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Democrazia a cottimo

di di Diario - 05/01/2006

Fonte: diario.it

Dopo i giornalisti iracheni, anche alcuni leader sunniti sarebbero stati comprati dal Pentagono per influenzare le elezioni. Lo rivela il New York Times 
  
  

Mentre il sostegno alla politica di Bush da parte dei militari statunitensi è in caduta libera (dal 63 al 54 per cento, nel 2005, secondo un sondaggio del periodico Military Times, il consenso alla campagna irachena; dal 71 al 60 per cento quello alla politica generale), si allarga lo scandalo sui metodi adottati dagli Usa per "esportare la democrazia" in Iraq.

I 10 milioni di dollari stanziati lo scorso anno dal Pentagono alla società di pubbliche relazioni Lincoln non sarebbero stati usati soltanto per pubblicità alla radio, in tv e sui siti web; né per stipendiare i compiacenti redattori iracheni che hanno pubblicato articoli in realtà scritti da soldati americani, come hanno rivelato Washington Post e New York Times, ma anche per convincere "almeno tre leader sunniti" a spendersi attivamente per il buon esito delle elezioni.

L'accusa ancora una volta viene dal New York Times, che parla di circa 144 mila dollari spesi dalla Lincoln da maggio a settembre (cifra registrata nei documenti interni della compagnia di Washington) per ammorbidire alcuni leader religiosi dell'area sunnita di Anbar, quella cioè in cui la partecipazione al voto era più a rischio. Il budget è solo una piccola fetta dei 10 milioni di dollari arrivati lo scorso anno alla Lincoln dal Pentagolo sotto forma di una serie di contratti, conosciuti come "Missione Ovest".

L'opera di manipolazione sarebbe cominciata a inizio 2005, e sarebbe continuata attraverso una task-force segretissima e tenuta lontano dalla base americana di Camp Victory (sede anche della Lincoln), per preverire rappresaglie sunnite, apparire integra e rivelarsi ancora più convincente.

Sono stati alcuni impiegati ed ex dipendenti della compagnia a rivelare al quotidiano americano di aver lavorato mesi al reclutamento dei più carismatici leader sunniti, in modo da manovrare la minoranza che più ha creato problemi nel difficile dopoguerra iracheno. E convincerla a non disertare più le urne: cambiamento che, in effetti, è poi stato registrato alle consultazioni dello scorso dicembre.

"Ci siamo incontrati con i governatori e con gli uomini d'affari locali" ha raccontato il vice-presidente esecutivo della Lincoln, Paige Craig. "Il nostro obiettivo era stringere relazioni più capillari e profonde possibili, per raggiungere ogni strato della società".

Stando allo stesso Craig, la maggioranza degli iracheni ingaggiati non avrebbe preteso "alcun compenso, solo il dialogo". Affermazione che però non coincide con quanto dichiarato da alcuni ex impiegati della società, secondo cui questa manovra è l'ultimo atto della massiccia campagna di propaganda, più o meno trasparente, messa in atto dalla Casa Bianca nel 2005.