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Messa tridentina: intervista a Giovanni Lindo Ferretti

di Giovanni Lindo Ferretti - 15/09/2007

Fonte: epolis.sm


Scusi Ferretti, ma la Messa in latino non rischia di allontanare altra gente dalle chiese? Pensi alle anime semplici, ai giovani.

Niente affatto. E' stata semmai la riforma degli anni Sessanta a produrre il vuoto nelle Chiese. La liturgia deve avere un fascino misterico. Non tutto può essere compreso. Altrimenti, invece che assistere alla Sacra Messa, ci dovremmo recare in una scuola. La componente religiosa ha un'aura sacrale che deve essere rispettata. Quando questo non accade i più giovani vanno a ricercare il quid altrove. Ed ecco il risultato. La realtà è che la pochezza dell'attuale liturgia, tutta votata alla parola e alla comunità, produce forme di rito paraprotestanti. Personalmente non ne posso più.

Dunque, non è solo una questione di latino. Lei chiede il ripristino della Messa di san Pio V nella sua totalità. Canti gregoriani, incenso.

Infatti. Il latino è solo l'aspetto più facilmente riscontrabile ma c'è, appunto, tutto il resto. Mi riferisco ai paramenti, alla ritualità nel suo complesso. Perchè forma è sostanza e la liturgia funziona anche senza gente. Non è una questione pubblica, mi creda. E oggi cosa accade?

Che accade? Dica lei.

Siamo costretti a sorbirci prediche scadenti, inquadrati in una razionalità che ti tarpa le ali. Per esempio, l'uso dell'incenso è fondamentale nella liturgia. Nel compendio della Chiesa cattolica c'è perfino una preghiera copta che accompagna il momento in cui il sacerdote utilizza il turibolo. Mettiamoci d'accordo: lo spessore della storia non può essere diminuito, altrimenti dovremmo pensare alla croce come a un semplice incastro tra piani, tra orizzontale e verticale. Quindi sono felice che le tradizioni vengano rispettate. L'esperimento non è andato bene, meglio tornare all'antico.

Stendiamo un velo pietoso sulla messa cosiddetta hippie. Giusto?

Ecco si, grazie.

Ma del rito paraprotestante, come lo definisce lei, cosa non funziona esattamente? Dico nel concreto, oltre la teoria del misterico svilito. C'è nello specifico un passaggio che la turba?

Dopo il Padre Nostro mi irrigidisco. Questa roba del segno di pace è davvero insostenibile. Come se ci costringessero a cantare "Il ponte di Bassano". Ecco, il segno di pace e "Il ponte di Bassano" si equivalgono. Ma come si fa a ridurre la pace ad una stretta di mano? Imbarazzante.

E ai bambini alle prese con il latino ci ha pensato?

Certo. Meglio il latino che la stretta di mano. Così le parrocchie smetteranno di allevare batterie di polli che producono solo bravi moralisti e riacquisteranno la loro funzione. Che è quella di arricchire, di lasciarci attraversare il mistero in punta di piedi.

Ha anche aggiunto:

"Dovremmo recitare il Pater Noster così come ci è stato insegnato, in aramaico (ascoltalo qui), lingua parlata da Gesù, Signore nostro. Parola sacra, preghiera rivelata, perde fascino che è legame se tradotta. La traduzione serve a capire, fin dove si può, il senso e come tale è indispensabile ma monca di suono il respiro, il soffio e perde potenza."

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