Cosa ha detto Vladimir Putin a Valdai
di Maurizio Blondet - 02/10/2013
Fonte: comedonchisciotte
I media occidentali hanno trovato degna di nota solo la battuta sarcastica su Berlusconi: «Lo processano perché va a donne. Fosse stato omosessuale, non avrebbero alzato un dito contro di lui». Ma Vladimir Putin, nel forum di discussione Valdai (1) con l’intervento di personalità internazionali (c’era anche Romano Prodi), ha detto ben altro. Ha affrontato il tema della crisi fondamentale di civiltà che devasta l’Occidente, e delle forze spirituali cui la Russia deve attingere, trovandole in sé, per difendersene. Si capisce che è un livello di temi e di linguaggio che i giornalisti occidentali stentano a capire, ne sono al disotto. Ecco alcuni passi del discorso: «Oggi ci occorrono nuove strategie per preservare la nostra identità in un mondo che cambia rapidamente, un mondo che è diventato più aperto, trasparente ed interdipendente. Questo fatto sfida praticamente tutti i popoli e i paesi in un modo o nell’altro, russi, europei, cinesi ed americani – le società di tutti i paesi, di fatto. Ogni Stato, ha continuato Putin, «deve disporre di forza militare, tecnologica ed economica; ma la cosa prima che ne determinerà il successo è la qualità dei suoi cittadini, la qualità della società: la loro forza intellettuale, spirituale e morale. Alla fin fine, crescita economica, prosperità ed influenza geopolitica derivano da tali condizioni della società. Se i cittadini di un dato Paese si considerano una nazione, se e fino a che punto si identificano con la propria storia, coi propri valori e tradizioni, e se sono uniti da fini e responsabilità comuni. In questo senso, la questione di trovare e rafforzare l’identità nazionale è davvero fondamentale per la Russia». Dopo aver delineato così la libertà di pensiero desiderabile in Russia e il limite che deve incontrare (nel comune senso della patria), Vladimir Putin pronuncia la critica più lucida alla «cultura» occidentale che il Sistema occidentale vuol imporre a tutta l’umanità, e ne addita l’intento suicida e, al fondo, satanico (Putin non esita a nominare Satana, né si fa scrupolo di parlare di spiritualità). Sono i passi più fondamentali: «Altra grave sfida all’identità della Russia è legata ad eventi che hanno luogo nel mondo. Sono aspetti insieme di politica estera, e morali. Possiamo vedere come i Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e financo sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie a convivenze di partners dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana. Che dire? Putin accomuna la perdita della distinzione sessuale imposta per legge in Occidente con la perdita delle frontiere, o il divieto ad una comunità politica di distinguersi dalle altre aderendo alle proprie radici; l’uno e l’altro configurano «cancellazione di confini» voluti dalla medesima forza: forza del male, nemica della volontà di Dio. Globalizzazione ultra-liberista ed omo-promozione sono da lui sentite come «la stessa cosa», sgorganti dalla stessa volontà anti-umana. Certo non c’è un politico al mondo d’oggi che definisca così senza complessi la natura del conflitto che lo oppone all’americanismo e al suo sistema mondializzato: conflitto più che solo politico, ma escatologico (2). Siccome Putin non è un santo né un mistico, c’è da chiedersi dove abbia tratto questa capacità di valutazione metapolitica, questa speciale intelligenza. Forse l’amara esperienza personale cui allude, il crollo del sistema sovietico e della sua società; forse l’anima russa è capace di queste risonanze. Io tenderei a non escludere che nella formazione di certi alti gradi del KGB, ci sia stato un addestramento delle menti e dei caratteri ( intelligence in senso proprio) a tener conto, e a valutare nelle analisi politiche, accanto alle forze materiali e sopra di esse, quelle culturali e «spirituali», e ancor sopra, quelle dell’Invisibile. Nel denso, introvabile romanzo sullo spionaggio sovietico e i suoi agenti d’influenza – Il Montaggio – l’autore russo-francese Dimitri Volkoff tratteggia il capo supremo della Disinformazione e Manipolazione, «generale Mohammed Mohammedovic Abdulrakmanov, due volte Eroe dell’Unione Sovietica, due volte cavaliere dell’Ordine di Lenin, cekista d’onore» e astutissimo burattinaio e manipolatore di uomini-pedine, che agonizza nella sua dacia e – con grande imbarazzato stupore dell’agente Pitman, un siloviki ebreo che lo ammira – ha acceso un lumino rosso davanti all’icona, come un qualunque mugik vecchio-credente. Sarebbe dunque cristiano, questo gran manovratore leninista di razza uzbeka e di nome mohammadico?, si domanda Pitman scandalizzato e addolorato. Il generale Abdulrakmanov, dal suo divano in cui muore, gli dice: «Sai, non sono scontento della mia vita. Forse ho un po’ piegato la Storia nella buona direzione, e una o due volte ho preso a calci nel sedere il Chitano, e spesso l’ho fatto lavorare per me» (3). Forse sono solo fantasie. Ma non è fantasia che la Russia è tornata in sé, e la sua corazza sovietica e marxista s’è sgretolata, dopo essere stata consacrata al Cuore Immacolato di Maria, come chiese la Vergine a Fatima. E se vogliamo osare, c’è stata recentemente una giornata di digiuno ordinata dal Papa ai cattolici per sventare l’aggressione alla Siria che sembrava inevitabile... Il materialismo è stato per le