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Da Gheddafi a Mandela, Kemi Seba

di Kemi Seba - 17/12/2013

Fonte: L'intellettuale dissidente



Kemiseba


Al di là del folclore, delle tende, del suo rituale di Re d’ Africa che proponeva a tutti, quello che ha fatto Mu’ammar Gheddafi tra la fine del ventesimo e l’inizio del ventunesimo secolo, non c’è nessun altro capo di Stato che l’abbia fatto, purtroppo. In particolare per quanto riguarda il sostegno all’antimperialismo. Chi ha detto che era un terrorista ? Non il mondo, ma il mondo occidentale. C’è tutta una classe politica che si sbaglia su Mu’ammar Gheddafi.

Infatti, non è un angelo, ha commesso molti errori, le sue eccentricità l’hanno isolato da molte persone, però non dobbiamo farci influenzare dalla demonizzazione di cui è stato vittima. Il colonialismo mentale è il peggiore dei terrorismi, esso distrugge la popolazione non con le bombe ma con la mente, Gheddafi è stato un combattente contro questo colonialismo e quando ci si oppone a quest’ultimo, si può parlare di contro terrorismo, di conseguenza, non è lui il terrorista. Tutti i media, i politici ci parlano di Nelson Mandela, che mi piace molto, malgrado io non sia d’accordo con tutto ciò che ha fatto dopo la sua liberazione, però ci si dimentica troppo spesso che c’era una grande amicizia tra Mandela e Gheddafi.

Contrariamente a quello che si dice, Mandela non ha mai perdonato a Obama l’uccisione di Gheddafi e molti studi rivelano che le ragioni per le quali Mandela non ha ricevuto Obama, quando è venuto in Sudafrica, sono molto più complesse del semplice problema di salute. I veri combattenti non hanno accettato che Gheddafi venisse abbandonato da un’Africa, il quale sviluppo è sempre stato il suo cavallo di battaglia. La classe politica africana deve riflettere sulle sue responsabilità.

Per capire, basta guardare cosa succede attualmente in Repubblica centrafricana, dove, noi Africani, facciamo appello, come dei sottomessi, al grande vigile del fuoco che in realtà è un piromane, cioè l’oligarchia occidentale. Vediamo che è sempre lo stesso ritornello, bruciamo e poi vengono per spegnere l’incendio ed installare le loro infrastrutture. Dopo questa procedura, ci lamentiamo di non essere indipendenti, ma siamo noi i responsabili della nostra realtà. I politici africani hanno una grande responsabilità, ma non solo loro, anche i membri della società civile perché non esercitano una pressione sufficiente sui politici affinché abbiano un atteggiamento degno di fronte a delle potenze straniere.

Traduzione a cura di Damien Bondavalli (L’Intellettuale Dissidente)