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Obama in Cina

di Ralph Nader - 25/01/2010


C’era qualcosa di triste e di strano nella debole presenza del Presidente Obama in Cina la scorsa settimana.
Triste perché lui arrivò senza obiettivi apparenti e se n’andò a mani vuote subito dopo aver visitato la vecchia Grande Muraglia che secondo lui gli dava una prospettiva del tempo.
Strano perché permise ai dominatori cinesi di tenere in quarantena le sue fermate con la gente cinese- sia di persona sia in televisione.
Il suo incontro pubblico principale fu con la Lega dei giovani studenti Comunisti i quali vennero con domande scritte.
Tutti i segni apparenti mostrarono che Obama non ebbe carte da giocare. Gli USA sono, di gran lunga, il più grande debitore del mondo.
Era duro sfidare i suoi padroni di casa cinesi che fecero una menzione rapida dei deficit e dei debiti profondi del nostro governo.
Essi non dovevano descrivere la nostra economia indebolita, il nostro dollaro in declino e l’alto indebitamento che gli USA hanno con i loro creditori cinesi.
Tutti sanno quanto è malferma la situazione finanziaria globale dell’America.
Certamente non sappiamo cosa avvenne nelle discussioni private fra Mr. Obama e le sue controparti cinesi.
Basta dire che il Presidente non avrebbe potuto ottenere molto di più nella sottovalutazione dello Yuan, nella grande ingiustizia nelle regole commerciali e nelle convenzioni tra la Cina e i suoi clienti più grandi dell’altro lato del Pacifico.
Mr Obama ha elevato il commercio principale, l’investimento, i temi militari e di sicurezza del conflitto con la Cina descritti nel Rapporto 2009 appena diffuso al Congresso dalla Commissione U.S.- China Economic and Security Review: la fredda constatazione che ciò che i capi della Cina accordarono a lui in pubblico si sarebbe trasformato decisamente in gelo.
(Per tutto il rapporto, visita www.uscc.gov.)
David Shambaugh, direttore del China Policy Program alla Gorge Washington University, lodò il rapporto congiunto tra USA e Cina come se “introducesse a molteplici aree di cooperazione tangibili”.
Tuttavia, l’accordo sono solo parole senza qualsiasi compito vincolante.
Sull’aspetto minore, Mr. Shambaugh fu generoso. Egli disse:
“I fallimenti mettono in luce come il presidente passò il suo tempo in Cina. Non interagendo con i cinesi, non facendo un discorso televisivo nazionale senza censura, non visitando organizzazioni civiche o di affari, non visitando imprese ad energia pulita o eolica, non vedendo i difensori e gli attivisti per i diritti umani, non incontrando gli affaristi americani o la comunità scolastica: tutto va considerato come un fallimento. Non mandò segnali positivi in queste aree – ma il governo cinese non lo permise e quello Americano non insistette su questo”.
Questo primo viaggio in Cina di Mr. Obama fu un’opportunità persa in tre modi che non possono essere scusati: non conta l’assenza di stato ed energia positiva.
Primo, gli USA sono il più grande consumatore della Cina e non sono stati trattati bene.
Pesce contaminato, ingredienti pericolosi nelle medicine, gomme difettose e prodotti contaminati da piombo sono alcuni dei problemi continui che sono costati delle vite di americani e anche la loro salute.
Mr. Obama avrebbe dovuto fare un trattato di protezione del consumatore con la Cina chiedendo l’accesso ai loro laboratori, imprese ed esportatori per ispezionare e certificare il prodotto. Tale trattato avrebbe dovuto includere garanzie contro l’importazione di merci contraffatte e assoggettare alle nostre leggi civili e ai nostri tribunali le imprese cinesi che vogliono fare affari nel nostro paese.
Secondo, occorreva un accordo bilaterale concentrato sull’enorme corrente di inquinamento dell’aria che viene sul Pacifico dalla Cina portata dai venti prevalenti.
La Cina sta aprendo due grandi impianti a carbone che generano elettricità ogni settimana e la Corea, il Giappone e il Nord America soffrono le conseguenze, anche di quelli delle emissioni delle grandi fabbriche. L’accordo avrebbe aperto (ora che la Conferenza di Copenhagen è stata consegnata alla retorica e all’esortazione) la via ad una cooperazione contro la pioggia acida, l’acidificazione dell’oceano, e il cambiamento climatico. La Cina è preoccupata per i nostri deficit. Noi potremmo preoccuparci delle loro emissioni.
Terzo, un patto scaduto da tempo riguardo alle malattie infettive è necessario.
Nel corso dei decenni molti Americani hanno perso le loro vite a causa dell’influenza diffusa dalla Cina. Il virus è passato dai maiali agli allevatori (che vivono in prossimità) e al resto del mondo. La Cina imparò dall’epidemia di SARS del 2003 quanto la segretezza possa essere economicamente dannosa.
Ma essa deve essere ancor più cooperativa con i sistemi di pronto allarme internazionale.
Il governo deve permettere a più specialisti Americani in malattie infettive di lavorare con le loro controparti cinesi a tempo pieno in Cina.
Una forte espansione dei servizi di cooperazione, investigazione, analisi dei dati, test e altre iniziative contro le epidemie (che insieme salveranno milioni di vite in futuro, sia in Cina che in USA) sono una priorità urgente.
Forse Mr. Obama parlò in privato di questi argomenti.
Ma questo è un segno di debolezza. Egli è debitore con gli americani di una forza pubblica e di una leadership a Pechino per proteggerli – come consumatori – dai sotto prodotti della globalizzazione corporativa dato che non si muove per proteggerli come lavoratori.