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Clini contro Rubbia. Chi ha ragione riguardo i numeri dell’eolico?

di Terenzio Longobardi - 07/09/2006

 

Qualche mese fa abbiamo assistito a una garbata polemica tra il Direttore del Ministero dell’Ambiente e il

premio Nobel in merito al ruolo dell’energia eolica nel nostro paese. Secondo Carlo Rubbia sarebbe

marginale il contributo dell’energia eolica in Italia alla produzione di elettricita’ ed alla riduzione delle

emissioni di anidride carbonica. Corrado Clini, premettendo che "anche i premi Nobel qualche volta

possono sbagliare", ha invece affermato che "il contributo dell’energia eolica in Italia sara’

determinante per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla direttiva europea per le fonti rinnovabili e

dalla decisione europea per l’attuazione del Protocollo di Kyoto". Secondo Clini, "Per rispettare il ‘Piano di

allocazione nazionale delle quote di emissione’ previsto dalla Direttiva Europea ‘Emissions Trading’, e’

necessario assicurare entro il 2007 il completamento della installazione di circa 3000 MW di energia eolica,

facendo riferimento alle autorizzazioni gia’ concesse ed alle domande di autorizzazione presentate per la

installazione degli impianti nelle regioni centro meridionali. Considerando le ore di funzionamento degli

impianti eolici (attorno alle 2.500 ore annue sulla base delle valutazioni del GRTN), 3000 Mw producono

elettricita’per circa 7,5 Twh, che corrispondono a 8 milioni di tonnellate/anno (Mton.) di emissioni evitate di

anidride carbonica. Questo dato e’ facilmente ricavabile utilizzando il fattore di emissioni di anidride

carbonica (1,06 ton./Mwh) degli impianti termoelettrici che utilizzano olio combustibile".

Cerchiamo perciò di analizzare nel dettaglio queste affermazioni. I dati statistici sulla produzione di energia

elettrica sono resi disponibili sia dal GRTN che da Terna. Terna - Rete Elettrica Nazionale S.p.A. è la società

responsabile in Italia della trasmissione e del dispacciamento dell’energia elettrica sulla rete ad alta e

altissima tensione su tutto il territorio nazionale. In seguito al trasferimento del ramo d’azienda relativo a

dispacciamento, trasmissione e sviluppo della rete a Terna S.p.A, il GRTN si concentra sulla gestione,

promozione e incentivazione delle fonti rinnovabili in Italia. I dati disponibili sul sito di Terna sono aggiornati

all’anno 2005, quindi ad essi faremo riferimento. Riportiamo di seguito i valori riferiti alla produzione lorda e

alla potenza installata lorda degli impianti eolici italiani.

Anno 2002 2003 2004 2005

Produzione annua

lorda (Mwh) 1.404.200 1.458.400 1.846.500 2.343.400

Potenza efficiente

lorda (Mw) 780,11 873,64 1.131,485 1.638,955

Il calcolo del fattore di capacità, cioè delle ore equivalenti annue di funzionamento dell’attuale parco eolico

italiano, ottenuto dividendo la produzione lorda annua per la potenza efficiente lorda, risulta problematico, a

partire da questi dati su base annua, che tengono conto anche dell’entrata in funzione di nuovi impianti nel

corso dell’anno. Comunque si può provare a ottenere una sufficiente approssimazione, considerando l’ipotesi

massima e minima di entrata in funzione dei nuovi impianti alla fine e all’inizio dell’anno, cioè dividendo la

produzione annua per la potenza dell’anno precedente e per quella dello stesso anno.

Anno 2003 2004 2005

Ore equivalenti Ipotesi

massima 1869 2114 2071

Ore equivalenti Ipotesi

minima 1669 1632 1430

Un elemento utile di valutazione ai fini dell’approssimazione è contenuto nell’anno 2003, in cui la produzione

annua è stata praticamente identica a quella dell’anno precedente, quindi l’ipotesi massima (1869 ore) si

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avvicina molto al valore effettivo. Concludendo, possiamo quindi ragionevolmente considerare un fattore di

capacità dell’attuale parco eolico di circa 1800 ore. Il dato di 2500 ore, citato da Clini, appare pertanto

sovrastimato, anche considerando le ipotesi massime della tabella precedente.

Considerando infine che non sono stati ancora sfruttati molti dei siti italiani potenzialmente interessanti dal

punto di vista dell’intensità del vento, per l’opposizione di alcune Regioni italiane come Sardegna e Puglia, si

può realisticamente pronosticare un margine superiore per il fattore di capacità di circa 2000 ore. Secondo

queste ipotesi, i 3000 Mw citati da Clini necessari per rispettare il Piano di allocazione nazionale delle quote

di emissione, produrrebbero quindi da 5,4 Twh a 6 Twh invece dei 7,5 Twh indicati da Clini.

