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A mali estremi, estremi rimedi

di Giovanni Arena - 05/02/2014

Fonte: lintellettualedissidente


Ma il moralismo strisciante impone che che chi urla il vero ha torto, chi sussurra il falso ha ragione. Sopratutto se a fare la ramanzina sono gli stessi che, a provvedimento approvato, salutano i grillini sulle note di “Bella Ciao” e apostrofano con l'appellativo di “fascisti” coloro che intonano l'Inno Nazionale. E mentre Gramsci e Berlinguer si rivoltano nelle tombe, i loro successori, di comune accordo con lobbisti e finanzieri, gettano le fondamenta per un Paese sempre meno italiano, sempre più globale, sempre più schiavo.

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Il 29 gennaio il Parlamento ha approvato il linea definitiva il decreto legge “Imu-Bankitalia”, che prevede una rivalutazione scriteriata della Banca d’Italia, la possibilità di acquistarne il 3% della proprietà da parte degli investitori esteri e l’istituzione di una miniImu per far si che una parte dei 400 milioni di euro regalati alle banche rientri nelle casse dello Stato.

Alle ore 18 del 29 gennaio risultano iscritti per intervenire nella seduta 173 deputati del M5S, con l’obiettivo di far scattare la mezzanotte e rendere vano il tentativo di approvazione definitiva del decreto legge. Difronte al potenziale pericolo, la presidente della Camera Laura Boldrini decide arbitrariamente di bypassare l’ostruzionismo dei grillini e di procedere direttamente con la votazione. Risultato: l’approvazione in extremis del decreto Imu-Bankitalia. L’applicazione della così detta “tagliola”, o “ghigliottina”, ha però scatenato la reazione del deputati grillini e delle altre forze di opposizione, i quali hanno lasciato i loro posti e sono corsi verso chi, in nome della democrazia e delle istituzioni, si era appena avvalso di un’azione degna dei regimi più autoritari, impedendo dibattito e confronto tra le forze politiche. Accusati per i toni utilizzati, per la terminologia assunta e per i comportamenti inappropriati, i deputati 5Stelle non solo sono stati vittime di un atto politicamente scorretto, ma sono stati perfino oggetto di violenza fisica. Se infatti nei giorni passati il deputato De Rosa era stato più volte accusato, non certo ingiustamente, di aver ripetutamente minacciato ed offeso le donne del Partito Democratico, a Loredana Lupo è andata anche peggio: uno schiaffo e uno spintone da parte di un questore della, Camera Stefano Dambruoso(SC), il quale ha onestamente negato il fatto fino a quando non è stato pubblicato un filmato il quale provava la sua colpevolezza. Più giustificazioni che scuse alla collega deputata e rilevanza marginale all’accaduto nei telegiornali e gli articoli dei quotidiani. Fatto alquanto strano, vista l’odierna infinita propaganda contro la violenza sulle donne.

E come succede spesso in queste situazione, il carnefice interpreta il ruolo della vittima. Chi ha scansato la democrazia, e ha calpestato quel che resta dei suoi principi, ha il coraggio di chiedere: “Perché blocchi la democrazia?” a chi cerca in tutti modi, forse eccessivi o comunque non efficaci, di smascherare l’ipocrisia dell’accusatore. E’ evidente che le modalità di protesta vadano ridefinite, che bisogna trovare una strategia più efficiente ed un piano di lavoro che si adatti alla situazione politica, ma altrettanto evidente è che ciò che è accaduto in Parlamento nei giorni scorsi non ha lasciato scelta: bavaglio, ghigliottina, tagliola e quant’altro non incoraggiano vie di protesta e di opposizione istituzionali, che appaiono ora inutili, ora inefficaci, ora insufficienti, ora perfino negate. Ma il moralismo strisciante impone che che chi urla il vero ha torto, chi sussurra il falso ha ragione.

Sopratutto se a fare la ramanzina sono gli stessi che, a provvedimento approvato, salutano i grillini sulle note di “Bella Ciao” e apostrofano con l’appellativo di “fascisti” coloro che intonano l’Inno Nazionale. E mentre Gramsci e Berlinguer si rivoltano nelle tombe, i loro successori, di comune accordo con lobbisti e finanzieri, gettano le fondamenta per un Paese sempre meno italiano, sempre più globale, sempre più schiavo.