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Troppo sfruttata, la Terra morirà nel 2050

di Giampaolo Pioli - 23/01/2006

Fonte: ilgiorno.quotidiano.net


  
Il rapporto del Wwf: per sostenere gli attuali ritmi di sviluppo bisognerebbe colonizzare due pianeti
«Troppo sfruttata, la Terra morirà nel 2050»

ROMA - Conto alla rovescia per la sopravvivenza della Terra. Stando all'ultimo, apocalittico rapporto del Wwf, ci resta poco meno di mezzo secolo di vita. Nel 2050, saccheggiato dalla voracità dell'uomo, privato delle sue risorse naturali, il nostro pianeta finirà di esistere come unica oasi del Sistema solare capace di alimentare la vita e si ridurrà a uno sterile ammasso di rocce. A quel punto la popolazione umana, che avrà superato il limite dei 9 miliardi di abitanti, dovrà cercarsi non uno, ma due pianeti gemelli della Terra. Buona fortuna. Un po' disperato e un po' provocatorio, il rapporto del Wwf intitolato The Living Planet sarà presentato domani a Ginevra, ma buona parte dei suoi contenuti sono stati anticipati ieri dal settimanale londinese The Observer . A parte le conclusioni, volutamente paradossali, la base del rapporto consiste in un'attendibile e minuziosa indagine scientifica sul deterioramento di ecosistemi, risorse e specie viventi rilevato negli ultimi 30 anni.
 Tre decadi in cui i ritmi di consumo delle società più industrializzate sono cresciuti in modo da diventare insostenibili per le riserve della Terra. Gli esperti del Wwf calcolano che, solo nel periodo considerato, è stato distrutto circa un terzo degli ecosistemi naturali, fra ambienti marini di acque dolci e forestali. «Ma l'aspetto più importante del rapporto, che esce con cadenza biennale, è l'avere ricavato due indici importantissimi, in grado di esprimere in termini scientifici rigorosi e in maniera sintetica lo stato di salute complessiva del pianeta - spiega Gianfranco Bologna, portavoce del Wwf Italia -. Il primo indicatore è l'impronta ecologica, che rappresenta la pressione della specie umana sulle risorse mondiali e che si esprime in ettari pro-capite. L'altro è l'indice di biodiversità che dà una misura del declino delle specie viventi». Ebbene, come calcolano gli esperti del Wwf, oggi per non far morire il pianeta dovremmo avere un'impronta ecologica di circa 2, mentre
 si va da 10 degli Usa, a 5 dell'Europa occidentale a 2 dell'Asia Centrale, fino a 1 dell'Africa.
L'indice complessivo di biodiversità, è passato da 100 a 65. «Tutto questo serve a dire ai governi del pianeta che le parole non bastano più: ci voglio azioni e impegni concreti, con precise scadenze per diminuire la pressione delle società umane sul pianeta e riequilibrare la distribuzione della ricchezza».
Franco Foresta Martin (
www.corriere.it)
   
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La profezia del Wwf «Tra 50 anni dovremo fuggire su altri pianeti»
Il rapporto sulla Terra: se i consumi continueranno a questi ritmi le risorse si esauriranno presto. Principale accusata l´America di Bush

