Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / "Servizi" al telefono

"Servizi" al telefono

di Pepsy - 12/09/2006


 

In pieno ciclone "calciopoli" e poco prima che venissero pubblicati gli ameni colloqui telefonici dei savoiardi, i media hanno svelato l'esistenza di archivi nei quali erano custodite informazioni più o meno riservate relative a decine di migliaia di persone [1]. Uno "scandalo" che vedeva come protagonista una agenzia alle dipendenze della Telecom, appena accusata di usare i suoi archivi per rubare i clienti alla concorrenza [2].
La notizia poteva essere anche solo una delle solite storie di intercettazioni, dossier, spioni e di inchieste insabbiate alle quali siamo da tempo abituati. Se non fosse per una intervista ad uno degli investigatori privati coinvolti nella vicenda nella quale l'uomo confermava l'esistenza di un "florido mercato" per la vendita dei tabulati telefonici e la sua ultra ventennale amicizia con il numero due del SISMI [3]. Il caso vuole che questo agente sia uno di quelli coinvolti nel sequestro dell'Imam Abu Omar e che sarebbe stato arrestato dopo qualche settimana proprio nel corso di questa indagine.
Con l'entrata in scena dei servizi di sicurezza si è messo in moto, automaticamente, tutto il complesso apparato della disinformazione che accompagna il loro operato e gli avvenimenti successivi iniziano ad affondare nella nebbia, rendendo molto difficile seguire tutti i fili dell'intricata faccenda. Nonostante questo proviamo trarre alcune considerazioni dai fatti emersi durante gli ultimi mesi.

Spionaggio globale
Che l'Italia fosse un paese di santi, navigatori, poeti e spioni non è certo una novità, anche queste pagine si sono occupate spesso dell'enorme apparato messo in piedi dalle forze della repressione per spiare la popolazione con la scusa di combattere terroristi e mafiosi. Il "caso Telecom" è solo l'ultimo episodio, in ordine di tempo, che ha confermato l'esistenza di enormi archivi pieni di dati riguardanti tutta la popolazione. Banche dati che sono, sempre più, una minaccia in grado di distruggere la vita sociale di persone, famose o meno che siano.
Dalle indagini della magistratura si è scoperto che alcuni dipendenti della Telecom si prendevano una serie di libertà nell'uso dei dati gestiti dall'azienda. È venuto fuori davvero di tutto: dalla vendita dei tabulati relativi alle conversazioni fatte da una determinata utenza all'intercettazione di telefonate ed e-mail di ex-dirigenti e di altri dipendenti, alla creazione di centrali d'ascolto "non autorizzate" [4]. Il tutto favorito dall'esistenza di un sistema di sicurezza interno pieno di "buchi" che avrebbe consentito tali comportamenti poco ortodossi. In altri termini sembra che oltre alle intercettazioni ordinate dalla magistratura ed a quelle ufficiose fatte da altri organi della repressione, ci fosse anche un bel po' di altri soggetti che per racimolare qualche euro passavano il loro tempo a spiare cosa si dicono gli italiani [5].
E che questo riguardi non solo i politici, le veline, i calciatori ed i re da operetta è stato dimostrato dalla squallida vicenda di un giornale [6] che ha pubblicato il testo di alcune intercettazioni (risalenti al 1999!) fatte alla famiglia di Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere a Genova nel 2001. Le conversazioni pubblicate hanno scarsissima rilevanza giudiziaria, ma dimostrano invece l'ampiezza delle intercettazioni e l'uso che ne viene fatto. In questo caso i testi sono stati diffusi proprio mentre era in corso una polemica politica sull'ingresso in parlamento della madre di Carlo.

