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Renzi, il capo del centrodestra

di Giuliano Augusto - 27/05/2014

Fonte: Rinascita


La conclusione che si deve trarre dal voto per le europee è la vittoria di Matteo Renzi che si è accreditato come il nuovo Berlusconi. Non solo e non tanto per avere fatto le stesse promesse dell'ex Cavaliere ormai disarcionato ma per avere portato dalla sua parte gli stessi ambienti sociali che avevano decretato le fortune di Forza Italia.1401143271.jpgBerlusconi avrrà 78 anni a settembre e questo fa di lui un arnese del passato. Le condanne penali ne hanno sancito la fine politica e le vicende personali all'insegna della ricerca di una perduta virilità umana e fisica lo stanno trasformando in una figura francamente patetica. Il tempo passa per tutti ma qualcuno purtroppo non si vuole rassegnare. Nemmeno i suoi fedelissimi e i suoi ex seguaci hanno un grande futuro di fronte a sé e senza il suo numero uno in campo l'ex centrodestra è destinato a dissolversi. Il voto a Renzi di milioni di ex elettori di Forza Italia è in tal senso molto significativo. Renzi è stato visto dal mondo delle piccole e medie imprese e dal popolo delle partite Iva come l'unica figura in grado di modernizzare l'Italia senza dover chiedere il via libera al sindacato, anzi schierandosi decisamente contro di esso. La netta vittoria, che è una sua vittoria personale, servirà all'ex sindaco per rimettere al loro posto tutti gli esponenti del vecchio apparato che già fu del PCI-PDS-DS e di spingerli definitivamente nell'angolo. Nessun partito era mai riuscito a superare il 40% dei voti come è successo al PD di Renzi. C'era riuscita la DC di De Gasperi nel 1948 con il 48% ma allora per gli italiani si trattava di ributtare indietro i socialcomunisti di Togliatti e Nenni, legati a filo doppio all'Unione Sovietica. E ci riuscì sempre la DC di Fanfani nel 1958 con il 42% dopo una svolta decisa del partito a destra, poi vanificata dalla scelta di cinque anni dopo e la nascita del centrosinistra. Il voto degli italiani per Renzi è stato quindi un voto di destra per il leader di un partito che si definisce di sinistra e che è membro della Internazionale Socialista. 1401143533.jpgIl grande assurdo della politica italiana sta quindi nella figura di un Renzi che proviene dagli ambienti dell'associazionismo cattolico e dalla vecchia Democrazia Cristiana. Forte del voto degli elettori, il Rottamatore potrà quindi procedere ad attuare le sue promesse. Da una sburocratizzazione ad una liberalizzazione della vita economica, fino alla riforma del mercato del lavoro all'insegna di sempre più diffuse forme di flessibilità e precariato, con la cancellazione progressiva dei contratti nazionale e la loro sostituzione con contratti a livello aziendale. Era quello che volevano le imprese e Renzi le accontenterà. Poi, certo, a favore di Renzi avrà pure giocato molto il bonus di 80 euro in busta paga. Con gli attuali chiari di luna si tratta pur sempre di soldi benedetti. Il voto a Renzi, a Renzi e non al PD, non è un voto a favore dell'Europa e delle sue attuali deliranti logiche in nome dell'austerità. Ma è semmai un invito al capo del governo, con l'Italia che guiderà il prossimo semestre europeo, a pensare di più all'economia reale meno alla finanza. Badare di più agli interessi dei cittadini e meno o nulla alle logiche antieconomiche della Bce e della Commissione europea. A muovere gli elettori è stata in particolare la paura di un vuoto di potere che rischiasse di far precipitare una situazione economica già catastrofica di suo. Gli elettori erano pienamente consapevoli del fatto che i vincoli creati dall'euro e dal patto di stabilità bloccano le prospettive di ripresa economica e hanno contribuito a diffondere la povertà. Ma alla fine, paradossalmente, perché Renzi è dentro tali logiche, lo hanno visto come il male minore, considerandolo sempre meglio del salto nel vuoto rappresentato dal voto a Grillo. E' duro ammetterlo ma purtroppo è così.
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