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11 Settembre: affondamento preventivo

di Massimo Mazzucco - 14/12/2005

Fonte: luogocomune.net



Giungono segnali sempre più forti, dalle "stanze del potere", riguardo
all'11 Settembre. Dopo le sortite esplorative di Panorama & soci (dalle
parti di casa nostra), dopo il terrorismo preventivo alla Gentiloni
("infame" ci chi prova), dopo la "calata agli inferi" di Vittorio Zucconi
(che ha dovuto ricorrere ad un Attivissimo qualunque, per difendersi dalla
sete di verità dei suoi lettori), dopo il "garantismo" capovolto alla
Teodori (la Commissione 9/11 ha confermato tutto, quindi è vero), dopo...
beh, su Minoli stendiamo un p.v., è toccato ieri al Giornale sparare una
bordata preventiva su Maurizio Blondet, da tempo in prima linea per la
verità sull'11 Settembre.

Il quotidiano lo ha fatto ricorrendo a tutti i veleni conosciuti nel mondo
dei pennaioli, ma soprattutto nell'ambito rigoroso della più grandiosa
fallacia mai insegnata da Aristotele in poi: l'argomento ad personam.
Screditare l'individuo, nel tentativo di screditare anche tutto ciò che
dice.

Il titolo non si preoccupa certo di essere ambiguo: "Da Cuccia a bin Laden,
le dietrologie dello specialista in complotti planetari". E già dal
sottotitolo vieni a sapere che "Blondet fu licenziato in tronco da
Avvenire", e che "al Corriere della Sera scriveva una rubrica intitolata
realtà romanzata". Nella didascalia della foto ...

... trovi poi che Blondet "è citatissimo sul sito no-global di Indymedia",
che è "considerato membro dell'Opus Dei", e che è "accusato di essere un
ultrà di destra".

Non solo i vigliacchi giocano senza regole, ma il "lavoro sporco" lo fanno
sempre fare agli altri ("citatissimo., considerato., accusato.." Loro,
poverini, che c'entrano?).

Sulle stesse note, l'articolo esordisce con un lapidario: "Lo chiamano il
complottista". E quando finalmente prende un minimo di coraggio, l'autore ci
spiega che Blondet è ora al soldo del miliardario americano Walter, un
personaggio che sembra aver fatto della verità sull'11 Settembre - da come
ci viene descritto - un suo giocattolo personale. (Ovviamente anche qui il
bersaglio vero non è "il miliardario", ma la sua tesi).

A questo punto, chi ha ancora voglia si può leggere il resto. Scoprirà così
che fra le "follie" propagandate da Blondet c'è il fatto che "le torri
crollate furono tre, non due, una era minata", e che " Attà sniffava la
cocaina, beveva alcohol, e mangiava carne di maiale".

Inutile commentare, almeno qui fra noi.

Se c'è una consolazione, è che "il Giornale" è letto da persone che hanno
scelto di leggere "il Giornale", e non un qualunque giornale. Hanno cioè già
scelto in partenza di respingere ogni tesi che li obblighi in qualunque modo
ad assumere posizioni contrarie a chi comanda in questo momento.

Ma è sintomatico, rispetto al nostro discorso iniziale, che per la prima
volta un quotidiano a cosiddetta ampia tiratura abbia voluto esorcizzare
pubblicamente, con un'intera pagina, qualcosa che evidentemente teme più del
necessario.

Blondet peraltro è l'unico personaggio di un certo livello, nel panorama
letterario italiano, ad aver assunto una posizione così netta rispetto alla
bugia dell'11 Settembre, e lui non mai ha fatto certamente nulla per
nascondersi. Anzi, a volte sembra quasi che il problema dell'11 Settembre lo
riguardi in modo personale, ed è forse questo eccesso di identificazione che
Blondet ha finito per pagare con l'ostracismo compatto di tutti i suoi
ex-colleghi. Volersi "incaricare personalmente" di una causa talmente più
grande di chiunque, può anche costare l'azzoppamento anticipato della
persona, nella battaglia per la causa stessa.

Qui non si vuole insegnare niente a nessuno, ovviamente, ma proprio per la
magnitudine del confronto, che potrebbe esplodere in qualunque momento (le
avvisaglie ormai ci sono tutte), è sempre più importante che chi combatte
per la stessa idea si faccia ritrovare compatto e preparato dietro alla
medesima, piuttosto che non esposto, in prima persona, davanti alla stessa.

In fondo, gli uomini passano, le idee restano. Sono quelle che lasciamo ai
nostri figli, più di ogni nostro ritratto di famiglia, di ogni nostro bene
materiale, più di qualunque splendida e insostituibile "pipa del nonno."