Spia la spia
Appare chiaro che oggi le strutture della repressione non possono più fare a meno delle tecnologie di controllo legate alle intercettazioni. Ma, paradossalmente, più se ne servono più rischiano anche loro di subirne i contraccolpi negativi, come si è visto nel caso del rapimento dell'Imam. Se non fosse stato per alcune intercettazioni telefoniche, la sparizione del "terrorista islamico" sarebbe passata del tutto inosservata.
L'arresto di alcuni funzionari del SISMI e le rivelazioni pubblicate hanno chiarito che l'operazione fu portata avanti in collaborazione tra alcuni agenti del SISMI e della CIA e che di essa erano a conoscenza i servizi nostrani e, molto probabilmente, anche il precedente Governo [7]. Questo lo si capisce anche dalla foga con la quale la maggior parte dei politici hanno iniziato a difendere a spada tratta un sequestro di persona a scopo di tortura [8].
L'inchiesta su questo episodio, che ha praticamente delegittimato gli attuali vertici del SISMI, è quasi conclusa. Ma tutta la vicenda finirà probabilmente tra le sabbie del tempo in quanto da sempre il potere politico garantisce ai propri fedeli servitori una completa impunità. In tal modo tutte le spie nostrane potranno continuare tranquillamente a violare la legalità che sarebbero chiamate a difendere.
Altro elemento interessante emerso da questa inchiesta è la scoperta di (almeno) un giornalista sul libro paga dei servizi segreti. Ma questa non sarebbe certo una novità, visto che nel recente passato c'è stato chi ha dichiarato di avere collaborato addirittura con la CIA. D'altro canto si è pure scoperto che una delle attività nella quale sono impegnati i servizi, piuttosto che occuparsi dei loro compiti istituzionali, è quella di spiare i giornalisti, soprattutto quelli che seguono le loro attività.

Incroci pericolosi
E mentre i media dedicavano alla delegittimazione dei servizi segreti ed allo scandalo delle intercettazioni ampio spazio nella stanca cronaca estiva, arrivava la notizia della morte di un funzionario della Telecom saltato giù da un viadotto della tangenziale di Napoli. Questo avvenimento, che in altri momenti avrebbe trovato solo un piccolo spazio in cronaca nera, ha assunto improvvisamente tutt'altra importanza quando si è saputo che il "suicida" non solo lavorava, con funzioni di responsabilità, proprio nel settore della compagnia telefonica coinvolto nello scandalo intercettazioni ma aveva anche collaborato con i magistrati che indagano sul sequestro dell'Imam, aiutandoli ad intercettare i telefoni degli spioni. Come se non bastasse sembra che il morto sia stato interpellato dagli inquirenti anche in occasione dello "spionaggio elettorale" tra due partiti di destra che lo scorso anno rallegrò le elezioni regionali laziali [9].
Il suicidio diventa immediatamente sospetto e il morto un comodo anello di congiunzione fra diverse inchieste giudiziarie che hanno in comune il sistema delle intercettazioni e l'attività spionistica dei servizi.
A questo punto della storia si ha la netta impressione di essersi imbattuti in un enorme complotto, i diversi fatti e il loro intersecarsi è tale che sorge spontaneo il sospetto di trovarsi davanti ad una manovra disinformativa da manuale. È infatti noto che aumentando, fino al parossismo, le informazioni (vere, false o contraddittorie) a disposizione di tutti, la verità e la menzogna si confondono definitivamente in un inestricabile matassa della quale inutilmente si cercherà un capo.
Per evitare di cadere in questa trappola passiamo ad altro. Per esempio alla barzelletta dei "servizi deviati".

