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La prospettiva interculturale di Ram Adhar Mall

di Paolo Vicentini - 01/08/2008

 

 

 

A partire dagli anni ’80 si è cominciato a usare il termine “perennialismo” per indicare il pensiero di René Guénon e di coloro che si rifacevano alla corrente “tradizionalista” dell’esoterismo contemporaneo nelle sue varie declinazioni: A. K. Coomaraswamy, G. Vallin, F. Schuon, T. Burckhardt, S. H. Nasr, J. Evola, E. Zolla (almeno in una fase della sua evoluzione intellettuale), ecc. Il pericolo di questo tipo di scelta terminologica sta però nell’appiattire i sostenitori della philosophia perennis sulla posizione “tradizionalista”, dimenticando così come le accezioni che sono state date a questa designazione siano in realtà ben più variegate. Non solo, infatti, vi è stato un perennialismo rinascimentale (il termine trae origine dal titolo dall’opera De perenni philosophia di Agostino Steuco, edita nel 1540) e cattolico (il pontefice Leone XIII, nel 1879, attribuì l’appellativo di philosophia perennis alla dottrina di Tommaso d’Aquino), ma fra i moderni fautori della philosophia perennis vi è anche chi con il “tradizionalismo” di marca guénoniana ha avuto poco o punto a che fare, come ad esempio K. Jaspers, A. Huxley e A. W. Watts.

Tra questi ultimi si situa sicuramente la posizione di Ram Adhar Mall in questo volume uscito in edizione originale già nel 1995, con il titolo Philosophie im Vergleich der Kulturen. Interkulturelle Philosophie. Eine neue Orientierung (tr. it. Interculturalità. Una nuova prospettiva filosofica, ECIG, Genova 2001, pp. 207). Mall infatti, sulla scia di Jaspers,  riprende l’idea della philosophia perennis quale unità trascendentale della filosofia, che consente lo svilupparsi delle varie filosofie particolari senza tuttavia determinarsi completamente in alcuna di esse. Ne consegue che nessun popolo e nessuna cultura può arrogarsi il diritto di possederla, “essa trascende e al tempo stesso promuove i molteplici aspetti del filosofare, così in Cina come in India, in Europa, in Africa o in America Latina. La grande illusione di non poche metafisiche e teologie è stata quella di possedere concretamente la philosophia perennis, scambiandola per una delle sue manifestazioni” (pp. 169-170). Mall ritiene che questa prospettiva sia fondamentale ed anzi indispensabile per un approccio alla filosofia realmente interculturale e pluralista, che mantenga le identità dei vari punti di vista filosofici senza tuttavia consentirne l’assolutizzazione. “Filosofia interculturale significa acquisire e diffondere l’idea che, se vi è una verità filosofica universale, questa possiede in primo luogo un carattere di genere e analogico; essa, inoltre, non privilegia una determinata tradizione, lingua, cultura, filosofia; infine, nel suo essere topica-atopica, assume differenti vesti filosofiche. Ciò che conta non è polarizzare, bensì istituire la pace filosofica e culturale fra diverse tradizioni di pensiero” (p. 31).

Mall, docente di filosofia all’Università di Brema, è presidente della “Società internazionale di filosofia interculturale” e collaboratore di quello che attualmente è il maggior forum telematico mondiale sulla filosofia interculturale: http://www.polylog.org.