Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Duello tra minoranze

Duello tra minoranze

di Alessandro Ursic - 08/05/2006

Negli Usa il risveglio degli ispanici preoccupa una parte degli afro-americani
Milioni di persone in piazza, una massa che improvvisamente sta prendendo coscienza dei suoi diritti e che ha tutta l’intenzione di farli pesare a Washington. La carica dei latinos è il nuovo fenomeno sociale americano, e da più parti viene fatto il paragone con il movimento per i diritti civili dei neri negli anni Sessanta. Molte associazioni afro-americane si sono ufficialmente schierate con gli ispanici, durante le proteste contro le proposte di legge sull’immigrazione. Ma questa improvvisa ascesa dei latinos preoccupa molti neri. Che, dopo essersi visti sorpassati sul piano demografico (il 12 per cento degli statunitensi è afro-americano, il 13 per cento è ispanico), temono ora di essere lasciati in un angolo, a vantaggio del più vitale segmento latino della popolazione.
 
Corsi e ricorsi. Già il paragone con il movimento guidato da Martin Luther King infastidisce qualcuno. I neri che protestavano negli anni Sessanta erano già cittadini Usa e venivano da secoli di schiavitù, linciaggi pubblici, discriminazioni. “La lotta dei latinos è, sotto aspetti molto importanti, molto diversa dalla nostra”, dice al New York Times Brendon Laster, un attivista afro-americano. “Noi non abbiamo scelto di venire qui: ci siamo arrivati come schiavi. E anche se eravamo cittadini dal punto di vista legale, ci erano negati i nostri diritti fondamentali”. Jaime Contreras, presidente latino della National Capital Immigration Coalition, non è d’accordo. “Durante il movimento per i diritti civili, gli afro-americani cercavano il ‘sogno americano’, come sta facendo ora la nostra comunità. Abbiamo a che fare con gli stessi problemi, anche se parliamo lingue diverse”.
 
Lavoro, ma non per tutti. Valori simbolici a parte, la causa del mal di pancia afro-americano è la paura di essere estromessi dal mercato del lavoro a favore degli ispanici, disposti a lavorare di più e con paghe inferiori al minimo sindacale. E per buona parte degli afro-americani, che spesso lavorano in settori a bassa specializzazione, la presenza di milioni di clandestini è una minaccia. In un recente sondaggio del Pew Hispanic Center, un afro-americano su quattro ha dichiarato di aver perso, o di conoscere qualcuno che ha perso, il lavoro a vantaggio di un immigrato, magari irregolare. Rispetto ai bianchi, la percentuale degli scontenti è quasi doppia. “L’immigrazione clandestina è la più grande minaccia per gli afro-americani dai tempi della schiavitù”, ha detto un lavoratore di colore alla rivista New American Media. “I datori di lavoro che vogliono mantenere i salari bassi si fregano le mani di fronte a 11 milioni di clandestini”. Altri denunciano un certo nepotismo all’interno della comunità ispanica, più veloce a salire di livello anche professionale. Un altro afro-americano si è sfogato con New American Media dopo essere stato licenziato dal nuovo superiore latino. “Appena arrivato, ha cacciato cinque neri e assunto sette ispanici”, ha detto.
 
Politica e religione. Le differenze si riflettono anche a livello sociale e politico. I neri costituiscono un blocco solido tra gli elettori del partito democratico: solo il 10 per cento vota per i repubblicani. Il voto degli ispanici è più variegato. Tradizionalmente erano più democratici che repubblicani (nel 2004 il 40 per cento ha votato per Bush), ma la loro forte mobilità sociale e l’attenzione a valori come religione e famiglia porta molti di loro a preferire i repubblicani. Non è un caso che, tra i cristiani evangelici, la comunità più in crescita sia quella ispanica.
 
Sforzi di unità. Molti rappresentanti delle due comunità stanno però lavorando per rasserenare il clima. “Anche noi afro-americani eravamo lavoratori illegali con salari bassi, senza benefici, senza diritto di voto”, dice il reverendo Jesse Jackson. “Dovremmo sentirci onorati dal fatto che altre persone stanno usando strategie di lotta simili alla nostra. Non ci stanno derubando, stanno imparando da noi”. Christine Chavez, nipote del famoso sindacalista ispanico Cesar Chavez (che era amico di King), crede che afro-americani e latinos debbano lavorare insieme per migliori salari, più cure sanitarie, un’istruzione più qualificata.. “Entrambe le nostre comunità devono capire che stiamo litigando per le briciole, quando dovremmo chiedere insieme una fetta più grande della torta”, ha detto. Anche per questo, Jackson e la Chavez hanno indetto per il 3 giugno una conferenza “nera e marrone”, per portare allo stesso tavolo i rappresentanti delle due comunità.