Passiamo ora ad esaminare il contributo alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, ai fini

dell’attuazione del Protocollo di Kyoto. Considerando che la produzione elettrica nazionale è ancora

notevolmente dipendente dal petrolio, 35,846 Twh nel 2005 secondo i dati Terna, e in previsione

dell’imminente picco della produzione mondiale di petrolio, oltre il quale inizierà un inesorabile declino della

disponibilità di tale risorsa, è assolutamente prioritario per il nostro paese ridurre drasticamente l’uso del

greggio. Quindi, ipotizziamo di sostituire le centrali termoelettriche alimentate ad olio combustibile con

centrali eoliche. Utilizzando il valore emissivo di 73,70 ton.CO2/TJ contenuto nella Decisione della

Commissione 29/01/2004 attuativa della Direttiva 2003/87/EC per il monitoraggio dei GHG (Green House

Gas) e un’efficienza media delle centrali ad olio combustibile del 38%, otteniamo un fattore di emissione pari

a 0,694 Mton. CO2/Twh che, moltiplicato per la produzione di energia eolica calcolata in precedenza,

determina un risparmio di emissioni di anidride carbonica pari a 3,75 –4,16 Mton., la metà delle quantità

indicate da Clini.

Nonostante questo ridimensionamento numerico, il ragionamento di Clini sull’importanza strategica

dell’energia eolica in relazione alla Direttiva Europea sulle rinnovabili e al protocollo di Kyoto rimane però

sostanzialmente valido. Considerando infatti il potenziale eolico italiano, è realisticamente praticabile un

obiettivo di nuovi 8000 Mw che, attraverso i calcoli precedenti, corrispondono a una produzione annua di

energia elettrica di 14,4 –16 Twh e a una riduzione di emissioni pari a 10 –11 Mton. CO2. Considerando

che il costo di una tonnellata di CO2, nel mercato europeo dell’Emission Trading è attualmente di circa 15

Euro, la realizzazione delle centrali eoliche consentirebbe un risparmio per il nostro paese di 150 milioni di

Euro all’anno.

La delibera CIPE 19/12/2002 ha fissato in 124,9 Mton. di CO2 le emissioni del settore elettrico nel 1990.

Quindi la riduzione del 6,5% prevista dal Protocollo di Kyoto corrisponde a circa 8 Mton. CO2, che sommate

alle attuali maggiori emissioni rispetto al 1990 di circa 15 Mton. CO2, ci obbligano a una riduzione per il

settore elettrico di 23 Mton. CO2 (la riduzione complessiva del sistema energetico richiesta all’Italia è di

circa 87 Mton. CO2).

Quindi l’eolico in Italia potrebbe contribuire agli obiettivi di Kyoto relativi al settore elettrico per circa il 45%

!!! (12% rispetto alle emissioni complessive) e circa per il 65% al raggiungimento dell’obiettivo della

Direttiva Europea sulle rinnovabili (produzione aggiuntiva da nuove rinnovabili pari al 7% dell’elettricità

consumata, che nel 2004 secondo il rapporto ENEA è stata di 325 Twh) . Si avrebbe inoltre una riduzione

della dipendenza dal petrolio nella generazione elettrica di circa il 45% (15 Twh/36Twh).

Inoltre, in un quadro più generale, l’applicazione della stessa metodologia di calcolo al potenziamento delle

altre fonti rinnovabili ci consentirebbe di conseguire i seguenti risultati:

Fonte Potenza

(Mw)

Obiettivo Kyoto

2012 (%)

Obiettivo Direttiva

rinnovabili 2010 (%)

Minore uso

petrolio (%)

Eolico 8000 45 65 45

Biomasse 3000 45 65 45

Altre (solare, idro,

ecc.)

10 15 10

Totale 100 145 100

Ciò significa che una politica decisa di penetrazione delle rinnovabili, in particolare eolico e biomasse,

consentirebbe all’Italia di rispettare gli obblighi previsti dal protocollo di Kyoto e annullerebbe

completamente la dipendenza italiana dal petrolio, evitando la costruzione di nuove centrali a gas naturale o

a carbone che, in quest’ultimo caso, dato l’elevato fattore di emissione (0,896 Mton./Twh) rispetto agli altri

combustibili fossili, ci allontanerebbe dal rispetto dei limiti assegnati di emissione di CO2. Gli obiettivi di

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potenza che ho indicato per le rinnovabili hanno il vantaggio della flessibilità e sono da considerarsi come un

limite massimo, considerando che i meccanismi flessibili previsti dalla Direttiva sullo Scambio di emissioni

consentono di non conseguire del tutto all’interno del paese gli obblighi di Kyoto (ad esempio la Risoluzione

parlamentare del 16 febbraio 2005 ha stabilito un limite superiore dell’80%) e che la realizzazione di nuove

centrali termoelettriche a ciclo combinato alimentate con gas naturale (fattore di emissione pari a 0,374

Mton./Twh) consentono di abbattere sensibilmente le emissioni di CO2.