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Un pianeta migliore...

di William Rossin - 09/01/2006

Fonte: promiseland.it


...è un sogno che inizia a realizzarsi quando ognuno di noi decide di migliorare se stesso
 
Sono convinto che il ventunesimo secolo sia un momento cruciale nella storia dell’umanità.
A causa dell’attuale alto grado di industrializzazione e dello sconsiderato sfruttamento di risorse umane, animali e ambientali, le istanze ecologiche e socioeconomiche non sono mai state tanto importanti quanto ora. La sensazione che il pianeta stia andando alla deriva è a volte opprimente. Dalla mia prospettiva auspico un radicale ed esteso cambio di mentalità come unica soluzione per disinnescare tale meccanismo, fondato su avidità e consumismo esasperato.
Partendo dalla consapevolezza che la posta in gioco è altissima, ognuno dovrebbe iniziare a considerare differentemente rispetto all’attuale tendenza comune le priorità della propria esistenza, sia collettivamente che singolarmente.
Apparentemente ogni individuo sembrerebbe inerme di fronte ad una inarrestabile marea che, avendo come fine principale il profitto, sommerge tutto quanto incontra sul suo passaggio: umani, animali e ambiente. Tuttavia è importante rendersi conto che ciascuno di noi rappresenta un potenziale ostacolo contro questa marea, a patto che inizi a porsi delle domande e a mettere in atto variazioni nel proprio modo di pensare e di vivere. Chiamiamola pure autorivoluzione.

L’idea di un mondo perfetto può apparire utopica, irraggiungibile, ma io la reputo fondamentale come spinta ad intraprendere un percorso verso il miglioramento di noi stessi e della società che ci circonda.
Se anche tale cammino dovesse interrompersi dopo pochi passi e molti sforzi, ci troveremmo in ogni caso di fronte a un risultato più soddisfacente rispetto all’alternativa, cioè l’inerzia assoluta.
Un’utopia ispiratrice che faccia da sfondo alle nostre azioni quotidiane, che pur devono realizzarsi su un piano pratico, è sempre preferibile alla rassegnazione.
Sono persuaso inoltre che perdere di vista gli ideali equivalga a sviluppare una certa indolenza generalizzata sia nei confronti di grandi tematiche che di situazioni risolvibili anche personalmente.
Se è vero che grandi cambiamenti non possono prescindere dall’unione e dalla cooperazione delle moltitudini, è altrettanto vero che queste ultime sono composte dagli individui, per cui è lampante che il primo passo dev’essere compiuto dal singolo.
Partendo dall’individuo è possibile figurarsi una sorta di “effetto domino” per cui ciascuno può influenzare, con modalità e misure differenti, le persone con cui entra in contatto, contribuendo così alla diffusione degli ideali. Questo influsso sugli altri prende forma attraverso due canali complementari: quello della parola e quello dell’esempio.
La funzione delle parole è quella di spiegare compiutamente le azioni, esponendo le ragioni e la filosofia sottese ad esse.
L’esempio mostra che è concretamente possibile adottare comportamenti e abitudini in linea con i principi etici che ci si è posti. Attraverso l’esempio ognuno dovrebbe rendere chiaro a chi incontra sul proprio percorso che il miglioramento individuale deve rappresentare un obiettivo preciso e praticabile nella vita di tutti.
Le vie attraverso cui intraprendere il proprio personale "itinerario virtuoso" sono molteplici e differenti. Qui su Promiseland.it, sia tra le informazioni della pagina principale che nei numerosi forum tematici, si trovano parecchi spunti, riferimenti, esperienze personali utili a focalizzare quella che potrebbe essere la propria strada, compatibilmente con le attitudini e le sensibilità soggettive. Partendo dalle varie forme di attivismo a favore di umani e non umani per giungere alle apparentemente banali azioni quotidiane, come il rispetto per l'ambiente e il consumo etico e consapevole, lo spettro delle scelte volte al miglioramento della realtà che ci circonda è amplissimo.

Capita di scontrarsi con persone dall’atteggiamento negativo, che fa leva sull’inutilità degli sforzi del singolo oppure sul presunto fatto che storicamente gli eventi si siano ripetutamente svolti secondo le medesime modalità, sottintendendo quindi una connaturata attitudine dell’uomo all’ottusità e alla mancanza di lungimiranza.
Per contrastare questa sorta di nichilismo, ritengo opportuna la diffusione di una mentalità comune che anteponga il concetto di giustizia a quello di utilità come motore delle nostre decisioni.
Discutendo con amici, mi è capitato più volte di spiegare questo pensiero ricorrendo all’esempio della cartaccia. Immaginiamo che si abbia la necessità di gettare una cartaccia. Trovandosi in prossimità di un cumulo di rifiuti abbandonati al margine di una strada, molti non esiterebbero a buttare la cartaccia nel mucchio. Secondo il principio dell’utilità questa non sarebbe una scelta riprovevole, in quanto lo sporco già c’era. Rimane tuttavia un gesto sbagliato in sé, indipendentemente dalle conseguenze che comporta. Secondo il principio della giustizia, la decisione corretta da prendere è quella di non lasciare la carta a terra.
Il principio della giustizia dovrebbe pertanto prevalere su quello dell’utilità in ogni circostanza quotidiana, anche quando i benefici delle scelte eticamente accettabili non sono visibili.
Resto fermamente convinto che anche per un minuscolo miglioramento valga la pena affrontare un impegno oneroso.

Il cambio della mentalità comune è una reazione a catena che non può prescindere dalla rivoluzione che ognuno deve attuare innanzitutto dentro sé.