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La nuova Falluja vista da vicino e ancora in rovine

di Dahr Jamail - 08/03/2009

Iraq, ''Il padrino di Teflon''

 



Falluja, Iraq – Attraversando Falluja, una tempo la città sunnita più ribelle in questo Paese, ho visto pochi segni di ricostruzione in corso, di qualsiasi tipo. Almeno il 70% delle infrastrutture cittadine é andato distrutto nel corso dei massicci attacchi statunitensi, prima in aprile e poi nel novembre 2004. Quattro anni più tardi, nel "nuovo Iraq", la città continua a languire.

Gli scheletri di edifici polverizzati allora dalle bombe, dai mortai, e dalle artiglierie americane sono tuttora allineati lungo la strada principale di Falluja, o quello che ne resta. Uno dei pochi segni tangibili della ricostruzione della città: in questa strada, andata in gran parte distrutta nell’assedio del novembre 2004, sono in corso dei lavori per asfaltarla di nuovo.

Qui la disoccupazione dilaga, le infrastrutture sono tuttora in larga parte in rovina, e decine di migliaia di abitanti scappati nel 2004 sono ancora rifugiati altrove. Ci si poteva aspettare altro, visto lo sforzo fatto per distruggere questa città, e le poche risorse dedicate in seguito alla sua ricostruzione? Falluja è  un posto dove i residenti iracheni sono ancora obbligati a portare una carta d’identità biometrica rilasciata dalle autorità statunitensi, e a mostrarla ogni volta che entrano o escono dalla città. Questa carta d’identità la si può ottenere solo dopo che i militari Usa hanno effettuato uno scanning della retina e preso le impronte digitali alle persone.

Il trauma degli attacchi del 2004 é ancora visibile ovunque. Innumerevoli muri di ristoranti, negozi, e case, tuttora bucherellati dai colpi dei proiettili, rendono impossibile trovare un qualunque punto d’osservazione che non riveli le conseguenze di quegli assedi.

Tutto e tutti a Falluja sono stati colpiti al cuore da quell’esperienza, ma non tutti stanno vivendo le conseguenze della devastazione della città allo stesso modo. In realtà, per gran parte del mio "tour" di Falluja, sono rimasto all’interno di una BMW blindata del valore di 420.000 dollari, completa di tutti gli accessori necessari nell’Iraq del XXI° secolo,  inclusi compartimento alcolici e finestrini a prova di proiettile.

Una delle ultime volte che mi avevano portato in giro per Falluja in macchina – nell’aprile 2004 – ero con un piccolo gruppo di giornalisti e attivisti. Eravamo riusciti a entrare nella città, allora sotto assedio, dentro un autobus sghangherato, portando aiuti umanitari. Dopo aver osservato con orrore gli F16 Usa sganciare bombe sulla città mentre ci avvicinavamo ad essa dalle campagne circostanti, eravamo entrati e avevamo trovato le strade totalmente deserte, fatta eccezione per i posti di blocco dei mujahidin.

Sarebbe un eufemismo dire che il mio nuovo mezzo di trasporto rappresentava un miglioramento rispetto al 2004, che mi ha lasciato un po' disorientato. La BMW era di proprietà dello sceicco Aifan Sadun, capo del Movimento del Risveglio di Falluja. Grazie al Movimento del Risveglio, che aveva iniziato a formarsi nel 2006 nella provincia di al-Anbar, all'epoca il focolaio dell’insurrezione sunnita – movimento al quale le forze di occupazione americane hanno fornito una notevole quantità di denaro, armi e sostegno di altro tipo – la violenza in gran parte della provincia adesso è praticamente azzerata. E’ impossibile non notare una cosa del genere a Falluja, un tempo nota come la città della resistenza, dato che lì erano avvenuti i combattimenti più duri durante gli anni dell’occupazione americana.

Oggi, a 34 anni, lo sceicco Aifan é forse l’uomo più ricco di Falluja, grazie alla convergenza dei suoi interessi con quelli delle forze d’occupazione statunitensi. La svolta di Aifan è stata questa: era lo sceicco giusto, nel posto giusto, al momento giusto, quando cioè gli americani, disperati per i loro fallimenti in Iraq, decisero di appoggiare la ricostruzione di un’elite tribale nella provincia, dove l’insurrezione sunnita era stata particolarmente feroce dal 2004 al 2006.

