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La controinchiesta sull'11/9 è il video più visto su Google

di Repubblica.it - 21/05/2006

 
"911 Loose Change" è stato realizzato da tre ventenni americani
In rete ha conquistato oltre 2.000.000 di spettatori in tre mesi

L'OBIETTIVO era la diffusione più che il profitto economico. E' stato raggiunto: 911 Loose Change 2nd Edition, seconda edizione del documentario dedicato all'11 settembre - ad alcune presunte verità e a parecchie sospette bugie sugli attacchi del 2001 - distribuito nei circuiti di file-sharing e su alcuni siti (poche, per scelta, le copie in dvd) in tre mesi è stato visto da oltre due milioni di persone, e al momento è in cima alla classifica dei filmati più scaricati da Google Video. Un primato ottenuto a pochi giorni dalla diffusione, a opera della Difesa Usa, del video che certificherebbe l'impatto del volo American 77 contro il Pentagono, reso pubblico per sfatare teorie cospirative in circolazione da tempo. Per realizzare 911 Loose Change sono bastati ostinazione e un portatile da 1500 dollari. Risultato: l'esposizione dettagliata di fatti taciuti e di tesi scomode. Infatti i grandi media l'hanno ignorato, mentre le emittenti radiofoniche libere americane lo promuovono e lo sostengono.

L'autore del documentario si chiama Dylan Avery. Nel 2002 aveva diciott'anni e stava lavorando, a New York, alla costruzione di un ristorante di proprietà dell'attore James Gandolfini, in Italia noto ai più come protagonista della serie Sopranos. Dylan aveva ambizioni cinematografiche e, chiesto qualche consiglio a Gandolfini, ne ricevette una risposta, appunto, da film: "Se vuoi essere un regista di successo, devi avere una storia da raccontare al mondo".

Si mise a lavorare al progetto. Le mille verità sull'11 settembre gli sembravano così incredibili che pensò di farne una storia di finzione, protagonisti lui e alcuni suoi amici a caccia - e alla scoperta - di prove che certificassero l'intervento del governo Usa nell'organizzazione degli attentati. Fantapolitica, fantastoria, fantaqualcosa insomma.

Ma andando avanti con le ricerche, Avery si rese conto che quelle ipotesi gli sembravano molto meno "fanta" di quanto pensasse. Decise per la svolta: non più fiction, ma racconto di "cose", di "fatti". Michael Moore docet. Prezioso contributo, quello dell'amico Korey Rowe, reduce dal fronte afgano prima, e iracheno poi, testimone oculare in grado di tradurre indizi in prove. Si aggiunse un terzo amico, pure lui ventenne, Jason Berman. Nacque anche l'etichetta di produzione, dal nome programmatico: "Louder than Words", più forte delle parole.

Un'ora di filmato che comincia con alcuni fatti sintomatici accaduti prima dell'11 settembre, poi estratti da filmati tv sull'attacco e l'intervista a Hunter S. Thompson, autore di un libro sulle stragi, morto suicida in circostanze oscure, le speculazioni a Wall Street e i dubbi sul Pentagono, il crollo delle Twin Towers e il "mistero" del volo 93 - quello dell'atto eroico dei passeggeri - le scatole nere sparite, le manipolazioni dei media, il video di Bin Laden "trovato" quando ormai gli americani aspettavano da troppo tempo le prove sugli attacchi promesse da George W. Bush, e non ancora arrivate.

Diffondere, si diceva, più che guadagnarci qualcosa. E infatti i tre ragazzi girano l'America e organizzano proiezioni pubbliche. Insomma continuano a conferire visibilità al "911 Truth Movement", vasta e trasversale organizzazione per la ricerca della verità sull'11 settembre - anche se non tutti i membri concordano con tutte le tesi esposte in Loose Change. Ma quel che interessa ai tre ragazzi è insinuare il dubbio, affinché gli americani rimettano in discussione l'idea che si sono fatti su quel giorno che ha cambiato il mondo.