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Attacco all'Iran, i neocon tra guerra e magia nera

di Amir Madani - 19/08/2006

 
Bernard Lewis è docente alla Princeton University e ascoltato pensatore-consigliere dell'amministrazione neocon di J.W.Bush. Lewis è l'autore di numerosi libri come “il suicidio dell'Islam” o “La crisi dell'Islam”. A differenza di Micheal Ledeen e Richard Pearle, Bernard Lewis è un studioso “serio” che tra un libro e l'altro come Samuel Huntington, il teorico del Clash of Civilization, fa anche il consulente al Pentagono ed è ritenuto il più grande islamista ebreo vivente. Lewis in un recente articolo sul Wall Street Journal sostiene che il 22 Agosto è una data opportuna per un attacco nucleare dell'Iran contro Israele. Lo storico imposta la propria analisi dando per certa la bomba atomica in Iran per disegnare scenari apocalittici.

Secondo il celebre teorico neocon, il 22 Agosto si determineranno alcune coincidenze: è il giorno in cui il profeta dell'Islam ha annunciato la propria profezia –Be'sah-; il 22 Agosto che corrisponde al 27 Rajab per i mussulmani è anche “ La Notte dell'Ascensione” cioè la notte del viaggio mistico del profeta nel cielo -secondo Avicenna- ( secondo teologi mussulmani si tratta invece di un vero e proprio viaggio fisico del profeta nei cieli). Oltre a queste due ragioni fondamentali di sapore teologico, il 22 Agosto è il giorno indicato dai governanti iraniani per dare una risposta alla proposta del gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Inghilterra e Germania) riguardo al progetto del nucleare iraniano. Per queste ragioni secondo Bernard Lewis il 22 Agosto 2006 rappresenta un giorno ideale per Teheran per «la fine apocalittica di Israele e se necessario del mondo».

L'articolo di Lewis ha avuto grande eco negli ambienti neocon. Robert Spencer ha sostenuto che alcuni governanti iraniani abbiano dichiarato al leader di un partito siriano di avere l'intenzione di “illuminare” il 22 Agosto o 27 Rajab la notte di Gerusalemme per commemorare “ La Notte dell'Ascensione”. Anche Fox News di Rupert Murdoch ha trasmesso un programma con questo titolo: “L'Iran trasformerà il 22 Agosto nella data per la fine del mondo?”

Sorge la domanda: come mai i neocon dopo varie campagne belliche basate sulla menzogna e miranti ad abbattere le barriere nazionali e doganali per allargare i mercati e supportare il cosiddetto libero commercio attraverso promozione della libertà e democrazie formali, ora debbono ricorrere alla fama e celebrità del noto accademico? Come mai il celebre studioso e uno dei massimi teorici neocon cerca ora di dare una parvenza accademica alla propria profezia in odore della magia nera e superficiale?

Oramai si è oltre la guerra psicologica e la risposta va cercata negli eventi medio orientali dell'ultimo periodo.

E' noto che tutta la campagna medio orientale dell'amministrazione Bush sin dall'inizio abbia come obiettivo principale l'Iran, con il fine di mettere le mani su un area strategica e garantire la propria supremazia sugli avversari euroasiatici. Fatto rinviato più volte ma sempre all'ordine del giorno. Seymour Hersh ( «Watching Lebanon - Washington's interest in Israel's war», New Yorker , 14 agosto 2006), celebre giornalista Usa - sempre contestato dalla Casa Bianca e dal Pentagono ma mai confutato- dando voce ad una impressione comune ha rivelato: il governo Bush, ha spinto Israele allo scontro con Hezbollah, pensando che «una campagna di bombardamento dell'aviazione israeliana contro le postazioni Hezbollah sotterranee e fortificate, se avesse avuto successo, avrebbe potuto dare indicazioni su un attacco preventivo americano per distruggere le installazioni nucleari dell'Iran, in parte anch'esse sotterranee».

L'attacco di Israele in Libano doveva saggiare la resistenza di Hezbollah e loro supporter di Teheran ed essere una prova generale per un attacco aereo all'Iran. La prova come è noto è stato un vero e proprio fallimento. Per la prima volta nella storia l'esercito israeliano ha subito gravi danni e il mito della sua invulnerabità nella coscienza delle masse medio orientali ha avuto le prime crepe. Oltre ciò le masse dei paesi musulmani sunniti alleati di Washington (Egitto,Giordania, Arabia Saudita in primis ) sono scese in piazza a sostegno della guerriglia sciita libanese, contestando fortemente gli Usa.

