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Il mondo dopo l'11 settembre

di Bianca Cerri - 11/09/2006

 
Dicono che l'11 settembre abbia cambiato la classe politica americana, ma non è esattamente così. Semmai, è stata la classe politica americana ad usare l'11 settembre per imporre condizioni soffocanti ad altri paesi. Bush riuscì a convincere l'opinione pubblica della necessità di una "guerra giusta" che avrebbe "maturato i frutti della democrazia" prima ancora che fossero spalate via le macerie di Ground Zero. Iniziò così a delinearsi per tutto l'Occidente uno scenario orwelliano, dove la gente si abituò a vivere sospesa tra continui allarmi sul terrorismo, retorica politica grondante odio, richiami alla vendetta, complotti vari e privazioni delle libertà personali. Ma in questi cinque anni non abbiamo saputo nulla su quello che realmente avvenne l'11 settembre del 2001, né ci hanno mai convinto le spiegazioni ufficiali. A quanto risulta, il crollo del WCT non è servito che a lasciare mano libera ai governi occidentali per aggredire altri popoli sacrificandone il presente e pregiudicandone il futuro con il pretesto della lotta al terrorismo. Dal nostro 11 settembre esistenziale abbiamo visto il paese più potente del mondo abbandonarsi alla voluttà della tortura con il beneplacito di accademici, rappresentanti della legge e giornalisti, e ora siamo stanchi. E' vero che quanto accadde a New York fu una tragedia immane, soprattutto per un Occidente intento a crogiolarsi nell'autocompiacimento. Ma è anche vero che gli Stati Uniti continuano a servirsene per rimodellare il mondo con le armi.

In tante parti del mondo, le bombe hanno scavato crateri identici a quello creatosi a Ground Zero dopo il crollo delle due Torri. A Gaza li rimuovono con i carrettini trainati dagli asini perché non ci sono macchine in grado di farlo. La gente sta morendo letteralmente di fame. Per la prima volta dal 1948, trovare un po' di pane e qualche pomodoro è già una fortuna. Due terzi degli abitanti della Palestina non hanno un lavoro e i dipendenti dello Stato non ricevono lo stipendio da mesi. Dal 25 giugno ad oggi sono state uccise altre 264 persone. Anche in Libano l'economia è stata praticamente distrutta e neppure gli esperti sono in grado di dire quale sia la reale portata dei danni. Le bombe israeliane hanno spazzato via la rete idrica e ci vorranno almeno 200 milioni di dollari per ripristinarla. Se la pace arriverà, non sarà per merito degli eserciti stranieri ma del popolo libanese che è riuscito ad accantonare le differenze settarie per fare fronte comune contro il nemico. Intanto, Israele è già riuscita a trasformare le tragedie di Palestina e Libano in una fonte di guadagno attraverso la vendita di pacchetti turistici, che comprendono visite alle caserme militari con relativa spiegazione sulle caratteristiche delle armi, lezioni sul terrorismo arabo e persino un'escursione di un giorno nei territori pieni di rovine con tanto di scorta militare.

Frank Meschem, cittadino americano, ha acquistato il pacchetto con l'aggiunta di un'escursione facoltativa al tribunale di Bel Heit, dove ha assistito al processo contro alcuni membri di Hamas. Il tutto per 1930 più 500 dollari di donazione obbligatoria al centro Shurat Hadin che potrà dedurre dalle tasse. La nuova formula che unisce guerra e turismo si chiama, neanche a dirlo, "Ultimate Mission". Nel prezzo è compreso anche un opuscolo che spiega "in termini comprensibili a tutti" come funziona il "terrorismo arabo". Ovviamente visto dagli israeliani.

