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Controllo dei rifiuti: un segreto di Stato

di Pamela Chiodi - 27/09/2010


Il prossimo primo ottobre sarà messo in funzione il Sistri, cioè il Sistema per la Tracciabilità Informatica dei rifiuti, ma il suo funzionamento reale è un mistero. Dovranno utilizzarlo oltre 600 mila operatori tra esercizi commerciali, industrie e ditte di trasporto. Molti di loro, ancora non hanno ricevuto una formazione adeguata circa le procedure da seguire. E nemmeno sono stati effettuati i test sul sistema stesso. 

Non hanno avuto alcun effetto le 15 interrogazioni parlamentari alla Camera ed altre 8 al Senato, poste proprio per avere dei chiarimenti. L’ultima, dello scorso 8 settembre, è tuttora in corso. A rendere il tutto più nebuloso, se non proprio ambiguo, è il segreto di Stato posto sul Sistri con un decreto del governo. Ciò significa che i costi, e in genere i dettagli del progetto non possono essere divulgati perché si rischierebbe la limitazione della sovranità nazionale e della sicurezza della popolazione. Quindi, bisogna attenersi ai fatti di pubblico dominio. 

Allora, prima di tutto con il Sistri sarà possibile controllare in tempo reale l’intera filiera dei rifiuti, anche di quelli speciali, e le relative quantità da smaltire. Tutti i passaggi, dalla consegna al trasporto, ovvero dallo smaltimento allo stoccaggio, dovranno essere inseriti nel sistema on line tramite una penna Usb che sarà fornita dalle Camere di Commercio territorialmente competenti. Più di 600 mila aziende e 550 comuni aderiranno ad una piattaforma che vigilerà sul percorso di oltre 150 milioni di tonnellate di spazzatura. In assenza di un’adeguata copertura internet, sarà difficile portare a termine le operazioni. Secondo uno studio dell’Osservatorio sulla diffusione delle reti telematiche, promosso dalla Commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera, il ritardo digitale in Italia è ancora consistente. Per di più, gli incentivi per l’innovazione della banda larga sono diminuiti. Erano previsti 800 milioni, ne sono stati stanziati 100. Tuttavia, bisogna essere ottimisti. 

A gestire il sistema sarà il comando per la tutela dell’ambiente dei Carabinieri che, nonostante i tagli alle proprie risorse, potrà lo stesso garantire un ottimo livello di sicurezza, dalle proprie postazioni in ufficio. Qualche dubbio sull’efficienza del sistema lo pone anche Confindustria che chiede addirittura di rivedere il progetto. Il problema sollevato dall’associazione degli imprenditori riguarda il possibile mal funzionamento delle chiavette Usb che comporterebbe «una costante ipoteca sull’operatività degli addetti i quali dovrebbero attendere molto più delle 72 ore previste per la sostituzione dei dispositivi».

A questi problemi tecnici si aggiungono quelli amministrativi. Il Ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha affidato la realizzazione del progetto ad una società di Finmeccanica, la Selex Service Management, che ha vinto la gara d’appalto che non c’è mai stata. E l’amministratore delegato, Sabatino Stornelli, coinvolto nell’inchiesta sulla “appaltopoli” per la ricostruzione a l’Aquila, ha a sua volta subappaltato una parte della commessa ad Abruzzo Engineering, di cui la Selex possiede una quota del 30%. L’impresa è coinvolta nell’inchiesta della procura dell’Aquila con l’accusa di essere stata utilizzata da altri imprenditori per infiltrarsi nei lavori post terremoto. 

Il governo, intanto, ha già elargito circa 5 milioni di euro per la registrazione del brevetto e molte ditte che ambivano alla partecipazione del progetto hanno presentato ricorso al Tar del Lazio per “l’atipica” modalità di assegnazione dei lavori. L’udienza è fissata il prossimo 8 novembre. 

Le solite scatole cinesi che non possono nemmeno essere aperte a causa del segreto di Stato. Che però, a detta del ministro dell’Ambiente, è stato per arginare infiltrazioni mafiose.