masse. Certe forze, un buon cekista ha imparato a rispettarle, e a farle entrare nell’analisi strategica. Il sito Dedefensa invita a confrontare la riflessione del capo di Stato russo con «i luoghi comuni correnti nei discorsi (dei politici) del Blocco Occidentale-Americano, col loro catechismo morale d’occasione, di una infecondità intellettuale e spirituale che non cessa di stupire per il suo riduzionismo e imprigionamento concettuale (4). Il discorso di Putin è interessante per la sua volontà di usare dei riferimenti che, al contrario, liberano il pensiero... Per una volta non c’è bisogno di «leggere fra le righe» né chiedere una interpretazione agli addetti stampa, né da completare la comprensione dell’argomento attraverso il body language». Non si potrebbe dir meglio. È anche riconoscibile lo stigma delle forze e delle proteste che vengono scagliate contro la Russia di Putin, e che paiono tanto degne di rilievo ai nostri media: la dissacrazione di basso rango, le Pussy Riots che ballano sull’altare, le Femen che strillano a seno nudo. E questa, l’ultima, riportata il 20 settembre dalle agenzie europee: «Spogliarelliste russe contro Putin per la pace in Siria – Le ballerine di un club moscovita di striptease hanno realizzato un calendario osé, per attirare l’attenzione della gente sul problema siriano. Ne dà notizia il sito Rkb Daily». (Mosca, calendario sexy contro la guerra in Siria dedicato a Putin e Obama) Sul conflitto in Siria, le tre signorine dissentono da Putin Ecco chi si riduce a pagare l’intelligence, chiamiamolo così, occidentale, per fare un po’ di pandemonio. Spogliarelliste nude contro Putin. Entraineuses per la Siria. Il porno-club moscovita non approva che Assad consegni le armi chimiche. Notizia ripresa dal sito Rkb... Evidentemente, non trovano in Russia oppositori più seri da pagare, né siti informativi più prestigiosi. Sono sicuro che persino alla Cia si vergognano. Maurizio Blondet Fonte: www.effedieffe.com Link: http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=268648:cosa-ha-detto-putin-a-valdai&catid=83:free&Itemid=100021 26.09.2013 1) Il Valdai International Discussion Club vuol essere un forum di pensiero aperto a vari ospiti esteri. Fondato dalla RIIA Novosti e dal think tank governativo russo Council on Foreign and Defense Policy, cerca di suscitare ed arricchire con dibattiti ed apporti ad alto livello al pensiero strategico. Un po’ come l’atlantista Gruppo Bilderberg, il Valdai deve il suo nome alla località dove ha tenuto la prima riunione nel 2004, l’hotel Valdai sul lago Valdaiskoye, nella zona di Novgorod, ricca di monasteri e memorie storiche dell’ortodossia. L’incontro in cui Putin ha parlato è avvenuto il 19 settembre. 2) Nel senso detto da San Paolo, Efesini 1-18: «...La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove». 3) Abdurakman chiama la suprema cerchia del Kgb «il Concistoro». «Noi del Concistoro siamo una fabbrica della verità. Uso esterno, uso interno. Al punto tecnico in cui siamo, tutte le immagini derivano da noi». E l’agente Pitman, di medio livello, ascoltando il generale morente, coglie «la verità. Anche lui aveva già intravisto un segreto di quest’ordine: coloro che hanno le chiavi della disinformazione devono avere anche quelle d’informazione, e le chiavi dell’informazione sono le chiavi del mondo». È stato il Kgb, sapendo la verità sulle statistiche economiche sovietiche e la perdita di terreno rispetto alla tecnologia occidentale, che tentò la riforma del sistema. La morte prematura del geniale capo del KGB, Yuri Andropov, fece sì che il progetto fosse condotto da Gorbaciov, il quale fallì. Putin è nutrito di questa esperienza. 4) Questo elemento di stupida, ripetitiva brutalità americanista è colto dalcommentatore William Pfaff a proposito della soluzione escogitata ed imposta da Mosca per la Siria. La Casa Bianca continua a minacciare di bombardare la Siria, nonostante il regime siriano sia pronto a consegnare i suoi arsenali chimici, e pronto a firmare il trattato di bando di tali armi. «La Siria si assoggetta al diritto internazionale», scrive Pfaff, «il che è altamente significativo. Washington non sembra comprendere l’importanza della sottomissione del presidente Assad al diritto internazionale. Gli Usa sono diventati così indifferenti, anzi così abituati a violare il diritto internazionale, che non riesce a cogliere questo: che il resto del mondo vuol vedere Assad sottomettersi al diritto, e gli Stati Uniti (ed Israele) anche». Sono questi due ad essersi messi fuori dalla civiltà, e non lo capiscono. Mentre il nuovo presidente iraniano Rouhani stende la mano conciliante, annunciando d’essere disposto a discutere anche il suo programma nucleare, Netanyahu ha ordinato alla delegazione israeliana di uscire durante il discorso all’Onu del medesimo Rouhani; il governo e i giornali sionisti sono nel panico di fronte alla prospettiva di conciliazione, e incitano gli americani a non credere, a rifiutare la mano tesa, perché l’Iran vuol farsi comunque la Bomba e lanciarla sullo stato ebraico. Una puerile menzogna, commenta William Pfaff: «Gli israeliani lo sanno. La grossolana esagerazione del supposto pericolo è solo uno sforzo per indurre gli Usa a distruggere l’Iran come potenza regionale nel Medio Oriente, come hanno fatto per l’Iraq di Saddam, risparmiando così ad Israele la fatica...e il disonore». |