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Stress del pianeta, la pressione demografica non c'entra

di Luca Bernardini - 28/10/2009

 

Lo abbiamo detto più volte, ma continuiamo a ribadirlo, adesso che anche il NewScientist è dello stesso parere. La pressione antropica sul nostro pianeta che provoca effetto serra, degrado ambientale ed esaurimento delle risorse è dovuto ai consumo dei Paesi ricchi e non alla crescita demografica.

La prestigiosa rivista analizza prima di tutto il tasso di fertilità delle donne nel mondo. Mezzo secolo fa una donna in media procreava cinque-sei bambini. La media di oggi si attesta a 2.6. Una caduta di tal genere non fa certo pensare a un aumento vertiginoso della popolazione nei prossimi decenni. Se poi si guardano i Paesi in Europa, Nord America, Est Asiatico, Caraibi il tasso di fertilità si ferma a 2.3, la soglia minima per il “rimpiazzo” dei soggetti deceduti. Solo nelle regioni africane e nei Paesi musulmani, tranne l’Iran dove il tasso è appena 1.7 (crescita in negativo), si registrano importanti incrementi di popolazione. 


Il NewScientist arriva alla conclusione: «Ricchi o poveri, socialisti o capitalisti, musulmani o cristiani, secolari o teocrazie, con politiche di governo di controllo delle nascite o meno, la maggior parte dei Paesi tende a una stabilizzazione della popolazione». La crescita attuale è di 75 milioni di unità l’anno sui 7 miliardi totali, risultato soprattutto del baby boom del secolo passato. Se però il tasso di fertilità continuerà con questo andamento, a un certo punto ogni nuova generazione sarà meno numerosa della precedente.


L’articolo successivamente considera le emissioni pro capite di anidride carbonica, che grossomodo rappresentato i consumi energetici per produrre qualsiasi bene, poiché i sistemi produttivi sono per la maggior parte basati sull’utilizzo di energia fossile. L’indagine mostra che il 7% della popolazione mondiale, 475 milioni di persone su 7 miliardi, è responsabile del 50% delle emissioni planetarie di anidride carbonica. Significa che il 7% della popolazione mondiale si ripartisce il 50% dei consumi totali. Simmetricamente il 50% della popolazione mondiale – i più poveri – è responsabile di appena il 7% delle emissioni. E dunque circa 3,4 miliardi di persone si ripartiscono appena il 7% dei consumi globali.


In definitiva, anche se la crescita demografica si arrestasse domani, i problemi del nostro pianeta rimarrebbero irrisolti, almeno fino a quando «un solo europeo o un solo americano produce emissioni quanto un intero villaggio africano».

 Luca Bernardini 

Testo tratto da www.slowfood.it.