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Italia: Coinvolti fino in fondo a fianco di Olmert

di Manlio Dinucci - 02/07/2006

 
Coinvolti fino in fondo a fianco di Olmert
Una legge di Berlusconi rende Roma il secondo partner militare europeo di

Appena è stato rapito il caporale dell'esercito israeliano, il ministro degli esteri Massimo D'Alema ha telefonato al presidente palestinese Abu Mazen per esprimergli la «profonda preoccupazione» dell'Italia e la richiesta dell'«immediato rilascio dell'ostaggio». Ha quindi informato del contenuto della conversazione il primo ministro israeliano Ehud Olmert. Ma quando Israele ha rapito un terzo del governo palestinese, il telefono ha taciuto. «L'Italia - spiega il ministero degli esteri - ha da sempre svolto un'azione tesa a favorire il processo di pace in Medio Oriente, coniugando l'antica amicizia con il popolo palestinese con una rinnovata collaborazione con Israele». Riconosce quindi implicitamente anche i «meriti» del governo Berlusconi che, il 16 giugno 2003, stipulò con quello israeliano un memorandum d'intesa per la cooperazione nel settore militare e della difesa.

Dopo essere stato ratificato al senato nel febbraio 2005 (grazie ai voti del gruppo Democratici di sinistra-Ulivo schieratosi con il centro-destra) e alla camera in maggio, il memorandum d'intesa è divenuto la legge 17 maggio 2005 n. 94, entrata in vigore l'8 giugno. La cooperazione tra i ministeri della difesa e le forze armate dei due paesi riguarda «l'importazione, esportazione e transito di materiali militari», «l'organizzazione delle forze armate», la «formazione/addestramento». Sono previste a tale scopo «riunioni dei ministri della difesa e dei comandanti in capo» dei due paesi, «scambio di esperienze fra gli esperti», «organizzazione delle attività di addestramento e delle esercitazioni», «partecipazione di osservatori alle esercitazioni militari». La legge prevede anche la «cooperazione nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione» di tecnologie militari tramite «lo scambio di dati tecnici, informazioni e hardware». Vengono inoltre incoraggiate «le rispettive industrie nella ricerca di progetti e materiali» di interesse comune. Secondo fonti militari israeliane, citate da Voice of America, è già stato concordato lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica, con un primo finanziamento di 181 milioni di dollari. E' questo un campo in cui Israele aveva finora cooperato solo con gli Stati uniti. Ciò significa che l'accordo italo-israeliano è stato preventivamente approvato dalla Casa bianca.

Con la legge n. 94 del 17 maggio 2005, le forze armate e l'industria militare del nostro paese sono state coinvolte in attività di cui nessuno (neppure in parlamento) viene messo a conoscenza. La legge stabilisce infatti che tali attività sono «soggette all'accordo sulla sicurezza» e quindi segrete. Sotto la cappa del segreto militare può avvenire di tutto. Poiché Israele possiede armi nucleari, alte tecnologie italiane possono essere segretamente utilizzate per potenziare le capacità di attacco dei vettori nucleari israeliani. Possono essere anche usate per rendere ancora più letali le armi «convenzionali» usate dalla forze armate israeliane nei territori palestinesi. Viene allo stesso tempo violata la legge 185 sull'esportazione di armamenti, poiché viene esteso a Israele il trattamento privilegiato previsto solo per i paesi Nato e Ue.

Quello che il governo Berlusconi ha lasciato in eredità al governo Prodi è un accordo a tutto campo, che travalica l'ambito tecnico. Come sottolinearono i ministri Frattini e Martino, è «un preciso impegno politico assunto dal governo italiano in materia di cooperazione con lo stato d'Israele nel campo della difesa». Un impegno politico, corrispondente a «interessi strategici nazionali», che il governo Berlusconi assunse nel quadro della strategia statunitense, scavalcando l'Ue. «Nessun altro paese dell'Unione europea - sottolineò il ministero israeliano della difesa - gode di questo tipo di cooperazione militare con Israele». Di fronte a un accordo di tale portata, che cosa intende fare il governo Prodi? Metterlo in discussione o applicarlo integralmente? Magari, come prevede la legge, inviando osservatori all'«esercitazione militare» che l'esercito israeliano sta effettuando a Gaza?