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Lady Gaga investe su un Judas pop infernale ma umano

di Federico Zamboni - 26/04/2011



La bolla di sapone si è gonfiata rapidamente. Tutti col naso in su a osservarla: non tanto per le sue effettive dimensioni, almeno all'inizio, quanto per il contesto in cui quella signorina così appariscente (sexy? volgare? o quel delizioso miscuglio dell'uno e dell'altro?) aveva deciso di insufflarla.

Ehi: una chiesa stipata di gente, anche se un po' meno di un tempo, e una ricorrenza importante come la Santa Pasqua. Una di quelle giornate in cui la figura di Cristo ricompare sotto i riflettori della ribalta e la fa da protagonista. Già. Qui nel villaggio globale le cose sono andate parecchio diversamente, da quello che si augurava lui. E alla fine non gli è rimasto che questo: uno show fastoso ma occasionale, quel paio di volte all'anno in cui glielo si può concedere senza problemi. Senza che il contrasto con l'insieme del palinsesto diventi troppo pressante. Troppo stridente. Un-due-tre: fatevi il Segno della Croce, figlioli. One-two-three-four: attacca con la musica, Jack, e sparala bella forte. Vai con le luci colorate. Vai con lo spettacolo. Lo sai che alla gente piace. Lo sai che è un evergreen.
Lei - la signorina sexy - sembrava a suo agio. Chi la conosce do
vrebbe saperlo, del resto. È una che ha cominciato facendo la spogliarellista («Sì, a 18 anni ho lavorato in locali di spogliarello. Ho un forte senso della mia sessualità e amo il corpo umano nudo. Negli strip club il mio numero era tosto, avevo indumenti di pelle nera e ballavo su pezzi dei Black Sabbath, Guns N'Roses e Faith No More. Molto rock'n'roll.»). Lei, sangue italiano e cervello americano, è una che ha costruito la propria fama mischiando insieme la moda e la musica, accomunate nella medesima apoteosi di esteriorità fine a se stessa. Un mondo parallelo - l'ennesimo - in cui la bizzarria viene innalzata al rango di provocazione culturale. Il sex appeal viene scambiato per carisma. L'egocentrismo per genialità. Il classico sogno "pop" - l'ennesimo - a uso e consumo di tutti quei fan che, parafrasando il De André di Dolcenera, hanno "il fanatismo come solo argomento". Con quel disperato bisogno di identificarsi in qualcuno che ce l'ha fatta. Che, diversamente da loro, è riuscito a imporre la propria personalità alla società circostante, accumulando un gran mucchio di notorietà e di denaro. In pochissimo tempo, per di più.
Lei, Lady Gaga, canta questo brano che si intitola Judas. E che gioca accortamente sulla sovrapposizione tra il Giuda cristiano, il traditore per eccellenza, e un giuda profano e universale, che può macchiarsi di qualsiasi nequizia eppure, o forse proprio per questo, diventa l'irrinunciabile oggetto del desiderio. O dell'amore, se preferite. Se non conoscete la differenza. «Non ho mai potuto amare un uomo così puramente / Anche le tenebre hanno perdonato il suo atteggiamento distorto / Ho imparato che il nostro amore è come un mattone / Costruisce una casa o affonda un corpo morto / Voglio amarti, ma c'è qualcosa che mi spinge lontano da te / Gesù è la mia virtù / Giuda è il demonio a cui mi aggrappo / A cui mi aggrappo».
Giuda è all'inferno. La sua amante è pronta a seguirlo. Giuda ha tradito Gesù. Lei lo aiuta a nascondere i trenta denari. O a spenderli. Forse non è vero che Giuda si ucciderà per il rimorso. Forse Giuda correrà lontano e se la spasserà, almeno per un po', con la sua bella, conturbante, servizievole schiava. Che ha queste gambe lunghe lunghe e sa ballare. Che ha negli occhi il fuoco della lussuria. E il terrore dell'abbandono. Per lei un veleno, per lui un nettare. Questa giovane donna che non è in grado di dire perché stia facendo ciò che fa. E che - tanto meglio per Giuda, tanto peggio per lei - non ha nessuna voglia di domandarselo. Nessun bisogno di arrovellarsi su spiegazioni che servirebbero solo agli altri. Gli altri che non sono lei. Non sono Giuda. Non sono niente.
Lady Gaga è ancora molto giovane, 25 anni il 28 marzo scorso, ma lo sa benissimo in quale deposito di sostanze infiammabili sta gettando il fiammifero. Le cattedrali della fede. O piuttosto i loro scantinati. Pieni di vecchi scartafacci colmi di parole, ma non della parola di Dio. Pieni di cianfrusaglie spacciate per reliquie. O immaginate davvero come tali. A un santo verrebbe da ridere, vedendo la ragazza che agita con tanto compiacimento la sua scatola di cerini. Si farebbe capire con un sorriso: «Guarda che non è così difficile. Non è così originale». Glielo direbbe sorridendo: «Attenta, che finisci con lo scottarti». La massa dei fedeli si infuria. Si sognano sacerdoti, e persino pontefici, mentre al massimo potrebbero fare i sagrestani. Hanno la loro destrezza, ma non è quella giusta. Puntano il dito per accusare, invece che per mostrare la Via. Siccome non si fidano di se stessi, e del proprio credo, proiettano il sospetto sugli altri. Senza capire che dev'essere un convincimento ben fiacco, quello che teme di sbriciolarsi al cospetto del primo cattivo esempio in cui si imbatte.
Non tutti, per fortuna. Non del tutto. Bill Donahue, presidente della Catholic League for Religious and Civil Rights, prova a ragionare con calma: «Lady Gaga continua a scioccare i cattolici e i cristiani. Cerca di utilizzare l'iconografia cristiana per bilanciare le sue performance senza talento, banali e noiose. Si tratta di un'altra cattolica che ha perso la testa. È questo il modo con cui questa ragazzetta può accendere le sue performance? Non è casuale che ci stiamo avvicinando alla Settimana Santa e alla Pasqua».
Infatti non è casuale. Come non lo è che Laurieann Gibson, la direttrice creativa di Lady Gaga, sostenga che l'intento del brano, o se non altro un suo possibile effetto, sia addirittura catartico. L'elaborazione fu sofferta, rivela, ma in fin dei conti istruttiva. Anzi, edificante. «Avere quel genere di conversazioni sulla salvezza, sulla pace, sulla ricerca della verità, in una stanza occupata da credenti e non, per me è stato come scoprire che Dio c'è ed è attivo. Non vogliamo toccare cose che non abbiamo il diritto di toccare, ma l'ispirazione e l'anima. E l'idea che ci si può ritrovare sotto una luce meravigliosa sfuggendo alla propria oppressione, alla tenebra, al proprio Giuda. Mai arrendersi».
Non prima di avere controllato le vendite del disco, almeno. E i relativi profitti.