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Genocidi dimenticati: gli indiani del Nord America

di Antonio Caracciolo - 09/03/2009


Dal 1978 in poi, con la creazione di una fiction televisivo dedicato all’«Olocausto», siamo stati letteralmente bombardati all’idea di un solo ed unico genocidio per antonomasia, quello degli ebrei nei campi di concentramento nazisti. Non solo l’evento è stato ed è continuamente proposto ed imposto da una filmografia che è interamente ebraico-sionista fino a farlo diventare persuasione bubliminale ed a produrre una letteratura assertivo fino all’incredibile, un esercizio di retorica che in epoca rinascimentale era concentrato ad esempio sul tema dell’amore: cosa l’amore è, quale la donna più bella, e simili. Chi aveva tempo e voglia, poteva sbizzarrirsi, ma gli altri restavano liberi di annoiarsi. Tutt’altra cosa è per il «cosiddetto Olocausto», come insegna il recente caso del vescovo Williamson, contro il quale è stata condotta un’operazione “piombo fuso” dei media chiaramente controllati da Israele e dalla sua Lobby dislocata nei diversi paesi. Anche internet è in pericolo. Anche qui i «difensori di Israele» tentano di imporre il bavaglio e la reductio al pensiero “unico”. Lavori come quello di Giannantonio Valli, di una sterminata erudizione, possono essere utilmente letti per capire i diversi passaggi di un’incredibile opera di condizionamento, di cui non erano stati capaci né il nazismo né lo stalinismo.

Eppure non è difficile rendersi conto che un ben più grave e maggiore genocidio è imputabile al “popolo libero”, cioè a quella massa di immigrati europei che hanno fatto carne da macello della popolazione autoctona dell’America del Nord. Esistono specificità nei diversi genocidi ad opera degli imperi coloniali latino-cattolici e anglosassoni-protestanti ovvero giudaici. Per capire le importanti distinzioni bisogna accedere ad una letteratura specifica che di certo non gode dell’immensa pubblicità riservata a quelle produzione che un scrittore come Norman G. Finkelstein non esita a chiamare “cianfrusaglia” storiografica. Ma ognuno di noi conosce sulla sua pelle la potenza del marketing: sono capaci pure di convincerti che il veleno fa bene alla salute! La forza della ripetizione produce a lunga scadenza gli effetti voluti. La scuola pubblica e privata, cioè sovvenzionata, ha ormai cessato di essere il luogo dell’educazione critica e della formazione degli “spiriti liberi”, perseguitati come la peggiore specie di criminale ove ne siano rimasti, ovvero ne siano “sopravvissuti”. Negli USA somme colossali sono state spese e vengono spese per ricordare l’«Olocausto» israeliano e farne una politica ad hoc, ma dimenticano fin troppo facilmente un “Olocausto” che riguarda personalmente ogni cittadino statunitense che calca le terre che furono del pellerossa: l’Olocausto vergognosissimo degli Indiani d’America!

Al massimo ognuno di noi, giunto a maturità, riesce a chiedersi come abbiano potuto educarci con innumerevoli film americani osceni dove si vedevano da una parte i bianchi armati di fucili e cannoni e dall’altra selvaggi vocianti e colorati che al massimo disponevano di freccie. Un vero e proprio massacro, una mattanza non di balene, ma di uomini, i quali allora ed oggi suscitano minore pietà e reazione morale della mattanza degli animali. Curioso come la nostra epoca abbia suscitato forse una maggiore sensibilità per lo sterminio di specie animali che non per il genocidio di popoli. Non è impossibile da spiegare. Si tratta sempre della capacità di condizionamente attraverso l’opera concertata di media, istituzioni culturali, classe politica che proncuncia discorsi ufficiali che danno la linea e la tendenza. Concludo questa presentazione della rivista “StoriaVerità”, dai cui numeri – d’intesa con l’editore – estrarrò qualche articolo di particolare interesse per i temi di “Civium Libertas”, osservando che i governanti americani da Clinton in poi avrebbero dovuto edificare un ben altro “museo dell’Olocausto”: quello dell’Olocausto degli indiani, che hanno massacrato e cancellato dalla faccia della terra e dalla memoria degli con ben altra e maggiore ferocia e determinazione di quella attribuita ai nazisti, che figura sempre come i “cattivi” dello schermi, mentre i “coloni” di qua e di là dell’Atlantico sono per assioma inconfutabile i “buoni”.