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Diritti e doveri

di Stefano D’Andrea - 07/07/2014

Fonte: Giornale del Ribelle

 


 

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Riportiamo un brevissimo articolo di Stefano D’Andrea, da Appelloalpopolo del 2 luglio scorso, ma soprattutto, nel dibattito che vi ha fatto seguito, la replica dello stesso Autore a Mirko. Quella replica è un autentico capolavoro che tutti i lettori di questo blog sono invitati a meditare (N.d.d.)

L'ultimo gruppo "di sinistra" si chiama "Libertà e diritti", nome che conferma che oggi "di sinistra" significa liberale. Se sinistra significasse ancora "socialista", il gruppo sarebbe stato chiamato "giustizia e doveri". Peraltro, mancando completamente la coerenza del vero liberalismo, siamo in realtà in presenza di un sinistro liberalismo: "vogliamo essere libertari con il reddito di cittadinanza" è lo slogan che sembra raccogliere il pensiero di questo nuovo gruppo. Un pensiero immaturo di gente immatura.

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"Chi prende 800/1000/1200 euro al mese , o a chi non ha un lavoro , o non ha una casa ecc. ha bisogno di più diritti , non di più doveri".

Ovviamente sono d'accordo con la prima parte della proposizione, non con la seconda. Per aumentare i salari e i bassi redditi da lavoro autonomo (la sinistra dimentica sempre questi ultimi, salvo che si tratti di "falsa partite iva", ossia di falsi autonomi), serve la piena occupazione che fa bene a tutte e due le categorie, e discipline particolari per i lavori autonomi. Ma come si raggiunge la piena occupazione in Italia? Come si persegue questo obiettivo della Costituzione della REPUBBLICA ITALIANA? Serve una politica economica e, quindi, partiti che la perseguano. Ed ecco il punto: art.49 della Costituzione: "Tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". La norma reagiva al fascismo e fissava un "diritto". Ma è ovvio che la partecipazione politica è anche un dovere o almeno un onere. Se la gente disoccupata o sottoccupata o con basso salario o reddito autonomo non milita, mi dici chi mai potrà attuare quella politica economica? C'è dunque il dovere di militare e l'onere di farlo bene e con intelligenza, altrimenti anche se militi non conti nulla. È da quel dovere e dall'onere di militare con intelligenza che bisogna partire, se vuoi tornare ad avere i sacrosanti diritti ai quali alludi. Perciò, ciò che giuridicamente è un diritto (di militare), moralmente è un dovere e realisticamente un onere.

" Chi viene rinchiuso in una prigione a cielo aperto o finisce in carcere solo perchè nel suo passaporto c'è scritto "palestinese" , "messicano" o "marocchino" , ha bisogno di più diritti , non di più doveri".

La materia dell'immigrazione è molto complessa e certamente mal disciplinata. Personalmente sono per una accoglienza molto più generosa e ospitale rispetto a quella che riserviamo a chi arriva ma per un trattamento molto più severo nei confronti di molte categorie di stranieri: hanno il dovere di non delinquere, come tutti noi ma se delinquono, in base a trattati stipulati con gli stati di provenienza devono passare gli anni di carcere nei loro paesi; messi in regola hanno il diritto di lavorare ma se accettano paghe inferiori al minimo sindacale o condizioni inaccettabili per i nostri lavoratori o svolgono professioni autonome a prezzi stracciati perché riescono a vivere in sei in una stanza e non hanno quasi spese, così concorrendo alla deflazione salariale (hai notato che sul Sole 24 Ore non è stato mai pubblicato un solo articolo che proponesse di far entrare meno stranieri?) vanno trattati per quello che sono: crumiri. Ed esiste il dovere di non essere crumiri. Sicché hanno il diritto di lavorare e mangiare se non fanno i crumiri. Se fanno i crumiri e qualcuno gli rompe le gambe o la schiena a me non dispiace (ovviamente vale anche per gli italiani), sai io forse non sono di sinistra ma sono socialista. Non capisco perché negli anni Settanta era logico aggredire l'italiano che non scioperava e ora si debbano accettare bassi redditi anche perché a qualcuno si deve attribuire il diritto ad essere crumiro. Questo modo di pensare è immondizia morale.

"L'omosessuale che vuole mettere in comune i propri beni con il proprio compagno , invece che lasciarli ad una famiglia d'origine che magari l'ha emarginato per la sua omosessualità , ha bisogno di più diritti , non di più doveri"

Questa è davvero clamorosa e testimonia quella immaturità di pensiero alla quale alludo nel post. Intanto, i legittimari, ossia coloro ai quali l'ordinamento riserva una parte del patrimonio in caso di morte, sono figli, coniuge e ascendenti legittimi. Ora, se l'omosessuale non ha figli e coniuge, la quota riservata agli ascendenti legittimi è di 1/3 (art. 538, I co., cod.civ.). Quindi oggi l'omosessuale è liberissimo di lasciare i 2/3 del suo patrimonio al suo compagno, esattamente come ogni eterosessuale non sposato senza figli ma con ascendenti legittimi. Vuole avere la libertà di diseredare gli ascendenti? E perché l'ordinamento dovrebbe consentirgli la soddisfazione di questo capriccio, se non lo consente nemmeno agli eterosessuali sposati? Infatti, quando chi muore lascia ascendenti legittimi e coniuge, al coniuge è riservata la metà e agli ascendenti legittimi un quarto (art. 544 cod.civ.). Quindi l'eterosessuale sposato ma senza figli, che premuoia ai genitori e che abbia 100 mila euro non può disporre (a tutela degli ascendenti legittimi) di 25.000 euro, mentre un omosessuale non unito civilmente, che abbia un compagno e degli ascendenti legittimi non può disporre di 33.333 euro.