New Orleans e il suo Ground Zero fatto di miseria

La commemorazione del primo anniversario della catastrofe di New Orleans si è svolta tra montagne di rifiuti e interi settori della città ancora al buio. Qualche giornale si è rallegrato per la ripresa del traffico crocieristico, ma non si sa se e quando potranno tornare gli sfollati. Non sono ancora passati i giorni dell'apocalisse per la città e parlare del suo futuro con centinaia di persone rimaste senza mezzi per vivere appare come un controsenso. Tanti si meravigliano che in un paese potente come gli Stati Uniti solo una persona su cinque nel quartiere afro americano di Lower Ninth Ward sia riuscita a rimettere in sesto la propria casa. Eppure è così. A oltre un anno di distanza dal passaggio di Katrina, molti di coloro che lottarono per sopravvivere non hanno ancora un posto dove andare e si vanno affievolendo le speranze di tornare per molti degli sfollati ancora lontani. Scomparse anche le antiche querce gigantesche danneggiate dall'uragano mentre quelle ancora in piedi sono state "tagliate a titolo cautelativo" secondo la versione ufficiale ma più probabilmente per permettere di spianare il terreno per la costruzione di villette destinate alla media borghesia.

Qualcuno aveva detto che Katrina sarebbe stata il secondo 11 settembre degli Stati Uniti ed avrebbe minato la sensazione di invulnerabilità della gente ma è una teoria priva di fondamento. Con il crollo del WTC furono toccate le ricchezze del paese, mentre Katrina ha distrutto soprattutto le vite dei poveri. La Guardia Nazionale, calata in massa su New Orleans, ha il compito di prevenire le loro rivendicazioni sorvegliando a vista soprattutto i quartieri neri. Le somme stanziate per gli aiuti hanno alleviato non tanto il disagio dei senza tetto quanto le vite di alcuni dirigenti FEMA, visti brindare con graziose signore nei nights di Hoovers con champagne da 500 dollari la bottiglia. Molte scuole non potranno riaprire i battenti per l'anno scolastico che sta per iniziare, mentre riapriranno regolarmente l'83% degli istituti d'Istruzione cattolici. Nel comunicato ufficiale, viene anche annunciato il potenziamento di tutte le attività legate all'insegnamento della religione cristiana. All'obitorio hanno deciso intanto di seppellire con nomi di comodo i 49 corpi che nessuno ha mai identificato. I primi tre ad essere inumati saranno tre anziani ospiti della Casa di Riposo Santa Rita, completamente abbandonati da chi avrebbe dovuto accudirli. Benché la loro morte sia stata poco dignitosa, si è scelto di inumarli con i nomi di Fede, Speranza e Carità, ovvero i primi tre doveri di un cattolico.

Iraq, restano solo le rovine

Con la consueta retorica, Bush aveva assicurato che l'esercito americano sarebbe rimasto in Iraq giusto il tempo di rendere più sicuro il paese. Una dichiarazione tanto effimera da rendere inutile qualsiasi commento. Il comando militare è passato sotto la supervisione degli iracheni ma le alte sfere militari sono state selezionate sotto l'egida del Pentagono e altri 145.000 riservisti stanno per aggiungersi alle truppe americane già presenti in Iraq. La tensione che sostiene l'intervento armato è sempre altissima ma tra gli uomini serpeggia da tempo una grande stanchezza. Nelle spudorate menzogne di Washington, persino la religione cristiana avrebbe autorizzato una guerra per liberare il mondo dal terrorismo e dalla sua capacità di violenza di massa. In realtà, il concetto di "guerra giusta" nacque oltre 1600 anni fa ed è piuttosto un calcolo etico in cui morale e ragione empirica si uniscono, al fine di fornire una guida per le autorità pubbliche chiamate a prendere decisioni. Ne parlarono sia Sant'Agostino che San Tommaso d'Aquino, facendo però molte distinzioni. La guerra, scrissero entrambi, può essere usata dai cristiani solo come extrema ratio dopo il mancato esito di qualsiasi altra forma di pacificazione. Ma l'Iraq non ha mai minacciato l'America e quindi, anche dal punto di vista cristiano, i presupposti per invadere il paese non sono mai esistiti. Ma le prime vittime, della guerra e delle bugie, sono i bambini iracheni, innocenti quanto le vittime di Ground Zero.

Bianca Cerri
Fonte:
http://altrenotizie.org