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Incredibile: gli israeliani vogliono l'applicazione di una risoluzione ONU?

di redazione - 25/07/2006

Date le surreali dichiarazioni del ministro degli esteri israeliano*, riprese con solita obiettività dai media nostrani, ricordiamo - per giovani e meno giovani - alcune delle risoluzioni ONU disattese e contrastate dalla politica espansionistica dello Stato d'Israele nel dopoguerra. Vorremmo chiedere alla signora Livni cosa ne pensa della loro attuazione, casomai con i mezzi adoperati dal suo Stato... [ai nostri occhi, in termini di Diritto internazionale, gli atti dello Stato d'Israele non hanno nulla di teppistico, ma tutto di criminale (illegale) e impunito].

*«So che molti, nel mondo, vogliono farci passare per i teppisti del quartiere. In realtà, chiediamo solo di applicare la risoluzione 1559 dell’Onu: il disarmo delle milizie libanesi». In un colloquio con il Corriere della Sera, Tzipi Livni, ministro degli Esteri di Israele.

La risoluzione nº 181 dell’ONU in data 29 novembre 1947 prevede per la Palestina (Plan of Partition) la costituzione di due Stati (Arab and Jewish) e uno speciale regime internazionale per la città di Gerusalemme.
Dello Stato arabo palestinese e di quello israeliano la risoluzione delinea i confini con grande accuratezza, e stabilisce che la città di Gerusalemme sia amministrata dalle Nazioni Unite.
Tale risoluzione, approvata all’unanimità, corredata da carte geografiche, è sempre stata impedita da lsraele, mentre coincide con il progetto politico dell’OLP e di Al Fatah almeno da trent’anni: i Palestinesi non chiedono nulla di più e nulla di meno di quanto stahilito dall’ONU.
 
Con la risoluzione nº 242 del 22 novembre 1967 il Consiglio di Sicurezza ha deciso all’unanimità (compreso quindi il voto degli USA):
1. il ritiro immediato delle forze armate israeliane dai territori occuputi;
2. il riconoscimento della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’indipendenza politica di ciascuno Stato della regione mediorientale.
Sono passati 39 anni e Israele deve ancora completare il ritiro del suo esercito (che doveva essere immediato) dai territori palestinesi occupati. Dei due Stati, quello palestinese non esiste.
 
Con la risoluzione n. 338 del 22 ottobre 1973 il Consiglio di Sicurezza ha chiesto alle parti in causa di cessare immediatamente il fuoco e di dare pronta applicazione alla precedente risoluzione n. 242.

A sua volta l’Assemblea generale dell’ONU con risoluzione 3236 del 22 novembre 1974 ha riconosciuto l’OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese, e ha solennemente affermato che:
1. al popolo palestinese spetta il diritto all’autodeterminazione senza interferenze esterne;
2. al medesimo popolo spetta l’indipendenza nazionale e la sovranità.
Si tratta di un documento di importanza fondamentale perché attribuisce ai Palestinesi il diritto di auto-proclamarsi Stato indipendente e sovrano, senza aspettare il benestare di Israele.

Le risoluzioni contengono la soluzione (non solo sulla carta ma nella coscienza internazionale) del problema Palestina, e sono state ribadite successivamente, il 10 novembre 1975 e il 15 dicembre 1988, insieme al riconoscimento dell’OLP come osservatore all’ONU e al diritto dei Palestinesi di ritornare nelle loro case e nelle loro terre (tre/quattro milioni), dalle quali sono stati scacciati ("from which they have been desplaced and uprooted").
Nell’ultima risoluzione l’ONU conferma l’obbligo di Israele di ritirarsi dai territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme, e l’opportunità che ciò avvenga "under the supervision of United Nations" (sotto la supervisione dell’ONU).
Ancora una volta dobbiamo constatare che le richieste dei Palestinesi, anche di questi giorni, coincidono con le risoluzioni dell’ONU, e che gli inadempienti sono gli Israeliani.

Per finire non va dimenticata la risoluzione n. 1322 del 28 settembre 2000 con cui il Consiglio di Sicurezza richiamava ancora una volta le risoluzioni 242 e 338, deplora la provocazione di Sharon sulla spianata delle Moschee, condanna "l’uso eccessivo della forza contro i Palestinesi", e auspica una rapida e obbiettiva inchiesta sui tragici eventi che sono seguiti.