Perciò le cose non stanno come dici tu, che eri poco informato (scusami ma insegno diritto privato) e il preteso diritto si rivela poco più che un capriccio. Ti sembra una battaglia importante? Tuttavia, si può anche essere disposti a soddisfare un capriccio, che, in fondo, economicamente risponde ad un giusto criterio di uguaglianza. L'obiezione più grave è pretendere l'unione civile degli omosessuali sostenendo che si ha "diritto ad avere un diritto". Lo squallore morale e l'irrealismo – nel senso di non conoscenza della realtà — quindi l'ipocrisia che si annidano in tale concezione sono stratosferici. Infatti, non ho mai conosciuto una sola persona che dopo sposata abbia pensato di aver acquistato diritti. Tu l'hai conosciuta? Chi si sposa "contrae un vincolo" e diventa titolare di innumerevoli doveri e soggezioni. Dovere di coabitare, dovere di avere la medesima residenza, dovere di fedeltà, dovere di aiutare materialmente e spiritualmente; conseguente (anche se non automatico) addebito della separazione in caso di violazione di quei doveri; dovere di corrispondere l'assegno di separazione; indisponibilità per testamento di una parte rilevante del patrimonio al momento della morte anche se ha scoperto il coniuge (o l'unito) a letto con 10 persone, e anche se ha scoperto che lo tradiva da tempo e anche se il giorno prima il coniuge o l'unito lo ha picchiato a sangue; obbligo di pagare gli alimenti (anche nei confronti del coniuge separato comunque si sia comportato nel rapporto matrimoniale o durante l'unione); obbligo del padre e della madre del coniuge (o dell'unito) di pagare gli alimenti all'altro coniuge (o unito), sebbene quest'ultimo si sia comportato malissimo nei confronti degli obbligati; obbligo del coniuge o dell'unito di pagare gli alimenti al suocero o alla suocera anche se si sono comportati malissimo con loro. Il matrimonio, come rapporto giuridico, ossia dal punto di vista giuridico, è l'insieme di questi doveri, vincoli e soggezioni. Se dunque gli omosessuali reclamano il potere di legarsi giuridicamente al compagno per contrarre i doveri, i vincoli e le situazioni di soggezione che caratterizzano il rapporto matrimoniale tra coniugi, dunque se vogliono assumere vincoli, allora la pretesa può essere presa in considerazione. Se invece si lamentano perché vogliono un diritto che già hanno (sia pure in misura leggermente minore all'eterosessuale sposato senza figli e con ascendenti legittimi) o addirittura per avere un diritto di diseredare i genitori che li hanno ripudiati, diritto che non hanno nemmeno gli eterosessuali e se muovono da una concezione alterata, falsa immorale del matrimonio come regno dei diritti, quando il matrimonio è il regno dei doveri, questi omosessuali vanno denunciati come portatori di idee spregevoli, squallide, schifose, che strumentalizzano un nobile, antico e sacro istituto. Mi dici cosa ha a che vedere essere di sinistra con tali concezioni spregevoli? Quanto alla "ragazza israeliana di famiglia ebraica ortodossa che vuol stare con un ragazzo palestinese di famiglia sunnita", essa nel nostro ordinamento ha tutti i diritti che hanno gli altri cittadini e residenti. Cosa preveda, in proposito, l'ordinamento israeliano o saudita o marocchino nemmeno mi interessa. Abbiamo tanti diritti da conquistare o da riconquistare e tanti doveri da riaffermare, strumentali o finali, qui sulla nostra terra e nella nostra Repubblica, che davvero non ho la presunzione di interessarmi a diritti pretesi in altri Stati.

Come vedi la teorica dei diritti è monca, perché lascia fuori i doveri, preferisce interessarsi a diritti da affermare in ordinamenti stranieri anziché a interessi da tutelare nella nostra Repubblica (è una teorica globalista), immorale o rischia di essere immorale, perché strumentalizza nobili istituti e spesso falsa, scambiando privilegi, capricci, diritti e doveri.

Perché credi che la "sinistra" abbia finito per essere composta soltanto dal 3% dei votanti? Perché sono stupidi gli italiani? Perché sono stupidi i cittadini di tante altre nazioni? No, perché è immatura, buonista, giunge a falsificare la verità e soprattutto rimuove i doveri. Il fondamento dei diritti sono i doveri. Da un lato, se noi adempiamo i nostri doveri abbiamo titolo per rivendicare i diritti, dall'altro ogni comunità, piccola o grande che sia, è fondata sui doveri, sicché alla resa dei conti la teorica dei diritti è manifestazione di individualismo.