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Tristano e Isolda. L'amore come via della Conoscenza

di Alessio Di Benedetto - 29/05/2006

Fonte: macroedizioni

Fate - Folletti - Elfi - Gnomi

TRISTANO e ISOLDA - L'amore come Via della Conoscenza - Il mito degli eterni innamorati dai Celti a Montsegur

Intervista all'autore, Alessio Di Benedetto, a cura di Melania Marcatelli

ÀMOR CHE TUTTO MO VE
AMORE E CONOSCENZA NEL TRISTANO E ISOLDA di Alessio Di Benedetto

Nella storia di Tristano e Isolda il significato inconfessabile che si nasconde dietro l'Amore-Morte perde i suoi connotati terreni e si eleva, come massima aspirazione alla vita, negli universi paralleli dello spirito. Qui la Donna, Dea e Profetessa, detiene l'onore di iniziare l'Uomo, il Cavaliere, l'Eroe affinché si liberi dalle catene del mondo. Isolda, significa colei che ti fissa negli occhi, che ti "mette a nudo". Mettersi a nudo - e non si tratta della nudità fisica - così come dovrebbero fare gli amanti, il cui amore è una porta al divino.
Alessio Di Benedetto scrittore, musicologo, conferenziere e docente al conservatorio di Foggia, ci parla del suo ultimo libro: Tristano e Isolda - L'Amore come via della conoscenza (Il mito degli eterni innamorati, dai Celti a Montségur). Nell'occasione, gli abbiamo rivolto alcune domande.

Come ti sei avvicinato alla storia di Tristano e Isolda e come hai deciso di raccontarla in un libro?
Già quando ero studente al DAMS di Bologna, sono rimasto incantato da questa storia d'amore. Mi sono laureato con una tesi sull'aspetto musicale, orchestrale e stilistico dell'opera Tristan und Isolde di Richard Wagner. Il codice Wagner e le sue Harmonie mi avevano già rivelato dei segreti inconfessabili, che ho voluto indagare più a fondo. Perciò ho condotto una ricerca a tutto campo sulla leggenda, sulla vera storia, sul mito e sulla saga di una delle più struggenti storie d'amore che abbia mai affascinato l'Occidente. C'erano dei contenuti inespressi che vorticavano intorno a questa storia che non riuscivo a comprendere. E siccome dal VI secolo d. C., epoca in cui si sono svolti i fatti, fino ad oggi, i maggiori scrittori di ogni nazione se ne sono occupati, volevo comprendere il perché. Dopo aver messo a confronto più di 200 testi, ho deciso di andare fino in fondo al segreto più nascosto, un segreto che lega in maniera indissolubile la nostra "desertica realtà quotidiana" al principio della vita e della morte d'amore. Rimanere in questa dimensione fatta di obblighi sociali è il comportamento più assurdo che si possa metter in atto. Perciò gli innamorati decidono di farla finita con questa nostra dimensione maldestra, "una realtà che ci è stata sbattuta davanti agli occhi per nasconderci la verità". Chi non è capace di abbandonarsi totalmente al sentimento d'amore e agli universi paralleli vivrà per sempre in un incubo inconciliabile, un incubo contrario ad ogni forma vivente: "campi sterminati ove le persone non nascono, vengono coltivati". Contro il principio di natura, che fa esplodere i sentimenti più eccelsi che muovono l'intero cosmo, si sono sempre schierati gli interessi economici, l'anello del potere, gli intrallazzi politici. È così che l'uomo crea il suo inferno.