Ebbi l'occasione di ringraziare personalmente Blondet, durate una diretta
radio, per tutto quello che aveva fatto per la verità sul 9/11, e in
quest'occasione gli voglio esprimere la più piena solidarietà, anche a nome
di tutti gli iscritti al sito, di destra, centro o sinistra che siano. La
Verità non ha colore, sapore o religione.

Massimo Mazzucco


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Ecco il testo completo delle pagina. Purtroppo è "estratto" da PDF, con la
nota cortesia (refusi) che la "mentalità Adobe" concede ai suoi utenti. Ma
anche mischiando l'ordine degli addendi, il risultato non cambia.

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16 Cronache il Giornale Domenica 11 dicembre 2005

Allievo di Zucconi, Rusconi e Montanelli. Alla «Domenica del Corriere»
compilava una rubrica: «La realtà romanzesca»... Licenziato da «Avvenire»,
ora indaga sull'11 settembre col miliardario Walter

STEFANO LORENZETTO

Lo chiamano il complottista. Nella sua specialità, la dietrologia, non ha
rivali. Infatti JimmyWalter, miliardario americano che da Amsterdam finanzia
un movimento d'opinione per la riapertura delle indagini sugli attentati
terroristici dell'11 settembre e che l'anno scorso ha speso per questa causa
3,5 milioni di dollari, l'ha prescelto come suo referente per l'Italia.

Maurizio Blondet, giornalista e scrittore, è convinto da anni che l'umanità
soggiaccia a una macchinazione planetaria. Tre ore di conversazione con lui
e la storia del mondo è bell'e riscritta. Prima rivelazione: «Agli inizi
della mia carriera intervistai Gianni Brera. Che mi avvertì: "Amico Blondet,
stia attento ai comunisti. Sono cattivissimi!". E mi confessò d'aver
militato nella Repubblica sociale italiana». Seconda rivelazione: «Dietro la
strategia della tensione c'era il ministero dell'Interno ». Terza
rivelazione: «Ho il fondato sospetto che i più alti esponenti della
massoneria bancaria, da Raffaele Mattioli a Enrico Cuccia, facessero parte
di uncenacolo esoterico dedito al culto gnostico delle reliquie, al quale
non sarebbero estranei il filosofo Massimo Cacciari e i cantanti Franco
Battiato e Alice.

Non a caso la salma di Cuccia fu trafugata dal cimitero di Meina, mentre
l'ateo Mattioli scelse di farsi seppellire nell'abbazia di Chiaravalle in
una tomba dove un tempo riposavano le spoglie di Guglielma la Boema.
Quest'eretica del 1300 sosteneva che Dio è femmina e che lei era Dio, tanto
che i suoi seguaci parodiavano l'eucarestia mangiando pezzi di pane dopo
averli strusciati sul sepolcro ». Quarta rivelazione: «Dal 4 al 14 luglio
2001, due mesi prima dell'attacco alle Torri gemelle, Osama Bin Laden fu in
dialisi nell'American hospital di Dubai, negli Emirati arabi uniti. Dove
ricevette la visita del capostazione della Cia in quell'area, che gli chiese
di uccidere Ahmad Shah Massud, il "leone del Panshir", una specie di
Alessandro Magno per gli afgani. Il 9 settembre Massud viene assassinato,
due giorni dopo le Twin towers crollano, passa meno di un mese e il
presidente George Bush può dare il via all'operazione Enduring freedom,
occupando l'Afghanistan dei talebani». Quinta rivelazione: «Quelli contro il
World trade center di New York e il Pentagono furono in realtà autoattentati
organizzati da un'ala deviata dei servizi segreti americani ». Bum! Credo
che abbia una sua verità anche sulle guerre puniche, madopo tre ore di
stupefacenti rivelazioni ero così spossato, che non me la sono sentita di
chiedergliela.

Per il momento in questo guazzabuglio vi è una sola certezza, sotto forma di
ossimoro: il cronista che scava neimisteri del passato è stato licenziato da
Avvenire. In tronco. Manon per le sue investigazioni private, tradotte più
in libri che in articoli, bensì per aver denunciato di poter scrivere sul
proprio giornale soltanto «le moderate verità che il cardinale Ruini
consente».