Nel "settore dell'edilizia"

Che non ci siano equivoci: non si è trattato di un piano strategico studiato con calma, "made in Usa". Si è trattato di una soluzione d’emergenza, improvvisata sul momento. Dopo tutto, quando i pianificatori statunitensi presero la decisione di appoggiare il Movimento del Risveglio, questo era già per certi aspetti cosa fatta.

Verso la fine del 2006, più o meno, mesi prima che la nuova strategia di Bush – la "surge" - mandasse altri 30.000 soldati americani a Baghdad e dintorni, gli Usa  avevano iniziato a pagare acconti agli sceicchi nella zona di al-Anbar, e ad armare le milizie sunnite che questi sceicchi stavano organizzando. Di conseguenza, il numero degli attacchi da parte degli insorti iniziò a calare rapidamente, e così gli americani decisero di allargare questa strategia ad altre province. Le milizie crebbero fino a raggiungere la dimensione di quasi 100.000 combattenti sunniti,  pagati per la maggior parte 300 dollari al mese: un reddito non da poco in una città devastata e afflitta da una disoccupazione esorbitante come Falluja.

Il progetto si rivelò presto un successo, e i gruppi venivano chiamati "il Risveglio", i "Figli dell’Iraq" (al-Sahwa) o, termine preferito per un certo periodo dalle forze armate Usa, "Cittadini locali preoccupati". Comunque si chiamassero, la maggior parte dei loro membri erano ex combattenti della resistenza; molti erano anche ex membri del partito Ba'ath di Saddam Hussein, e molti di loro erano – e, ovviamente, sono tuttora – entrambe le cose.

Ma c’é di più nella strategia che gli americani alla fine scelsero per domare l’insurrezione e i gruppi locali di "al Qaeda in Iraq" (AQI), che dall'insurrezione erano nati. In un’intervista con i miei colleghi David Enders e Richard Rowley, nell’estate 2007, lo sceicco Aifan lo dice molto esplicitamente: "Saddam appoggiava alcune tribù e alcuni sceicchi. Usava il potere di alcuni sceicchi nelle loro rispettive aree. In cambio offriva loro denaro, all’inizio. In seguito vennero i grandi appalti, altro denaro, e questo rese questi sceicchi molto ricchi. In Iraq, puoi fare affari con chiunque se hai i soldi. Gli americani hanno usato la stessa strategia, ma l’hanno allargata a tutti gli sceicchi".

L’obbiettivo principale degli americani non é mai stata la ricostruzione della provincia devastata di al-Anbar. Questa era soltanto l’etichetta data a un progetto il cui vero obbiettivo – dal punto di vista statunitense – era salvare vite americane e ridurre drasticamente il livello di violenza in Iraq prima delle elezioni presidenziali Usa del 2008.

Al giorno d’oggi, sceicchi influenti come Aifan vi diranno che sono 'nel settore dell'edilizia’. E’ un delicato giro di parole per coprire le loro vere attività, e la voce sotto la quale avvengono molti dei pagamenti. Vedetela in questo modo: ogni spacciatore ha bisogno di un prestanome. Gli Stati Uniti hanno comprato gli sceicchi, che a loro volta avevano tutto l'interesse a farsi comprare. Hanno riacquistato un tipo di potere che era loro sfuggito di mano, e tutti i soldi e le armi hanno permesso loro di dare un impulso consistente al reclutamento di gente nelle tribù sotto il loro controllo, e di costruire il Movimento del Risveglio.

Le ragioni – perché sono più di una – per le quali i leader tribali sono stati così disposti a collaborare con gli occupanti del loro Paese sono, perlomeno col senno di poi, relativamente chiare.  Quelli che avevano collaborato con Saddam Hussein nella provincia di al-Anbar, e che avevano avuto il suo appoggio, e poi inizialmente avevano dato il loro appoggio alla resistenza, divennero molto più desiderosi di lavorare con le forze di occupazione quando videro che "al-Qaeda in Iraq" stava erodendo il loro potere.

