La sconfitta israeliana è evidente
di Daniele Perra - 24/06/2025
Fonte: Daniele Perra
Ad oggi, si può affermare con una certa cognizione di causa che l'operazione israeliana "Rising Lion" sia stata un totale fallimento.
Il programma nucleare iraniano è solo parzialmente scalfito. Il dominio aereo non è sufficiente. Netanyahu non è riuscito a spingere gli Stati Uniti ad entrare direttamente nel conflitto (nonostante l'attacco piuttosto debole, e molto di facciata, ad alcuni siti nucleari iraniani). Israele non può colpire in modo pesante le infrastrutture petrolifere iraniane, troppo importanti per un "peso massimo" come la Cina, che non può essere indispettita più di tanto (visti i tanti interessi economici anche in Israele). Il "cambio di regime" a Teheran è ben lontano dal realizzarsi, a prescindere dallo scongelamento dell'impresentabile Reza Ciro Pahlavi (chi pensa che gli iraniani lo vogliano alla guida del loro Paese ha seri problemi mentali). La diplomazia di Russia, Cina e Pakistan è stata fondamentale, quantomeno per fare capire a Washington che avrebbero partecipato alla partita in caso di un allargamento del conflitto. L'Iran ha ampiamente dimostrato che Israele può essere colpito (anche con una sostanziale facilità) e, al contempo, che non cerca alcuno scontro diretto con gli Stati Uniti (e gli attacchi telefonati alle basi USA nella regione ne sono la prova evidente).
Questa, tuttavia, rimane solo una fase. Se la questione dovesse chiudersi così, la sconfitta israeliana è evidente. Se dovesse continuare, il rischio di un crollo di Tel Aviv potrebbe seriamente portare gli Stati Uniti a correre in aiuto del suo "alleato" (rimane difficile chiamarlo così visti i danni che la lobby sionista ha portato alla politica estera USA).