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Cambiamo il sistema mondiale del cibo

di Roberto Burdese - 06/07/2009

Il risultato finale è che ora i paesi ricchi devono fare i conti con falde acquifere inquinate, terreni inariditi e zone costiere compromesse (le sostanze immesse nell'ambiente, alla fine finiscono nei corsi d'acqua e da lì nei mari e negli oceani, dove tra le altre cose contribuiscono alla proliferazione delle alghe e alla diminuzione della fauna ittica). Parallelamente nel sud del mondo i malnutriti aumentano in maniera impressionante, con un incremento di 200 milioni di persone che soffrono la fame solo negli ultimi dieci anni, proprio in concomitanza con quello che doveva essere uno dei grandi obbiettivi delle Nazioni Unite, ovvero dimezzare entro il 2015 il numero dei malnutriti sul pianeta.

Come un pesce fuor d'acqua, la politica internazionale si dimena alla ricerca di una soluzione impossibile: finché non si avrà il coraggio di ammettere che lo scheletro dei bambini africani e l'obesità dei bambini occidentali sono il frutto dello stesso modello agroindustriale, non ci sarà soluzione. Riconoscere questa evidenza richiede coraggio, poiché significa immediatamente dopo mettere mano ad un radicale cambiamento del sistema cibo che domina sul pianeta. La testarda prosecuzione sulla strada che ci ha portato sin qui non farà che peggiorare la situazione.