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Nel mare nostrum c’era folla di eroi

di Claudio Franzoni - 15/12/2010

  

 
I viaggiatori che a partire dal IX millennio a.C. attraversarono il Mediterraneo per fini politici e economici contribuirono alla diffusione della cultura greca.
Durante l’antichità il bacino mediterraneo fu al centro di scambi linguistici e culturali la cui ricchezza fu possibile proprio grazie all’esplorazione delle rotte marittime. Ciò è evidente nelle reciproche influenze, soprattutto nella religione e nella mitologia, che caratterizzarono le popolazioni che vivevano lungo le coste mediterranee. La ricchezza e la complessità della cultura classica fu il frutto di una ricca rete di scambi e comunicazioni che si sviluppò nel corso dei secoli e di cui le opere dei grandi autori antichi sono la testimonianza.


L’Eubea è quella grande isola dell’Egeo che si distende lungo le coste della Grecia orientale. È da qui - luogo in apparenza marginale nella geografia del mondo antico - che provengono i protagonisti del libro di Robin Lane Fox, gli Eroi viaggiatori che attraversarono il Mediterraneo tra IX e VIII secolo prima di Cristo; itinerari che non ci vengono descritti direttamente da nessuno storico, ma che Lane Fox tenta di ritrovare incrociando dati disparati: opere d’arte greca e monumenti orientali, ritrovamenti paleontologici e scoperte di ceramica euboica, toponimi, episodi del mito, brani letterari.
Ne esce una trama quanto mai fitta e avvincente di rotte marittime, di incontri con genti non greche (i Fenici innanzitutto), di insediamenti stabili che hanno come sfondo il bacino del Mediterraneo, la Turchia, Cipro, la penisola iberica, l’Africa del Nord, l’Italia meridionale. Questi contatti non si risolvono solo in scambi commerciali (spesso vino e olio in cambio di metalli), poiché i viaggiatori euboici portano con sé storie di divinità e di eroi udite in luoghi lontanissimi, magari per alterarle e rielaborarle a loro volta; per le stesse strade entrano nell’immaginario greco grandi montagne come lo Jebel Aqra in Turchia e il dio che la abita, o luoghi speciali come le enormi voragini della Cilicia in cui si credeva che Zeus avesse rinchiuso il mostruoso Tifone e in cui, nei secoli, si sarebbero sovrapposti culti greci, romani e cristiani.
Da ovest a est e, di nuovo, in senso contrario, il lettore scopre i viaggiatori euboici in paesaggi contrastanti, mentre rimane identica la loro capacità di adattarsi a situazioni nuove, magari dedicandosi alla pirateria o servendo come mercenari; e resta costante la loro inclinazione ad assorbire dalle culture via via incontrate quei racconti che nutriranno la poesia di Omero ed Esiodo, oppure lasceranno tracce nei nomi di un tratto delle coste frequentate o di una nuova colonia in Occidente. Il «cielo greco», per usare un’espressione di Winckelmann, nell’VIII sec. a. C. è molto più mutevole e animato di quanto si sarebbe detto. Lo spostamento di antiche popolazioni dalla Grecia verso la penisola italica è uno dei temi presenti anche nelle Antichità romane di Dionigi di Alicarnasso, nell’edizione, come al solito elegante, dei Millenni Einaudi. L’opera in venti libri (ma ne arriva poco più della metà) venne pubblicata a Roma in piena età augustea, rivolta a quella parte del mondo romano che parlava greco; questo spiega l’insistenza sull’arrivo di genti greche nella preistoria di Roma, secondo una «faziosa interpretazione» delle origini della città, come osserva Francesco Donadi nell’introduzione. Dionigi parla a questo pubblico, non necessariamente colto, con una forma piacevole, con quella che egli - grande esperto di retorica - chiama «armonia di mezzo», e con un contenuto ravvivato da digressioni e dai numerosi discorsi messi in bocca ai protagonisti della storia romana arcaica. […]

Robin Lane Fox, Eroi viaggiatori. I Greci e i loro miti nell'età epica di Omero, Einaudi, pp. 546, € 35.
Dionigi di Alicarnasso, Le antichità romane, a cura di Francesco Donadi e Gabriele Pedullà, Einaudi, pp. CLXXX+844, € 95.