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Gaza, tracce di metalli pesanti nelle bombe israeliane

di Marco Di Donato* - 30/03/2010





 
I segni di “Piombo fuso”, l'ultima offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza, sono rimasti  nei capelli dei bambini palestinesi.

In base ai risultati di uno studio pilota condotto dal New Weapons Research Group (Nwrg), gruppo indipendente di scienziati con base in Italia, tracce di metalli pesanti sarebbero infatti presenti nei capelli di quei giovani che vivono nelle aree più duramente colpite durante l’attacco del gennaio 2009.

Il Nwrg è giunto a queste allarmanti conclusioni dopo aver esaminato ritagli di capigliatura appartenenti a 95 persone, tra le quali sette donne in stato di gravidanza e quattro feriti, residenti nelle località di Beit Hanun, Gaza (zona Zeitun) e Beit Lahya.

Cromo, cadmio, cobalto, tungsteno e uranio sono stati rilevati in percentuali due o tre volte superiori alla media in tutti i casi esaminati. Per 39 casi sono stati disposti anche controlli ulteriori. 

Già alla fine del 2009, lo stesso Nwrg aveva lanciato l’allarme rilevando una consistente presenza di metalli pesanti, come ad esempio il piombo, all’interno di quattro crateri provocati dai bombardamenti israeliani.

L'esposizione prolungata ai metalli contenuti nelle bombe sganciate da Israele nelle sue ultime operazioni militari può provocare danni all'ambiente, ma soprattutto è causa di gravissime malattie per l’uomo. In base a uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità, l’esposizione al cromo può causare danni a fegato e reni e ai tessuti circolatori e nervosi. Non solo. L’eccessiva presenza di cadmio è alla base di disfunzioni renali, osteoporosi e risulta estremamente nociva per il sistema cardiovascolare e scheletrico. Il piombo, infine, è responsabile di alterazioni correlate ai sistemi gastrointestinale, cardiovascolare, nervoso, renale, ematopoietico e riproduttivo.

Già nei giorni e nei mesi immediatamente successivi alla fine dell’operazione israeliana alcune indiscrezioni giornalistiche riportavano come durante l’operazione militare fossero state utilizzate bombe all’uranio impoverito e nuove tipologie di ordigni chiamati Dime (acronimo di Dense Inert Metal Esplosive). Indiscrezioni successivamente confermate da autorevoli fonti dell’esercito israeliano che aprirono un’inchiesta interna per verificare le eventuali responsabilità in merito.

In particolare, proprio l’impiego delle bombe Dime potrebbe esser stato devastante tanto nell’immediato quanto nel medio e lungo periodo.

L'ordigno pare infatti essere composto da un leggero involucro in fibra di carbonio riempito a sua volta da una combinazione esplosiva alla quale vengono poi aggiunte micro-particelle inerti solitamente ricavate da metalli pesanti (tungsteno, nichel, cobalto o uranio). La testata appare composta di fibra di carbonio e resina epossidica integrata con acciaio e con l’ulteriore aggiunta di una lega di tungsteno.

Gli agenti inquinanti sprigionati dalla deflagrazione con il tempo si integrano con l’ambiente circostante: entrano nel terreno, nelle falde acquifere, nel ciclo di formazione delle piogge, contagiando il cibo e le acque dell’intera popolazione della Striscia di Gaza.

* per Osservatorio Iraq

[29 marzo 2010]

(fonte: New Weapons Research Group, Istituto Superiore di Sanità)