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L'imperialismo statunitense in Cambogia durante la guerra al Vietnam

di Marco Musumeci - 26/11/2014

Fonte: Eurasia

L’IMPERIALISMO STATUNITENSE IN CAMBOGIA DURANTE LA GUERRA DEL VIETNAM

Gli Accordi di Ginevra del 1954 posero fine alla guerra di Indocina, che si era conclusa con la sconfitta dei francesi ad opera del Vietminh a Dien Bien Phu. I firmatari, fra cui Francia, URSS, Cina e Vietnam del Nord, riconobbero l’indipendenza della Cambogia e la sua posizione internazionale come stato neutrale. Tuttavia, la Cambogia indipendente dovette subire le politiche imperiali statunitensi a causa della sua posizione strategica. Gli USA, sempre più coinvolti nel conflitto vietnamita e decisi ad impedire l’avanzata del comunismo nel sud-est asiatico, pretendevano che la Cambogia entrasse a far parte della SEATO (Organizzazione del Trattato del Sud Est Asiatico) che comprendeva Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Australia, Nuova Zelanda, Thailandia e Filippine. Il principe Sihanouk, che all’epoca era alla guida di quella nazione, oppose sempre un netto rifiuto, poiché era deciso a conservare la neutralità del proprio paese. Gli Stati Uniti, irritati dal comportamento di Sihanouk, alternarono aiuti economici, minacce e appoggio alla sovversione interna ed esterna. La CIA creò una classe militare cambogiana conservatrice e apertamente filoamericana, finanziando allo stesso tempo alcuni gruppi armati di opposizione anticomunisti che intendevano instaurare un regime repubblicano. Inoltre, gli Stati Uniti sostenevano le rivendicazioni territoriali dei paesi alleati Thailandia e Vientam del Sud, che rifiutavano di riconoscere i confini con la Cambogia. Fra il 1957 e il 1958 le truppe sud-vietnamite, sostenute dagli USA, invasero Stung Treng, una provincia cambogiana nord-orientale in cui vi era una presenza significativa dell’etnia vietnamita, ma furono respinte dopo violenti combattimenti. Le truppe sud-vietnamite, coadiuvate dalla CIA, proseguirono le proprie incursioni in territorio cambogiano per tutti gli anni ’60. La Thailandia, forte dell’appoggio statunitense , occupò la provincia cambogiana occidentale di Preah Vihear nel 1958, ma soltanto nel 1962, dopo l’intervento della Corte Internazionale di Giustizia, acconsentì al ritiro delle sue truppe. In questo periodo la CIA, intenzionata a creare un corridoio strategico tra il Vietnam del Sud e la Thailandia, tentò invano di fomentare una rivolta secessionista nelle provincie di Siem Reap e di Kompong Thom per creare uno stato fantoccio degli USA che comprendesse il nord della Cambogia e il Laos meridionale. La CIA organizzò inoltre, senza successo, numerosi attentati contro Sihanouk, assoldando sicari e recapitando pacchi esplosivi. Alla fine del 1965, gli Stati Uniti bombardarono con i B-52 il confine fra il Vietnam del Sud e la Cambogia provocando migliaia di morti e feriti fra i civili di entrambi i paesi. Questi avvenimenti costrinsero Sihanouk ad accettare gli aiuti economici e militari cinesi e a permettere tacitamente ai nord-vietnamiti e ai vietcong di utilizzare il Sentiero di Ho Chi Minh, che attraversava la Cambogia orientale, per penetrare nel Vietnam del Sud dove effettuavano le proprie missioni militari contro il regime di Saigon, fantoccio degli USA. Alla fine degli anni ’60, l’instabilità della Cambogia fu ulteriormente aggravata dalla presenza di un crescente movimento comunista di opposizione, dominato dai khmer rossi, che stava prendendo piede nelle campagne cambogiane. I bombardamenti americani in Cambogia cominciarono nel marzo 1969 per volontà del presidente Nixon. A partire da quell’anno, la Cambogia fu sempre più coinvolta nel conflitto in corso nel vicino Vietnam, con conseguenze devastanti. Tramite i bombardamenti sulla Cambogia, gli USA intendevano proteggere la sicurezza del traballante regime di Saigon. Fino all’estate del 1973 i B-52 americani sganciarono sulla sola Cambogia 539.129 tonnellate di bombe, tre volte il tonnellaggio complessivo, armi atomiche comprese, sganciato sul Giappone durante la II Guerra Mondiale. I bombardamenti americani distrussero l’economia cambogiana e ne disgregarono la società, favorendo la crescita dell’opposizione armata dei khmer rossi. Tuttavia, pur causando enormi distruzioni del territorio con centinaia di migliaia di vittime e di profughi, le missioni di bombardamento americane non affievolirono mai le capacità di combattimento dei comunisti vietnamiti che, invece, consolidarono la propria presenza militare in Cambogia. Anche le numerose missioni terrestri di infiltrazione e sterminio, promosse dalla CIA, non riuscirono a localizzare le basi comuniste e a distruggerle. Il 18 marzo 1970 il generale Lon Nol, forte del sostegno della CIA, effettuò un colpo di stato, instaurando un regime militare. Il 23 marzo dello stesso anno, a Pechino, Sihanouk riunì l’opposizione cambogiana, fra cui i khmer rossi, nel FUNK (Fronte Unito Nazionale della Kampuchea) e chiese ai suoi compatrioti di ribellarsi al regime di Lon Nol. Il conflitto cambogiano si aggravò nell’aprile 1970, quando Stati Uniti e Vietnam del Sud invasero la Cambogia per distruggere le basi comuniste. I sud-vietnamiti, forti del sostegno americano, perpetrarono saccheggi e massacri ai danni dei civili cambogiani, spingendone un gran numero ad entrare nella resistenza ed aggravando la guerra civile in corso che si concluse il 17 aprile 1975, con la caduta della capitale Phnom Penh nelle mani dei khmer rossi di Pol Pot.

Marco Musumeci, 34 anni, laureato in Scienze internazionali e diplomatiche nell’ottobre 2006. Fra il 2009 e il 2010 autore di alcuni saggi brevi incentrati sulla politica estera di Cuba, pubblicati sul “Moncada”, periodico dell’Associazione di Amicizia Italia-Cuba.