Oltre a quella di Tristano e Isolda sono molte le storie di amori celebri raccolte nel tuo libro…
Siccome la letteratura riguardante l'Amore è infinita, ho focalizzato la mia attenzione su quei racconti che sono riusciti a sopravvivere ai secoli bui del medioevo. Sempre per lo stesso motivo ho cercato le varianti narrative, riguardanti gli eterni innamorati. Ho passato così in rassegna alcune tra le più significative storie: dalla tradizione persiana a quella celtica, dalle leggende gaeliche matriarcali fino alle reminiscenze greche di Teseo e Arianna. Mi piace ricordare, in questo frangente, l'amore infinito che legò Eloisa ed Abelardo. Abelardo era docente di logica presso l'Università di Parigi e fu perseguitato per questo dall'Inquisizione Vaticana. Quando lessi per la prima volta di sfuggita la lettera di Eloisa ad Abelardo, credevo di avere sbagliato testo, poiché sembrava scritta da una giovane "risvegliata" di oggi:
"Non ho chiesto nessun contratto matrimoniale, non ho cercato nessuna dote. (...) E se il nome di moglie mi sembrava più santo o più potente, quello di amante [amica] mi era sempre più dolce, o anche - non arrabbiarti - quello di concubina o di prostituta; (...)
Ed è una donna venale colei che sposa un ricco invece di un povero, desiderando le ricchezze del marito piuttosto che lui stesso. Una tale donna si merita un salario e non affetto. Essa non cerca l'uomo ma i suoi beni e, appena possibile, si prostituirebbe ad uno più ricco".

Era il 1.135 dell'era volgare. Incredibile!

Nell'epoca dell'usa e getta, dove tutto deve essere consumato velocemente, è ancora attuale una vicenda che parla di amore eterno?
L'accoppiamento, come è propagandato dai mezzi d'informazione di massa oggi, è di tipo animalesco. È furto e possesso. Un "amore" del genere lo sanno fare pure i dinosauri. Con la differenza che i dinosauri ne erano felici, noi no! Proprio in un'epoca in cui i sentimenti sono sempre più messi da parte in nome del principio di prestazione, penso che l'unica via d'uscita dal nostro inferno metropolitano sia la riconquista dell'Amore vero. Un uomo, qualsiasi uomo, senza Amore è un incidente di percorso. L'Àmor costituisce la massima espressione del nostro stato di coscienza supremo. È scambio, è arricchimento, estasi, congiunzione chiarificatrice. Lo cantavano i cantautori occitanici, passati alla storia col nome di Trovatori, durante la metà del XII secolo. L'Àmor salta a piè pari tutte le convenzioni borghesi e restituisce all'uomo la sua dignità.

Siamo abituati a sentir parlare di Isotta. Si tratta di un falso storico?
Non è un falso storico. Più che altro Isotta è antimusicale come nome di donna. La chiusura dentale della doppia T è simbolicamente una contraddizione. La donna è l'espressione dell'apertura, della forza centrifuga. Essa anima con la sua irrazionalità la gioia e i sogni di questo mondo. Inoltre, l'originale gaelico o iperboreo è Isolde, Isawalda o Ishilda. Guido Manacorda fu uno dei maggiori traduttori delle opere wagneriane, durante gli anni Trenta del secolo scorso. Non a caso, egli intitolò il libretto dell'opera di Wagner Tristano e Isolda. Perché mai la cultura italiana lo abbia dimenticato, è segno della decadenza culturale nella quale siamo colati a picco in questi ultimi anni bui.

Sta uscendo nelle sale cinematografiche "Tristano e Isotta" di Kevin Reynolds. L'hai visto? Cosa ne pensi?
Non potevo fare a meno di correre il 7 aprile a vedere la prima a Roma. Il film ha una buona regia che prende lo spettatore fin dalle immagini iniziali, con scorci meravigliosi dell'Irlanda e della Gran Bretagna. Molto più brava lei di lui, che spesso risulta statico nelle sue espressioni. Buoni i dialoghi e i costumi. Mi spiace dover constatare, però, che storicamente il film sia falso. Kevin Reynolds, purtroppo, segue la versione imposta dagli inglesi conquistatori, provenienti dalla Germania, che cercarono a tutti i costi di distruggere la tradizione celtica. Sono molte le inesattezze che sono accuratamente smascherate nel mio testo. Tristano è di origine scozzese, come Artù, Ginevra, Fata Morgana, Vivian del Lago, Lancillotto, Mago Merlino e Parsifal. Nel mio libro ne parlo in maniera molto particolareggiata.

IL FILM

TRISTANO E ISOTTA (2005)
(Tristan & Isolde)
Regia di Kevin Reynolds
Drammatico, colore, 125 minuti
Inghilterra, USA