariana, Hugo Chavez. Molto
probabilmente per destituire Chavez gli Stati Uniti sarebbero
ricorsi anche all'intervento militare diretto ma hanno dovuto
mordere il freno stante le enormi difficoltà incontrate in Iraq.
Quando parliamo della strategia dell'Amministrazione nordamericana
nel percorso di "esportazione della democrazia"dobbiamo sempre
ricordare il doppio binario che percorre, quello dell' "hard power",
legato alla forza militare e che vediamo in azione ad esempio in
Afghanistan o Iraq e quello del "soft power", che si basa invece
sull'influenza culturale o economica statunitense (pensiamo ai film
di Hollywood e ai modelli propagandati dalla pubblicità), il NED è
uno strumento del secondo.

D. Il giornalista che abbiamo intervistato precedentemente ha
ricordato come per protesta l'opposizione venezuelana abbia deciso
di non partecipare alle elezioni legislative, come giudichi
l'atteggiamento di Chavez che è stato spesso accusato di metodi un
po' rudi?

R. Chavez è un vero democratico, che ha vinto legittimamente tutte
le consultazioni elettorali alle quali si è sottoposto finora,
compreso il referendum indetto per farlo dimettere e previsto nella
Costituzione venezuelana grazie a una legge voluta proprio dal suo
governo (caso unico al mondo). Egli si è dimostrato fin troppo
tollerante con l'opposizione che tentò di destituirlo nel 2002 con
un colpo di Stato appoggiato dagli Stati Uniti e riconosciuto pure
dall'Ambasciata spagnola e praticamente non arrestò nessuno dei
golpisti. Dopo la vittoria nel referendum dell'agosto 2004, però,
Chavez ha inteso regolare i conti e ha dato il via libera alla
magistratura per indagare su tutti coloro che hanno ricevuto
finanziamenti dall'estero per cercare di abbatterlo. Si è così
scoperto che "Sumate", il principale gruppo di opposizione
venezuelano, ha incassato cospicui finanziamenti proprio dal NED e i
responsabili se condannati, rischiano ora fino a 16 anni di carcere.
Si tratta ovviamente di misure più che comprensibili contro coloro
che hanno tentato con l'illegalità di provocare la caduta di un
legittimo capo di Stato.

D. Qual è il ruolo della Spagna nelle vicende venezuelane?

R. Con il governo Aznar e in collaborazione con gli Stati Uniti, la
Spagna ha agito per interposta persona nel tentativo di
destabilizzare la presidenza di Chavez. In particolare i due paesi
hanno utilizzato la Colombia, nazione confinante del Venezuela e
stretto alleato di Washington nella regione, per scatenare un casus
belli. L'esecutivo di Caracas ha infatti dovuto arrestare numerosi
paramilitari colombiani che si addestravano addirittura all'interno
dei confini venezuelani, nella regione di Zulia, pronta a chiedere
la secessione. Ancora una volta ci è voluta tutta l'abilità
diplomatica di Chavez per "raffreddare" la crisi con il governo di
Bogotà, che non solo era il terzo paese al mondo per aiuti militari
statunitensi dopo Egitto e Israele ma aveva ricevuto un nuovo stock
di 46 carri armati proprio dalla Spagna. Il cambio di presidenza a
Madrid, da Aznar a Zapatero, ha però favorito l'allentamento delle
tensioni tra i due paesi e ciò viene confermato dal recente
rifornimento spagnolo proprio al Venezuela di otto pattugliatori e
dodici aerei da trasporto, malgrado le proteste del Partito
Popolare.

D. Da quanto ci risulta, il NED interviene nella vita politica
italiana anche ufficialmente. Possibile che noti politici italiani
accettino di partecipare a incontri pubblici con esponenti di una
fondazione che pare sia strettamente legata alla CIA?

R. Questa domanda comporterebbe la necessità di aprire un tema più
vasto, cioè la reale condizione di sovranità dell'Italia, ma non
sarebbe sufficiente un'intera trasmissione per parlarne. Qui posso
limitarmi a fare degli esempi che aiutano a riflettere e invito a
domandarsi perché tutti i partiti in cerca di legittimazione devono
recare omaggio al potere statunitense. Ricordo in passato i viaggi a
Londra e soprattutto a Washington di Gianfranco Fini,
per "sdoganare" Alleanza Nazionale e quelli più recenti di Rutelli e
Fassino a New York, dove hanno incontrato noti esponenti del Council
on Foreign Relations e altre lobbies nordamericane.
La mia sensazione è che nessun governo in Italia possa essere
formato senza il consenso preventivo degli Stati Uniti.

D. Due parole iniziali sulla rivista "Eurasia". Di che cosa si
occupa?

R. "Eurasia" è una rivista trimestrale di studi geopolitici, che si
propone di analizzare anche dal punto di vista della strategia,
dell'economia e della finanza i principali avvenimenti mondiali, non
solo quanto concerne la massa continentale eurasiatica o i
tradizionali confini del continente eurasiatico (Europa Russia
Siberia) ma tutto ciò che riguarda la geopolitica del Pianeta,
dall'Africa all'America Latina. Il prossimo numero, la cui uscita è
prevista nel mese di gennaio, sarà dedicato in gran parte alla Cina.