Blondet s'era permesso d'aggiungere che l'editore porporato «da un decennio
ha affidato l'intera costellazione dei media cattolici a un suo uomo
incapace di partecipare a un dibattito pubblico, di esprimere idee, di fare
una qualunque battaglia culturale », e siccome il ritratto al vetriolo,
farcito di altri apprezzamenti da querela, era riferito al direttore Dino
Boffo, l'inviato speciale è stato cacciato per giusta causa dalla testata
della Conferenza episcopale italiana. A 61 anni compiuti Blondet si ritrova
al punto di partenza: su una strada. Milanese, consideratomembro dell'Opus
Dei («non è vero, però nonmi dispiace che la leggenda circoli, così almeno
posso dire di far parte anch'io d'una consorteria»), di famiglia non ricca,
dovette abbandonare la facoltà di filosofia della Statale per cercarsi un
lavoro. Il compagno di scuola Vittorio Zucconi, oggi inviato di Repubblica
negli Stati Uniti, lo presentò al padre Guglielmo, allora direttore della
Domenica del Corriere, che gli offrì di sostituire Pacifico Fiori, un
redattore ottantenne addetto alla rubrica Il segretario di tutti. «Dovevo
rispondere alle più strampalate domande legali, scientifiche o mediche dei
lettori. Da impazzire».

La seconda rubrica che gli fu affidata da Zucconi non depone a favore della
sua attendibilità: La realtà romanzesca. Resa un po' meno fantasiosa dalle
veristiche tavole diMario Uggeri. «Avolte bisognava inventarsi le storie, lo
ammetto». Quindi il passaggio a Famiglia mese e a Jesus, mensili di Famiglia
Cristiana, e l'assunzione al Settimanale di Edilio Rusconi, che anni dopo se
lo riprese a Gente. «Indro Montanelli mi assunse al Giornale. Lo tradii per
soldi: me ne andai ad Avvenire perché in quel momento era in fase di
rilancio e pagava di più». Lo sa, vero, che nel nostro ambiente lei è
ritenuto inguaribilmente affetto da complottismo? «Il senso etico del
giornalismo risiede nell'essere ausiliario della democrazia. Spiegare i
retroscena del potere dovrebbe essere il nostro mestiere. Jimmy Walter ha
convocato a Roma tre giorni di dibattito sugli attacchi terroristici di New
York e Washington. Io ero il moderatore. Ha letto qualcosa sulla stampa?».

Per forza, vede servizi segreti deviati dappertutto! «Ho avvicinato ex
agenti pentiti della Cia e della Nsa, la National security agency, che
ordivano attentati da attribuire al nemico. Ricorda il colonnello Kurtz
interpretato da MarlonBrando in Apocalypsenowquando parla dei vietcong che
tagliavano un braccio ai bambini dei villaggi perché sulla pelle avevano il
segno della vaccinazione antipolio praticata dagli americani? "Così dobbiamo
fare la guerra anche noi", dice. Ecco, è un personaggio esistito davvero: si
chiamava Ted Shackley, è morto nel 2002.Dacapo della Cia in Vietnam, si mise
in proprio: si finanziava con i traffici di oppio delle tribù Meo, torturava
con i metodi più brutali. Ho conosciuto alcuni dei suoi uomini attraverso i
loro confessori, gesuiti americani. Mi hanno spiegato che avevano trovato un
garante politico in George Bush senior, direttore della Cia prima d'essere
eletto presidente ».

Ma queste sono tesi tutte da dimostrare, tipiche degli ultrà di sinistra.
«In Italia sono citatissimo dal sito dei no global Indymedia, eppure vengo
considerato un ultrà di destra, un fascista, un nazista. La verità è che
l'industria militare americana fattura da sola 450 miliardi di dollari
l'anno, la stessa cifra che il comparto bellico raggiunge in tutto il resto
del mondo, e ha un solo cliente: il Pentagono. Grazie a gentecomeDonald
Rumsfeld, segretario alla Difesa, s'è impadronita del cliente. È questa
gente ad aver scatenato la guerra mondiale al terrorismo con la scusa
dell'11 settembre. Una terza guerra mondiale che durerà almeno 15 anni. Pura
follia: come bombardare le mosche. E a che serve questa follia se non a
consumare armamenti?».

Non è stato certo Rumsfeld, scusi, ad attaccare l'America. «Tutte le volte
che gli Usa sono entrati in guerra, il casus belli è sempre stato un
autoattentato. Fin dal 1898, quando all'Avana saltò in aria la corazzata
Maine, inviata a Cuba allo scopo di proteggere i cittadini americani colà
residenti, e fu dichiarata guerra alla Spagna. Ci sono decine di libri che
documentano come persino l'attacco giapponese di Pearl Harbor sia stato
funzionale all'ingresso nel secondo conflitto mondiale, che dopo quella
tragedia venne accettato senza una sola voce discorde dall'opinione pubblica
statunitense, prima assai riluttante. Il presidente Franklin Delano
Roosevelt spostò la flotta dalla California alle Hawaii col preciso scopo di
trasformarla in un'esca. Per farlo, non esitò a destituire l'ammiraglio che
si opponeva all'assurda decisione». Ma ci sono decine di libri che
accreditano tesi opposte. Vabbè, lasciamo perdere.