Nonostante molti sceicchi avessero inizialmente collaborato con AQI, essa si rivelò una minaccia per loro nel momento in cui tentò di imporre la propria ideologia sunnita estremista nella regione - e, cosa forse ancora più significativa, quando iniziò a tentare di interferire nel contrabbando transfrontaliero che aveva permesso a molti sceicchi di continuare a essere ricchi. Vedendo crescere  AQI, e vedendo minacciati i propri interessi finanziari e la propria base politica, gli sceicchi furono praticamente obbligati a schierarsi con gli americani.

Di conseguenza, questi sceicchi ottennero supporto per le proprie milizie private, ribattezzate Gruppi del Risveglio, e oltre a ciò, firmarono contratti "edili" con gli americani, intascando milioni di dollari, anche se spesso e volentieri non venivano utilizzati per nessun cantiere. Già nell’aprile 2006 la Rand Corporation aveva pubblicato un rapporto intitolato "Il risveglio di al Anbar", che identificava in un gruppo di sceicchi un tempo a capo del contrabbando locale e della criminalità organizzata nella zona i nuovi potenziali alleati degli Stati Uniti.

Un esempio clamoroso é lo sceicco Abdul Sattar Abu Risha, il fondatore dei primi gruppi del Risveglio ad al-Anbar, e successivamente il capo dell’intero movimento fino al giorno in cui venne assassinato nel 2007, poco dopo aver incontrato il presidente Bush. Era un fatto risaputo nella regione che Abu Risha fosse principalmente un contrabbandiere, che tentava di difendere i propri affari attraverso un’alleanza con gli americani.

Visti i profitti che il rapporto di cooperazione con gli americani comporta, non c’è da stupirsi se ogni volta che uno sceicco del Movimento del Risveglio viene assassinato, ce n'é sempre un altro pronto a sostituirlo. In effetti, Abu Risha fu presto sostituito nel suo ruolo di "presidente" del Risveglio di al Anbar da suo fratello, lo sceicco Ahmad Abu Risha, anche lui al momento "nel settore dell'edilizia".

Il sogno di una nuova Dubai

Durante la visita di George W. Bush in Iraq, nel settembre 2007, il mio ospite durante il mio giro a Falluja, lo sceicco Aifan, ebbe il piacere di incontrare il presidente. Secondo lo sceicco, Bush era "molto intelligente, e un fratello". Nell’estate 2008, lo sceicco avrebbe incontrato Barack Obama. Interrogato su cosa pensasse di Obama, lo sceicco ha risposto a Richard Rowley: "La politica estera Usa tende a non cambiare con un nuovo presidente". Una foto dello sceicco assieme al Primo Ministro iracheno Nuri al-Maliki é in bella mostra, assieme ad altre, nella sua casa di Falluja.

Per comprendere a fondo le ragioni per le quali capi tribali come Aifan cominciarono a collaborare così strettamente con le forze americane, bisogna tenere in conto la forza delle ondate di violenza che si stavano abbattendo su tutto l’Iraq nel 2006. Mentre autobomba e kamikaze sunniti massacravano gli sciiti, così squadroni della morte e milizie sciiti assassinavano a loro volta i sunniti, quotidianamente.

Prima dell’invasione Usa del 2003, i sunniti erano quasi la maggioranza a Baghdad, la capitale irachena. Nel 2006, erano una minoranza in rapida diminuzione, cacciati via in gran parte dai numerosi quartieri misti di sciiti e sunniti che un tempo erano sparsi in tutta la città, e anche da alcuni quartieri esclusivamente sunniti. Solo a Baghdad, centinaia di migliaia di sunniti dovettero fuggire dalle loro case.

Sul suo blog, Informed Comment, Juan Cole riporta che probabilmente i sunniti ora costituiscono appena il 10-15% della popolazione di Baghdad. Non c’é da stupirsi quindi se i loro leader tribali, inferiori come numero e come armamento su tutti i fronti, sentissero il bisogno di aiuto e, senza avere molte alternative, lo hanno trovato in un’alleanza con la maggiore forza militare del pianeta. Vedendo le proprie finanze, i propri mezzi di sostentamento, e persino le proprie vite minacciati, hanno fatto ricorso alla classica tattica di chi é circondato, che si riassume nella massima: 'I nemici dei miei nemici sono miei amici’.

Il risultato oggi? Lo sceicco Aifan è un multimilionario. E le sue ambizioni non sono più quelle di un contrabbandiere locale. Vuole "trasformare Anbar nella nuova Dubai", ha detto a me e a due miei colleghi, mentre percorrevamo le strade malandate di Falluja.

