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La Commissione europea salverà gli speculatori

di Andrea Angelini - 12/02/2009

 

La Commissione europea salverà gli speculatori



Nella riunione dei ministri dell’Economia e delle Finanze europei (Ecofin) a Bruxelles è stato formalizzato l’impegno per restaurare “un normale funzionamento” dei mercati finanziari. Si tratta di “una priorità”, hanno convenuto i presenti scoprendo l’acqua calda. I 27 presenti hanno deciso che nelle prossime settimane la Commissione europea dovrà presentare una guida sul trattamento di quei titoli presenti nel portafoglio delle banche. Titoli che sono stati elegantemente definiti “tossici” quando in realtà si sarebbe dovuto definirli “titoli spazzatura”.
Il commissario europeo all’Economia, lo spagnolo Joaquin Almunia, ha spiegato che l’impegno in questione riguarda la definizione di come trattare le attività “illiquide”, cioè quelle stanno lì nei forzieri e che nessuno si sognerebbe di ricomprare, insomma i “titoli spazzatura” emessi dalla Lehman Brothers e dagli altri banditi di Wall Street e della City abituati a speculare senza avere i fondi disponibili e che le banche europee hanno allegramente comprato e fatto comprare alla propria clientela. E’ necessario, secondo il tecnocrate di Bruxelles, fare riprendere il normale flusso di impieghi e funzionamento dei mercati del credito. E dulcis in fundo, “rafforzare la fiducia verso i bilanci patrimoniali delle banche”. Insomma, fare dimenticare ai risparmiatori che le banche hanno speculato e che hanno riempito di carta straccia i propri forzieri. Cosa fare quindi? Dal punto di vista operativo, ha precisato Almunia, “abbiamo bisogno di indirizzi e criteri comuni su come valutare queste attività patrimoniali”. Quelle che con il solito termine inglese onnicomprensivo vengono definite “asset” per nascondere il fatto che si tratta di una truffa. Una truffa di tale portata che gli stessi ministri non hanno fatto commenti o ipotesi su quale sia l’entità dei titoli tossici presenti nel portafoglio delle banche. Per il ministro ceco, presidente di turno della Unione europea, “il calcolo è estremamente difficile” perché si tratta di “uno sforzo enorme”. E pure se sono stati gli eccessi del Libero Mercato, con la mancanza di controlli e l’impunità per gli speculatori, a permettere il tracollo del sistema finanziario italiano, questo non ha impedito al ministro, ceco di nome e cieco di fatto, a rinnovare la sua fede nel meccanismo in vigore e nei suoi dogmi. A suo avviso infatti, il rischio maggiore che corre l’Europa sta nell’adozione di misure protezioniste che rappresenterebbero un pericolo ben superiore anche a quello di una tendenza negativa della crescita economica nel breve termine.
La Commissione europea, fedele alle attese dei banchieri, avrebbe delineato diverse strade alternative per smaltire i titoli spazzatura. La prima è raccoglierli all’interno di ciascuna banca, separandoli da quelli considerati sani ma assicurare le perdite; la seconda è raccoglierli in un nuovo istituto sotto il controllo dello Stato creato appositamente; il terzo è un misto delle due alternative. Il tutto per permettere alle banche di tornare alle attività normali del credito. Quelle, è bene dirlo e ricordarlo, che le banche avrebbero dovuto fare e continuare a fare invece di mettersi ad investire in titoli che una normale analisi avrebbe fatto emergere in tutta la loro inconsistenza. Al di là delle parole e delle terminologie un po’ fumose, quello che si sta cercando di fare passare è un intervento statale per aiutare soggetti privati a risollevarsi. Gli stessi che una volta rimessi in grado di operare, saranno prontissimi ad invocare il Libero mercato e a respingere una qualsiasi presenza del soggetto pubblico come “distorsivo” della concorrenza. Una vera e propria presa in giro alla quale purtroppo siamo bene abituati. Infatti, la seconda ipotesi prevede un meccanismo di assicurazione dei titoli spazzatura nel quale le banche li conservano in cassa ma in caso di perdite questi verranno assicurati dallo Stato. Altra ipotesi è quella già resa celebre nella soluzione di salvataggio di Alitalia. Verrebbe infatti creata una “bad bank”, una banca “cattiva”, nella quale far confluire queste attività finanziarie disastrate e disastrose ma facendole assicurare in parte dallo Stato.
Detto in altre parole, saranno i singoli Stati e quindi i cittadini a dover mettere mano al portafoglio. La Commissione, bontà sua, ha concesso che spetterà ai governi decidere l’approccio più appropriato in base all’ammontare dei titoli truffa per i quali ci sarà bisogno di un soggetto “indipendente” che ne certifichi il valore. Un piano inizialmente della durata di sei mesi dopo i quali i singoli governi dovranno passare il vaglio di Bruxelles. La Commissione lamenta che in seguito alla crisi c’è stata una stretta creditizia, che ora c’è una assenza di liquidità sui mercati che ha portato ad un rallentamento economico profondo. E infine che ora c’è la minaccia di un ulteriore deterioramento della qualità del credito e una nuova ondata di fallimenti. Il classico cane che si morde la coda.