Mi dica che cosa sarebbe accaduto secondo lei l'11 settembre 2001? «Non lo
so». Meno male. «Però osservo unaserie di fatti illogici emi pongo delle
domande. Dirottare quattro aerei contemporaneamente è già difficile. Saperli
pilotare dopo aver frequentato una scuola di volo è ancora più difficile.
Portarli a schiantarsi contro degli edifici senza avere l'assistenza da
terra è impossibile.

Mentre aspettavo d'imbarcarmi da Malpensa per andare come inviato a Ground
Zero, con i colleghi di altri giornali ho interrogato alcuni piloti
dell'Alitalia abituati da molti anni a stare ai comandi dei Boeing 747 e
777. "Noi non ci saremmo mai riusciti", scuotevano la testa». Che c'è di
strano? Si vede che Mohamed Atta era più bravo di loro.

«L'unica attività certa di Mohamed Atta è stata quella di far sapere in giro
che era musulmano. Viveva a Venice, in Florida, con una spogliarellista,
Amanda Keller. Incredibile: nessuno è andato a intervistarla, tranne lo
scrittore Daniel Hopsicker che l'ha interrogata e ci ha ricavato un libro.
Nel quale la Keller racconta che Atta sniffava cocaina, beveva alcolici,
mangiava cotolette di maiale e ascoltava ossessivamente i Beastie Boys. Non
mi sembrano le abitudini di un martire islamico». Accidenti,maè la
testimonianza di una spogliarellista, magari pure mitomane.

«Prima del dirottamento gli attentatori spendono 200 dollari in un night,
lasciando in bella vista una copia del Corano. Però assistono a uno
spettacolo di lap dance». La carne è debole. «Nel parcheggio dell'aeroporto
si preoccupano di litigare con un automobilista, come se volessero avere la
certezza d'essere riconosciuti l'indomani nelle foto segnaletiche. E uno dei
loro passaporti viene ritrovato, intatto, fra le macerie di Ground Zero».
Che c'è di strano? «Non sono mai state recuperate nemmenole scatole nere
degli aerei a Ground Zero.

L'esplosione ha lasciato solo polvere formata da particelle di diametro
inferiore a 100 micron. Milioni di tonnellate di detriti sono stati fatti
sparire affinché nessuna ricostruzione forense fosse possibile. Contro ogni
logica investigativa, la scena del crimine è stata ripulita tenacemente. Il
Nisti, National institute of standards and technology, ha ricevuto appena
240 reperti su cui indagare. Lo stesso Nisti respinge la teoria del collasso
delle Torri gemelle e propende per un crollo simultaneo dei piani. Jeff
King, fisico del Mit di Boston, parla apertamente di demolizione controllata
mediante cariche di esplosivo. Le stesse che hanno tirato giù la terza
torre». Terza torre? Di che sta parlando? «Del Building 7, un edificio di 47
piani adiacente alle Torri gemelle, che era stato minato da due settimane e
finì in briciole alle 17.30 di quel giorno. Era noto che Larry Silverstein,
l'imprenditore che l'aveva in affitto, intendeva farlo abbattere.

L'impatto degli aerei produsse nella terza torre solo due piccoli incendi.
Inspiegabilmente, il Building 7 crollò. Non è unmistero che il sindaco
Rudolph Giuliani stesse valutando da tempo la demolizione controllata anche
delle Twin towers, ormai obsolete e impestate di amianto e vanadio. Il
grattacielo non è una casa, è una macchina, la sua gestione ha costi
paurosi. Una cosa è certa: Osama Bin Laden, scegliendo quei bersagli, ha
reso un grosso servizio alla municipalità di New York»». Avrebbero buttato
giù due grattacieli, anzi tre, con dentro migliaia di persone per
risparmiare sulle spese di manutenzione. È assurdo.