La casa dello sceicco é un palazzo appropriatamente enorme, sorvegliatissimo, e completo di posto di blocco vicino alla strada, due torrette di guardia, e persino due mitragliatrici pesanti piazzate vicino alla porta del suo ufficio. Un gruppo di guardie lo circonda in ogni momento, e vive nel palazzo a tempo pieno per sicurezza.

Durante la nostra prima visita a casa sua, i miei compagni e io abbiamo finito per  passare la notte lì, visto che non avevamo fatto in tempo a completare le interviste prima che calasse il sole. Mancavano pochi giorni alle recenti elezioni provinciali, nelle quali la lista dei membri del Risveglio di cui lui faceva parte sarebbe arrivata al secondo posto. Mentre sgranocchiavamo dei deliziosi kebab, lo sceicco ci parlava con orgoglio della sua campagna elettorale, che sperava lo avrebbe catapultato ai piani alti del municipio. "Mi candido", insisteva, "perché se non lo faccio, certa gentaccia resterà attaccata alla poltrona. Se non ci candidiamo, non possiamo cambiare le cose".

Dato che la maggior parte dei gruppi sunniti avevano boicottato le elezioni del 2005,l'Iraqi Islamic Party (IIP) un gruppo fortemente religioso, aveva preso il controllo delle sedi del potere a Falluja. Mentre ero con lui,  lo sceicco Aifan era visibilmente preoccupato e irritato dalle voci secondo le quali l'IIP stava cercando di fare pressioni sugli elettori  e di manipolare le elezioni. "Combatteremo con ogni mezzo necessario se vinceranno con la frode", aveva detto categoricamente – e, come avrei scoperto presto, aveva già iniziato la sua battaglia contro l'IIP.

Il John Gotti iracheno

A tarda notte, Aifan decise improvvisamente che lo avremmo dovuto accompagnare in una breve visita nel capoluogo della provincia, Ramadi. Voleva consultarsi con un compatriota, lo sceicco Abu Risha, per scrivere assieme a lui una lettera di protesta sulle presunte frodi a opera dell'IIP nel periodo precedente le elezioni. E’ stato interessante notare come, solo due anni dopo la formazione del movimento del Risveglio, i due sceicchi avessero più paura di un partito sunnita che di "al-Qaeda in Iraq".

Durante il tragitto, fece sfoggio degli optional della BMW, tra cui i suoi spessi finestrini dai vetri antiproiettile (estremamente utili se temete di essere assassinati), il comodo compartimento alcolici contenente Johnny Walker e alcune bibite gassate, e uno stereo ultimo modello. Mentre guidava, cellulare in mano e un walkie-talkie a fianco per tenersi in continuo contatto con le sue guardie del corpo che erano nei fuoristrada dietro e di fronte a noi, continuò a parlare entusiasticamente con noi. Essendo seduto davanti, non potevo fare a meno di notare, fin troppo, la pistola che era riposta opportunamente a fianco dello sceicco, sul sedile. Nel retro, per terra, c'erano un fucile a canne mozze e un AK-47.

Il compound di Abu Risha a Ramadi era addirittura più grande del palazzo dello sceicco Aifan – e persino più sorvegliato.  Appena arrivati, trovammo un funzionario elettorale già pronto a trascrivere il reclamo scritto di Aifan in merito alle accuse di frodi. Era presente anche il capo della polizia provinciale, un chiaro segno del potere e dell’influenza di questi due uomini uniti da un legame di soldi e potere (Abu Risha é proprietario persino di un allevamento di cammelli).

Una volta terminata la visita, tornammo a Falluja per una cena leggera a casa dello sceicco Aifan, prima di coricarci per la notte come suoi ospiti. Durante la cena la figlia dello sceicco, una bimba timida di circa 7 anni, sedeva accanto a lui. A un certo punto, lo sceicco prese improvvisamente un biglietto da 100 dollari da un mazzo di banconote che avrebbe fatto impallidire qualsiasi mafioso da film, sorrise benevolmente, e aggiunse che non avrebbe dovuto dire nulla alla mamma del regalo.