L'islamista David Gardner, sul Financial Times («How history-makers misplaced the game of islamic power», Financial Times , 11 agosto 2006), riferisce che gli arabisti-islamisti vicini ai neocon e ai vari istituti governativi e all'intelligence degli Usa e dell'Inghilterra - tra i primi troviamo senza dubbio Bernard Lewis- avevano lavorato per anni all'indebolimento del mondo arabo sannita, mettendo in rilievo le potenzialità storiche insite nella destabilizzazione della millenaria egemonia sunnita. Ora, gli stati sunniti cioè le monarchie assolutiste (Arabia Saudita,Giordania) o le repubbliche presidenziali con presidenti a vita (Egitto) alleate degli Usa vedono con terrore il consolidarsi della mezza luna sciita che si estende dall'Iran all'Iraq, dalla Siria al Libano, con i paesi del Golfo Persico comprendente l'Arabia Saudita orientale fino allo Yemen dei sciiti zeiditi e per di più con l'aureola dei vincenti. In questo quadro è significativo quanto ha scritto nei giorni della guerra libanese il sito internet della tv saudita al-Arabiyah: Ebrahim al-Mesri il vice Segretario dei Fratelli Mussulmani egiziani, cioè un'organizzazione sunnita, sostiene: in accordo con Hezbollah i nostri combattenti sono già in Libano per combattere l'aggressore. Israele spinto dagli Usa ha “sanato” una frattura storica del mondo islamico e cioè la divisione tra sciiti e sunniti. il rischio, avverte Hersh, è che alla Casa Bianca tutto ciò ٍ non venga interpretato come una sconfitta.

Nella conferenza stampa del 14 Agosto J.W. Bush, ha parlato della “guerra mondiale contro il terrorismo”, attaccando nuovamente Iran, Siria e Hezbollah e definendo Israele come vincente: una posizione che da un lato è la dimostrazione di errori di valutazione, dall'altro conferma la persistenza delle intenzioni e i piani d'attacco all'Iran. L'impantanarsi della macchina bellica Usa in Iraq e la “sconfitta” israeliana in Libano e più in generale il fallimento dei piani dell'amministrazione Bush potrebbero accelerare i piani d'attacco all'Iran. E' in questo quadro che Bush ha dichiarato ufficialmente che gli Usa si metteranno in posizione d'attacco.

Dick Cheney continua a ripetere: «Possiamo imparare cosa fare in Iran studiando quello che Israele fa in Libano». Si tende a pensare cioè che l'attacco israeliano dal cielo «ha funzionato». Ciò vuol dire che a parere di Cheney si può e si deve attaccare l'Iran dal cielo per distruggerne gli impianti nucleari. Uno scenario che angoscia gli stessi generali del Pentagono che ancora non abbiano perso del tutto il senno.
A Richard Armitage, vice-segretario di Stato nel primo governo Bush, viene attribuito da Hersh la seguente riflessione: «Se la più indiscussa potenza militare nell'area, Israele, non riesce a pacificare un Paese come il Libano, con soli 4 milioni di abitanti, si deve pensare due volte a prendere l'operazione israeliana come un modello contro l'Iran, Paese che ha grande profondità strategica e 70 milioni di abitanti». A ciò bisogna aggiungere che l'Iran storicamente ha una estensione culturale che va dal Kashmir fino al Libano.

Ma come è noto il mastino dei neocon Cheney non ascolta consigli. Bush stesso ascolta solo la voce del suo Dio personale.
E i neocon nonostante le apparenze e dichiarazioni ufficiali, benché consapevoli della sconfitta di Israele, angosciati dalla personale preoccupazione per la propria caduta di popolarità, premono per capovolgere la situazione che li vede oramai responsabili di una politica fallimentare che ha indebolito gli Usa nell'intero globo e nell'area medio orientale in particolar modo.
Ha spiegato Pat Buchanan: «Il nostro partito della guerra, screditato dal fallimento delle politiche che ha applaudito in Libano e Iraq, già sta gridando che Bush deve 'colpire la fonte' di tutte le nostre difficoltà: l'Iran» (Patrick Buchanan, «Olmert's war, and the next one», Antiwar.com , 14 agosto 2006).
«Se il presidente ascolta questa gente, Dio salvi la repubblica», conclude Buchanan.
I generali del Pentagono, Abizaid e omologhi, coi loro uomini già impantanati in Iraq e Afghanistan attendono con angoscia l'ordine fatale: il bombardamento aereo dell'Iran, forse già ad ottobre, prima del voto di medio termine di novembre, a parere di Bush e consiglieri sempre ignari dell'importanza delle opinioni pubbliche mondiali, un «blitz di successo» dovrebbe sollevare le sorti di un presidente impopolare.

Ma è più probabile che l'amministrazione Bush basandosi, sull'analisi di Bernard Lewis e dichiarando di voler prevenire un attacco nucleare iraniano ad Israele nella data del 22 agosto 2006 cominci un attacco militare aereo limitato contro l'Iran. Oppure aspettare che “mani ignote” o fanatici di al-Qaeda organizzino un spettacolare attentato terroristico stile 11 Settembre 2001 a Gerusalemme contro gli inermi cittadini, per poi additare l'Iran come responsabile e sferrare l'attacco preventivo. A questo proposito bisogna tener presente che alle Hawaii, il 14 agosto, ha avuto luogo un'esercitazione (William Cole, «Simulated nuclear explosion planned in Hawaii august 14-16», Honolulu Advertiser , 11 luglio 2006). Nel solo mese di agosto tutta una serie di sospette esercitazioni del genere sono avvenute in Alabama, Illinois, San Francisco: tutte simulavano attentati e disastri di massa. Un prezioso sito, «FalseFlagNews.com», ha cominciato a tenerne il conto e ha riportato la simulazione dello scoppio di una bomba atomica da mezzo chilotone).

Cosi Bernard Lewis diventrebbe il secondo Nostradamus e la sua profezia all'insegna della magia nera assumerebbe lineamenti reali.


Amir Madani
Fonte:www.megachip.info