E poi non vorrà negare che due aerei di linea si siano infilati nelle Torri
gemelle? Ci sarà ben stato qualcuno ai comandi. «Già nel 1962 l'ammiraglio
Lyman Lemnitzer sottopose al presidente John Kennedy un progetto di
attentati simulati da addebitare a Fidel Castro, in modo da impressionare
l'opinione pubblica per giustificare l'invasione di Cuba. Uno di questi
progetti, come narra James Bamford, giornalista televisivo dell'Abc, nel suo
libro Body of secrets, prevedeva di creare un esatto duplicato di un aereo
civile di linea, riempito con passeggeri selezionati, poi convertito in un
drone, velivolo senza pilota, telecomandato, da distruggere con un segnale
via radio». Maqui abbiamo nomi e cognomi di piloti in carne e ossa che sono
morti nei dirottamenti. «L'11 settembre il volo AA77 dell'AmericanAirlines
finì contro il Pentagono. L'aereo era inmano, ci è stato detto, di
terroristi arabi, le cui foto furono diramate dall'Fbi. Ebbene, Thomas
Olmsted, un medico psichiatra di New Orleans, ex ufficiale della Marina, ha
ottenuto la prova definitiva che non c'era a bordo nessun arabo su quel
volo. Lo ha fatto nel modo più semplice: esigendo, in forza della Freedom of
information act, la legge sulla libertà d'informazione, i risultati delle
autopsie sui resti delle vittime. L'ente che ha compiuto i rilievi sui
cadaveri è quanto di più ufficiale esista: l'Istituto di patologia delle
forze armate». Milasci indovinare: Bin Ladenè impersonato da un attore.

«Di Osama si sa con certezza che ha lavorato per la Cia a Peshawar. Con i
dollari degli americani reclutava i mujahiddin che hanno combattuto contro i
russi, invasori dell'Afghanistan ». Questo me l'aveva già raccontato Gino
Strada. Sta' a vedere che in Irak gli americani si sparano addosso da soli.
«La guerra in Irak si fa per il controllo diretto dei pozzi petroliferi, per
consumare armi e per favorire Israele, smembrandouno dei suoi nemici in tre
staterelli corrispondenti ad altrettanti gruppi etnico-religiosi: uno
sciita, uno sunnita e uno curdo. Saddam Hussein era un criminale che però
aveva costruito uno Stato nazionale assai diverso dalle teocrazie islamiche
e assicurava una certa stabilità nella zona». Già. Invadendo il Kuwait.

«Edward Luttwak, l'analista che è stato consulente del segretario alla
Difesa americano, ai tempi della prima guerra del Golfo mi disse: "Saddam
dobbiamo farlo regredire all'età della pietra perché non è come i sauditi,
che spendono tutti i proventi del petrolio in puttane e champagne. Questo
sta facendo centrali elettriche, ferrovie, industrie, strade". Vediamola dal
punto di vista deimusulmani: hanno due nazioni, Afghanistan e Irak, occupate
dai cristiani. Nessun Paese cristiano è stato occupato da musulmani». Quindi
l'Italia in Irak sarebbe un Paese occupante anziché in missione di pace su
mandato dell'Onu? «Silvio Berlusconi, per il quale simpatizzo, ha fatto bene
a mandare il nostro esercito in Irak. Era una scelta obbligata, perché
l'Italia non ha un ombrello atomico sulla testa. Si poteva sottrarre alla
missione giusto la Francia, che dispone di una force de frappe nucleare
estesa alla Germania fin dai tempi di De Gaulle. Bush è stato chiaro: "O con
noi o contro di noi". Non è una minaccia da poco.

Io capisco che a queste condizioni anche l'Iran voglia farsi la
bombaatomica.Odavvero pensiamo che gli ultimi 60 anni senza guerre mondiali
siano stati garantiti dal Papa di turno che gridava: "Pace, pace"?».
Insomma, esiste o no la minaccia del fondamentalismo islamico? «L'unica
immigrazione priva di pericoli sarebbe quella buddista. È chiaro che se i
musulmani diventassero maggioranza relativa in qualsiasi Paese occidentale
introdurrebbero i precetti coranici. Colpa nostra che non facciamo più
figli. Qualunque governo islamico è dispotico, perché Allah stesso è un
despota benefico». Adesso dà pure del despota a Dio. «Per la teologia
musulmana Allah ha fatto il fuoco caldo, ma poteva farlo freddo. Egli crea
il mondo istante per istante, con un atto ripetuto della sua volontà. Per
conseguenza non esistono nell'Islam né scienza, né leggi di natura, né
democrazia. Ma c'è una buona notizia: il pericolo fondamentalista cesserà
entro 50 anni, quando il petrolio verrà sostituito da altre fonti
energetiche o sarà esaurito. Se dall'export si toglie la voce petrolio,
tutti i Paesi islamici messi insieme esportano quanto la Finlandia. Il loro
potere economico è zero».