Era evidente che lo sceicco banconote da 100 dollari ne aveva da buttar via, visti i milioni di dollari che gli sono stati fatti arrivare per i cosiddetti progetti di edilizia. E' così che paga i circa 900 uomini che costituiscono la sua milizia privata. Tutto grazie alle forze armate americane, che continuano a pagare regolarmente – piccoli mattoni di banconote di quei 100 dollari – dato che l’Iraq del dopo invasione rimane in gran parte un'economia di soli contanti.

Prima del nostro viaggio per Ramadi, una pattuglia di Marines americani aveva fatto visita allo sceicco Aifan. Salendo le scale che conducono alla sua sala riunioni, i soldati avevano confiscato le munizioni delle guardie di sicurezza dello sceicco, riconsegnandole solo al termine della loro visita. Era stato un modo delicato per far capire chi é che comanda tuttora in questa parte dell'Iraq, e che rivela fino a che punto arrivi la fiducia tra questi partner uniti dalla necessità.

Dopo un caloroso benvenuto da parte dello sceicco al comandante dei Marines, i due uomini si erano seduti per parlare. Ambedue visibilmente distratti, si guardavano intorno nervosamente. Giocando nervosamente con il suo rosario, muovendo nevroticamente le gambe come uno scolaretto impreparato, lo sceicco diceva al proprio ospite che tutto stava andando per il meglio. La riunione venne ripetutamente interrotta dalle chiamate al cellulare dello sceicco, che, a un certo punto, si era allontanato brevemente per dare il benvenuto a un altro ospite.

Dopo la riunione, fu servito un banchetto. Mentre se ne stavano andando, chiesi a uno dei Marine se incontri del genere fossero all’ordine del giorno. "E’ il nostro lavoro", rispose.  "Andiamo a far visita agli sceicchi. E questo tizio è come John Gotti (Gotti, soprannominato il "padrino di Teflon", era a capo della famiglia Gambino a New York prima di essere incarcerato).

Avrei preferito evitare di passare la notte a casa dello sceicco, ma le alternative – almeno quelle sicure – erano pari a zero. Nonostante il lusso che  ci circondava, iniziammo a capire qualcosa del più recente dilemma dell’Iraq: avevamo una certa "sicurezza", ma nessuna libertà.

Oltre i cancelli del complesso fortificato dello sceicco Aifan, i generatori ronzavano nella notte, fornendo elettricità in una terra nella quale se non ci si può permettere un generatore privato o uno da condividere con il proprio vicino, si è nei guai. A Falluja, come a Baghdad, quattro ore di elettricità al giorno dalla rete pubblica sono considerate un colpo di fortuna. Di solito, un coprifuoco volontario rendeva le strade relativamente deserte dopo che faceva buio.

La città nella quale Aifan vive, ovviamente, è ancora un cumulo di macerie, e i suoi abitanti vivono per lo più in uno stato di sopportazione esistenziale. I Gruppi del Risveglio hanno guadagnato il rispetto di molti iracheni a causa della "sicurezza" che forniscono, ma a quale prezzo?

La ricostruzione deve ancora iniziare veramente nelle zone sunnite, e il movimento, sceicchi e compagnia bella, funzionerà solo finché gli americani continueranno a fare arrivare ai leader tribali i "fondi per la ricostruzione". Cosa succederà quando questo si fermerà, come sicuramente dovrà essere col tempo? Gli abitanti di Falluja staranno meglio? Oppure questo processo ha semplicemente posto le basi per  futuri massacri?


Dahr Jamail,  giornalista indipendente, segue il Medio Oriente da oltre 5 anni. E’ l’autore di Beyond the Green Zone: Dispatches from an Unembedded Journalist in Occupied Iraq. Lavora per Inter Press Service, e scrive regolarmente per Tom Dispatch. Ha pubblicato anche su Le Monde Diplomatique, l’Independent, il Guardian, lo scozzese Sunday Herald, The Nation, e Foreign Policy in Focus, per citarne alcuni. Per visitare il suo sito, clicca qui.

[Ringraziamenti: a Bhashwati Sengupta, Richard Rowley, Jacqueline Soohen, e David Enders, che hanno contribuito alle ricerche per questo articolo.]

(Traduzione di Tommaso Giordani per Osservatorio Iraq)

Tom Dispatch, 12 febbraio 2009