I servizi hanno i telefoni "deviati"
Una delle storielle più longeve della politica italiana è quella dei "servizi deviati": una comoda trovata che viene tirata fuori ogni volta che gli agenti segreti tricolori vengono coinvolti pubblicamente in qualche avventura che oltrepassa i limiti della "legalità". Questa definizione è cara in particolar modo alla sinistra riformista che l'ha utilizzata fin dagli anni delle stragi per dimostrare il proprio senso dello stato e l'attaccamento alle istituzioni. Il termine "servizi deviati" ha fatto capolino, anche in questa occasione, a proposito dell'enorme inghippo che parte dal sequestro dell'Imam e termina, almeno per il momento, con il suicidio del funzionario della Telecom.
La struttura della sicurezza italiana è da anni in attesa di una "modernizzazione" e varie sono le proposte che giacciono in Parlamento. Tra le ultime quella che prevede la creazione di una nuova figura che assuma il compito di coordinare tutte le forze della repressione. Un "super sbirro" [10] modellato sulla figura recentemente istituita negli Usa [11], tanto per capire da dove scopiazzano le idee i nostri cervelloni.
Da parte sua il prode governo Prodi, investito dalla bufera intercettazioni, ha annunciato di aver approvato un disegno di legge sulla materia scottante, che verrà discusso nelle prossime settimane.
Dalle notizie diffuse si intuisce che il provvedimento continuerà a garantire il controllo capillare della popolazione attraverso le intercettazioni, definite "strumento cardine delle necessità investigative", razionalizzandone maggiormente l'uso. Per esempio verrà diminuito il numero delle centrali di "ascolto" in modo da diminuire la spesa. Dall'altra parte vengono previste una serie di sanzioni a carico dei media che osino pubblicare i testi delle intercettazioni coperte da segreto. Come se tutto il grande traffico di tabulati, verbali e via dicendo non provenisse proprio da coloro che sono pagati profumatamente per tenere tali dati al sicuro.
Un bel risultato, come se niente fosse successo, ma tanto sarà sempre possibile insabbiare [12], coprire con lo scudo del "segreto di stato", magari basterà nominare dei nuovi vertici dei servizi segreti o modificare qualche legge per far funzionare tutto come e meglio di prima, fino alla scoperta della prossima audace impresa dei "servizi deviati".

Pepsy


Riferimenti

[1] "Dall'Inter a Telecom i 100mila file degli spioni" 
www.repubblica.it/2006/05/sezioni/cronaca/spionaggio-calcio/spionaggio-calcio/spionaggio-calcio.html

[2] "Telecom schedava gli ex clienti che cambiavano operatore" 
www.repubblica.it/2006/05/sezioni/cronaca/spionaggio-calcio/telecom-fastweb/telecom-fastweb.html

[3] "Parla l'uomo dei dossier "Così spiavo per Telecom”
www.repubblica.it/2006/05/sezioni/cronaca/spionaggio-calcio/parla-007-privato/parla-007-privato.html

[4] Della faccenda si sono occupati tutti i media, in particolare il gruppo editoriale "L'Espresso" che ha portato avanti una vera e propria "campagna di stampa" sull'argomento. Lo stesso gruppo ha querelato il presidente di Telecom che lo aveva accusato di aver organizzato un complotto contro la sua azienda. Vedi "il Tirreno" del 27 luglio 2006. Interessante anche segnalare l'interpretazione che vede dietro questa "campagna" dei meri interessi economici. Vedi, ad esempio, 
www.finanzablog.it/post/1158/dossier-telecom-e-de-benedetti-il-dubbio-digiannino?action=notify_post

[5] Secondo alcuni il giro d'affari collegato alle intercettazioni "legali" sarebbe di 300 milioni di euro annui. Si veda www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=1004040

[6] Vedi "il giornale" del 20 luglio 2006.

[7] Si veda, ad esempio, "Intrighi Mancini" su "L'Espresso" del 13 luglio 2006.

[8] Si veda l'elogio della tortura "a fin di bene" in un editoriale del "Corriere della Sera" del 13 agosto 2006.

[9] Si vedano gli articoli de "il mattino" del 22, 24, 25, 26 e 27 luglio 2006.

[10] Si veda, ad esempio, "Il super Poliziotto", "L'Espresso" del 29 giugno 2006.

[11] A proposito di questa figura e della "riforma" dei servizi si veda "John D. Negroponte. Lo Zar di tutte le spie a stelle e strisce", "Umanità Nova" n.7 del 27 febbraio 2005.

[12] Una degli ultimi (?) atti di questa sceneggiata è la scoperta del fatto che era intercettato anche il Procuratore aggiunto di Milano, il che potrebbe far spostare l'inchiesta sul SISMI a Brescia, come hanno chiesto gli avvocati degli agenti indagati. Notizia di agenzia del 19 agosto 2006.