NEW YORK - Colonizzare per non sparire. In passato era già successo agli uomini, però stavolta non si tratta di armare una nave e raggiungere qualche continente ricco di risorse, ma piuttosto una navicella spaziale per inseguire qualche pianeta ospitale. Forse il World Wildlife Fund ha voluto drammatizzare un po' le cose, prevedendo la necessità di colonizzare almeno due corpi celesti entro i prossimi 50 anni. Ma il rapporto del WWF che uscirà domani non ha dubbi almeno su un fatto: gli uomini stanno rovinando la Terra, e se continuano così presto avranno bisogno di sostituirla. Lo studio si intitola «The Living Planet», e non a caso esce il mese prima del vertice sull'ambiente «Earth Summit», in programma a Johannesburg. Il testo è stato elaborato con la collaborazione del World Conservation Monitoring Centre di Cambridge, e prende l'anno 1970 come metro di riferimento per misurare la distruzione avvenuta negli ultimi tempi. Bastano davvero pochi numeri per capire la gravità
 dell'emergenza. Per esempio, dal 1970 ad oggi le foreste che coprono la Terra si sono ridotte del 12%, la biodiversità marina di un terzo, e gli ecosistemi basati sull'acqua pulita del 55%. A qualcuno queste cifre possono sembrare astratte, e quindi scendiamo nei particolari che ci toccano piu' da vicino. Lo sfruttamento sistematico degli oceani per la pesca ha fatto scendere la quantità di merluzzo dell'Atlantico settentrionale da 264.000 tonnellate a 60.000. I rinoceronti erano 65.000 nel 1970 e sono diventati 3.100 oggi, mentre gli elefanti africani sono calati da 1 milione e 200 mila nel 1980 a circa mezzo milione. La popolazione delle tigri è precipitata addirittura del 95% durante il secolo scorso, ma il pericolo dell'estinzione minaccia anche animali molto comuni come il passero, la cui presenza in Gran Bretagna è' diminuita del 92% negli ultimi trent'anni. Nello stesso periodo i consumi umani sono raddoppiati, e continuano a crescere al ritmo dell'1,5% all'anno. Martin
 Jenkins, coautore del rapporto, ha commentato così la situazione: «Le cose stiano peggiorando ad una velocità mai vista prima. Una singola specie non aveva mai avuto tanto impatto sugli equilibri del pianeta, e quindi stiamo entrando in un territorio sconosciuto». Il WWF non si concentra sull'aumento della popolazione umana, ma piuttosto sulla crescita sproporzionata dei consumi e dell'inquinamento, puntando il dito verso i paesi ricchi. Gli abitanti degli Usa, tanto per fare un esempio ovvio, consumano circa il doppio di quelli della Gran Bretagna, e ben 24 volte i beni adoperati nelle zone più povere dell'Africa. Il rapporto cerca di dare una dimensione tangibile ai consumi, concolando la quantità di suolo necessario a sostenere ciascuna persona. Il risultato è che per sopravvivere ai ritmi attuali, un americano ha bisogno di 12,2 ettari di terreno, un inglese di 6,29, un europeo occidentale di 6,28, un etiope di 2 e un abitante del Burundi di mezzo ettaro. La conclusione
 drammatica è che se questi sprechi non verrano contenuti, nel giro di 50 anni la Terra non avrà più le risorse per sopportarci. Quindi dovremo fuggire, puntando verso almeno due pianeti per sostenere le nostre abitudini di vita. Naturalmente c'è una ragione politica per lanciare l'allarme proprio in questo momento. Il mese prossimo il Sudafrica ospiterà l'Earth Summit, e la conferenza preparatoria che si è svolta a Bali il mese scorso si è conclusa senza un accordo su come affrontare l'emergenza. L'imputato principale, almeno secondo le organizzazioni non governative e i gruppi ecologisti, è il presidente americano Bush, non solo perché ha bocciato il protocollo di Kyoto sull'inquinamento atmosferico, ma perché in generale ha un approccio ai problemi ambientali che mette lo sfruttamento industriale davanti alla protezione. Secondo Matthew Spencer di Greenpeace, «se a Johannesburg non ci saranno concessioni da parte dei paesi più ricchi, vedremo i fuochi d'artificio». Finora
 l'amministrazione Bush ha risposto che i dati dell'emergenza, soprattutto nel settore del riscaldamento globale, sono incerti e vanno approfonditi. La Nasa, nel frattempo, ha lanciato una missione per conoscere meglio le comete, e sogna da sempre la spedizione umana su Marte, dove nei mesi scorsi ha trovate le tracce dell'acqua: magari il futuro appartiene proprio al paradosso del WWF.
Paolo Mastrolilli (
www.lastampa.it)
   
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Il comportamento dell'uomo ha già causato l'estinzione di molte specie animali e vegetali
Allarmante rapporto del Wwf. Inquinamento atmosferico e sfruttamento delle risorse naturali la renderanno invivibile «Avanti così e la Terra morirà nel 2050»
di Filippo Marfisi

