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Senza "aura"

di Simone Torresani - 11/02/2014

 


 

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 Dopo aver fatto sconquassi nella nipponica Tokyo , dopo aver affollato i musei della cosmopolita e globalizzata New York, il quadro-icona "La ragazza con l' orecchino di Perla", di Vermeer, arriverà in Italia, precisamente nella "fosca e turrita Bologna", l' 8 febbraio. Come sappiamo, il museo "Mauritshuis" di L’Aia è chiuso per restauri, così si è pensato di inviare i capolavori del "secolo d' oro" dell' arte olandese, il Seicento, in giro per il mondo in un lungo tour globale.

Così come Oltreoceano e nel Sol Levante, anche qui da noi è stato un boom di acquisti di biglietti, una corsa a chi è più lesto ad accaparrarsi il diritto di contemplare la tela.

Sembrerebbe, da indiscrezioni e da informazioni reperibili anche in Rete, che solo per la prima giornata d' esposizione i tagliandi venduti siano ben superiori agli 11.000. Nessuna meraviglia, giacchè a Tokyo si viaggiò ad una media giornaliera di circa 10.500 spettatori. Anzi, la prima settimana è già esaurita, come prevendita, nonostante la pesante crisi economica, le ristrettezze e le varie TASI, IMU mascherate, gabelle e tasse che pendono come spade di Damocle sulle teste degli italiani (i prezzi della mostra vanno dai 40 agli 80 euro, addirittura 150 per le visioni in anteprima con buffet del 31 gennaio-5 febbraio, inoltre si presume che non tutti i visitatori saranno bolognesi, quindi calcoliamo pure le spese di viaggio).

Per carità, si tratta di una ottima iniziativa artistica, nulla da eccepire, ma si rimane perplessi e a ben donde circa il culto pop mediatico nato attorno ad un quadro reso celebre a livello globale grazie ad un libro prima e a un film di Scarlett Johansson poi.

Sarebbe molto bello, se fosse possibile, ascoltare le parole di Walter Benjamin, che già nel 1936 si interrogò sull' opera d' arte nell' epoca della sua riproducibilità tecnica, nel famoso omonimo saggio. Secondo Benjamin, l' opera d' arte, nata in contemporanea con la formazione dello spirito religioso dell' uomo, è contraddistinta da un alone quasi "mistico", la cosiddetta "Aura", che permea tutto il manufatto artistico stesso. Affinchè una singola opera possa avere l' aura, che la rende "unica e irriproducibile", deve sottostare al famoso "hic et nunc", qui ed ora: e tale assunto corrisponde alla unicità dell' opera stessa in questione. Una volta riprodotta, spostata dal suo luogo naturale, data in pasto alla società di massa, non solo l' opera perde l' aura mistico-religiosa, ma l' arte stessa è snaturata dal suo fine per divenire un mezzo politico, usato dal potere per influenzare le masse (Benjamin si riferiva al razionalismo dell' arte fascista o all' architettura sovietica stalinista). Oggi, nel 2014, sarebbe bello provare ad immaginare quanti dei futuri visitatori di Palazzo Fava a Bologna sappiano di arte o conoscano l' "aura" del Vermeer. La tela dell' olandese è ridotta a un feticcio sballottato nei cinque continenti, ad una icona pop da immortalare sull' Iphone o con i Tablet e poi condividerla sui social network, magari alimentando anche bancarelle di t-shirt e gadget e calamite da frigorifero per far quattrini. Se Benjamin fosse vivo, parlerebbe oggi di arte piegata al modello turbocapitalista della "fine della Storia" : Fukuyama dixit.

Povera ragazza con l' orecchino, ridotta a un ammasso di colori da fotografare o da farsi un "selfie" da mettere su Instagram, per lo più da gente che, per la maggior parte, di Vermeer e del secolo d' oro olandese non sa nulla..per loro, è solo "la ragazza del libro e del film"

L' uomo postmoderno è riuscito anche nel “capolavoro”  della demolizione, in nome del profitto e del consumo istantaneo, delle grandi tele della pittura mondiale.

L' 8 febbraio io non sarò a far la coda a Bologna; nell' ipotesi che in tal giorno dovessi avere la brama  di godermi un quadro in santa pace, con aura compresa, andrò nella chiesa di Sant' Imerio, terzo altare di sinistra, dove dal 1690 circa è esposta gratis, immersa nell' ambiente pregno di significato del tempio religioso, la tela di Angelo Massarotti "S.Teresa intercede presso la Vergine perchè liberi Cremona dall' assedio del 1648", un dipinto che oltretutto raffigura la santa sullo sfondo di Cremona città murata del XVII secolo. Una tela che io, consapevole dell' appartenenza ad un territorio, sento mille volte più vicina e legata alla mia storia e comunità di destino di tutte le ragazze con o senza orecchino.