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Mille anni di passioni segrete

di Jacques Le Goff - Pietro Del Re - 15/03/2009



Eva è il demonio. È all´origine dei mali del mondo, perché tentatrice, istigatrice del peccato e colpevole della cacciata dell´umanità dal Paradiso. Con lei, nel Medioevo la donna diventa l´icona del vizio. «Eppure, non si può dire che la società dell´epoca sia stata antifemminista», spiega lo storico francese Jacques Le Goff. «Anche perché i rapporti tra i sessi avevano un carattere ambiguo: l´uomo medievale era spesso una creatura androgina». A ottantacinque anni, Le Goff è uno dei più illustri eredi della École des Annales. L´ultima sua fatica è quasi un instant book: sta scrivendo un libro sui soldi nel Medioevo, «per dimostrare che le banche hanno sempre fallito».
Professore, che cosa sappiamo del comportamento sessuale di quei secoli bui?
«Quasi nulla, perché salvo le espressioni letterarie o artistiche, abbiamo pochi documenti che ci permettono di capire che cosa realmente accadesse nel segreto dell´alcova».
Dopo il matrimonio medioevale, assieme all´uomo e alla donna nel letto nuziale c´è anche Dio. Era legittimo il coito coniugale o era soltanto una concessione alla procreazione?
«Il matrimonio diventa sacramento solo dopo il quarto Concilio lateranense, nel 1215. Fino ad allora non era riuscito a distinguersi da quello che era nell´antichità romana: un contratto. Tuttavia, anche se ci si sposava al di fuori della Chiesa, per essere valido agli occhi del clero, e quindi a quelli di Dio, il matrimonio doveva essere consumato».
Ma godere è sempre peccato?
«Generalmente sì. Nel Duecento, proprio quando la Chiesa inventa il Purgatorio per strappare l´uomo alla tradizionale opposizione Inferno-Paradiso, San Tommaso D´Aquino nega che possa esserci una parte legittima di piacere nel compimento dell´atto sessuale, anche nell´ambito del matrimonio».
All´epoca, il peccato originale era assimilato a quello carnale e l´immagine dell´Inferno spesso rappresentata come il sesso femminile: si può dire che nel Medioevo il Male fosse donna?
«Sì, ma fino a un certo punto. Contrariamente a quando accadeva a Bisanzio, fino all´Undicesimo secolo il culto della Vergine Maria non era celebrato dalla Chiesa. A partire da quel momento si sviluppò invece con forza straordinaria. È anche grazie al culto mariano che la donna è stata rivalutata nelle società medievali».
Contro l´infamia della lussuria e dell´adulterio erano previste punizioni corporali durissime. Queste rendevano l´uomo medievale più "puro" dell´uomo moderno?
«Il castigo ha senza dubbio contribuito a tenere nascosta la lussuria, benché i teologi e i predicatori dicessero che Dio vedesse tutto, compreso quello che si faceva nell´ombra. Tuttavia sul margine dei manoscritti dell´epoca sono spesso raffigurate scene di lussuria, che non esiterei a definire pornografiche: un vescovo sodomita, una donna che coglie falli da un albero o scene di sesso tra uomini e animali. Il Medioevo ammetteva il male, purché si manifestasse al margine della società, lontano dal suo centro sacro. Piuttosto che volerlo sradicare del tutto, il cristianesimo ha sempre cercato di limitare il male attraverso la confessione e il pentimento».
Le prostitute erano tollerate dalla Chiesa?
«Sì, la prostituzione era permessa. Quando il re moralista Luigi IX, detto San Luigi, volle vietarla, il vescovo di Parigi gli disse che era "un male necessario"».
L´amor cortese che sublima la donna è sempre un amore platonico?
«Su questo problema i medievisti sono divisi. Io credo che l´amor cortese sia puramente immaginario. Esiste soltanto nella letteratura. Ciò non significa che l´amore reale sia sempre stato brutale, che ci sia sempre stata una violenta dominazione dell´uomo sulla donna. Ma l´amore in cui la donna diventa il signore e il cavaliere il suo servo, non c´è mai stato. Neanche nelle classi superiori della società. Detto ciò, il Medioevo è durato dal Quinto al Quindicesimo secolo, e in mille anni molte cose sono cambiate. La svolta essenziale si produce nel Duecento, quando i valori del cielo scendono sulla Terra. Da quel momento la felicità non è riservata solo all´aldilà. C´è l´inizio di una possibile soddisfazione del piacere anche per noi mortali. Appaiono, per esempio, i primi trattati di gastronomia. Il lavoro, che era considerato una punizione del peccato originale, diventa invece un valore. È del resto in quell´epoca che si comincia a dire che l´uomo è stato creato a immagine di Dio».
Che cosa cambia con il Rinascimento?
«C´è l´esaltazione della bellezza e, in particolare, della nudità. La Chiesa medievale rifiutava la nudità, e con essa la maggior parte dell´arte antica che, soprattutto nella scultura, rappresentava corpi nudi. Con il Rinascimento in Europa, soprattutto nel Cinquecento, avviene la riscoperta dei nudi. Gli stessi che prima erano rappresentati negli affreschi delle basiliche soltanto nelle scene della resurrezione dei corpi».