LONDRA - Manca solo di conoscere l'ora, che verrà resa nota domani, dal WWF. Un ultimo dettaglio prima di aspettare la fine del mondo, che gli esperti World Wildlife Fund, prevedono tra 48, forse 50 anni, non oltre il 2050. Per il nostro pianeta, dunque, è iniziato il conto alla rovescia. Le indiscrezioni sul rapporto che riguarda il futuro della Terra, che verrà appunto reso noto domani, sono state anticipate, con grande risalto, nell'edizione domenicale del The Guardian. Chi s'aspettava di dover leggere tra le righe della ricerca che la catastrofe sarà provocata dallo scontro tra la Terra e un asteroide o con la Luna, come qualche scienziato ha ipotizzato, è rimasto deluso, ma anche molto spaventato. Per la ragione che di tempo a disposizione, ne è rimasto davvero poco.
Il rapporto del WWF individua un solo responabile per la distruzione del nostro pianeta: l'uomo. E' lui la causa di tutto. Il suo incosciente comportamento porterà all'estinzione di molte specie animali, all'inquinamento delle risorse idriche, alla morte dei pesci nei mari e alla scomparsa delle foreste. In altre parole, alla fine del genere umano, prevista per il 2050. Una visione catostrofica alla quale gli esperti dell'organizzazione internazione per l'ambiente non sono pervenuti per caso, ma sulla base dei dati scientifici, che abbracciano gli ultimi tre decenni, durante i quali si sono registrare delle radicali mutazioni causate dallo sfruttamento delle risorse naturali. D'altro canto i numeri sono chiari: nel 1970, anno preso come base di riferimento per la ricerca, nel Mar del Nord venivano pescati 264 mila tonnellate di merluzzi, mentre nel 1995 appena 60 mila. L'inquinamento atmosferico è aumentato notevolmente tanto che negli Stati Uniti, che è il paese con la più alta
 percentuale di emissione nell'aria di anidride carbonica, ogni anno vengono perduti 12,2 ettari di terreno coltivabile, in Gran Bretagna 6,29, in Etiopia 2,5 e un ettaro in Burundi; le foreste, dal 1970 al 2002, sono diminuite del 12 per cento. Le cifre danno un quadro allarmistico della situazione.
E arrivano proprio alla vigilia dell'importante vertice, che si terrà il prossimo agosto in Sud Africa. A Johannesburg, si troveranno di fronte capi di stato e di governo del mondo, chiamati ad avviare i più importanti negoziati sull'ambiente degli ultimi dieci anni. C'é da salvare la Terra e con essa il genere umano, la vita sul nostro pianeta. Ma c'é poco tempo per evitare la fine del mondo. Per gli studiosi del WWF, non vi sono molto alternative alla catastrofe: l'unica via da seguire per scongiurarla, è quella di tagliare drasticamente i consumi.
«In effetti è così - ha dichiarato Martin Jenkins, consigliere capo del World Conservation Monitoring Centre di Cambridge, un osservatorio considerato tra i più accreditati al mondo -. La vita sul nostro pianeta è a rischio. I dati sono inconfutabili e confermano che s'arriverà ben presto a una riduzione delle risorse idriche d'acqua dolce e di ossigeno. Dobbiamo fare in modo che l'uomo non saccheggi più la Terra, che riduca drasticamente il suo sfruttamento. In caso contrario, assisteremo alla fine del mondo». Occhi puntati all'Earth Summit di Johannesburg, anche se le posizioni tra i paesi che hanno aderito al vertice, sono molte diverse tra loro. Soprattutto quella degli Stati Uniti, fortemente contraria a una riduzione dei consumi. E dire che un cittadino americano sfrutta il doppio delle risorse di un cittadino britannico e 24 volte di più di un abitante dell'Africa.
lunedì 8 luglio 2002 (
www.iltempo.it)
   
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«Fine del mondo nel 2050»
NEW YORK - Attenzione, il nostro pianeta rischia di scoppiare e potrebbe anche morire. I ventenni di oggi devono cominciare a riflettere seriamente. Sulla terra nel 2050 di questo passo non ci sarà più spazio per i loro figli e i loro nipoti, soprattutto perché le risorse naturali, se verranno consumate a questo ritmo, saranno del tutto insufficienti. C'è un solo rimedio. Entro quella data la comunità internazionale dovrà cercare di colonizzare un paio di nuovi pianeti per garantire elementi vitali e risorse a tutti quanti.
L'allarme e la proposta di colonizzazione forzata di Marte se c'è vita o qualche altra massa rotante nell'universo viene lanciata dal «World Wildlife Fund», il WWF, in un grande rapporto che sarà reso pubblico domani a Ginevra e che è stato anticipato dall'inglese «The Observer» e da alcuni giornali affiliati negli Stati Uniti..
I dati
Il rapporto si basa su dati scientifici che hanno accertato come ad oggi un terzo della terra sia già stato completamente consumato. In altre parole se non si ridurranno i consumi drasticamente il pianeta non sarà più in grado di sostenere la crescita della popolazione. Si sta andando verso mari senza più pesce e la distruzione delle foreste che assorbono l'anidride carbonica, porterà indirettamente anche al contagio delle sorgenti d'acqua favorendo il loro inquinamento e la scomparsa di quelle d'acqua potabile già ridotte del 55%.
Il WWF ha messo insieme i dati provenienti da tutto il mondo e tra questi si legge che ogni singola specie ha di fronte un futuro incerto.
L'esempio dei rinoceronti neri ad esempio è emblematico: erano 65.000 nel 1970 adesso sono rimasti 3100. Gli elefanti africani che nel 1980 erano oltre 1,2 milioni adesso sono meno di 500.000, mentre le tigri nell'ultimo secolo si sono ridotte del 95% per non parlare della fauna marina decimata in seguito allo sfruttamento intensivo degli oceani.
Squilibri
Il «living Planet» questo il titolo dello studio del WWF annuncia una terrificante caduta anche dell'ecosistema dimostrando come la superficie coperta da foreste dal 1970 al 2002 è diminuita del 12% mentre la biodiversità dell'oceano di un terzo abbondante. Passando allo sfruttamento dei singoli paesi si legge ad esempio che un americano medio ad esempio consuma quasi il doppio delle risorse naturali di un britannico e più di 24 volte quelle che consuma un abitante africano. La posizione inoltre del presidente Bush sul trattato di Kyoto non aiuta certo a migliorare questa allarmante percentuale in futuro. Gli occhi adesso sono tutti puntati sulla conferenza mondiale dell'ambiente che le Nazioni Unite hanno organizzato a Joannesburg in agosto dove all'ordine del giorno c'è proprio un appello a tutti i paesi ricchi affinchè prendano provvedimenti urgenti «contro la morte della terra». Bush ha già detto che non ci andrà.