“L'imperialismo non desisterà facilmente dal cercare di concretizzare il suo tentativo di distruggere la Repubblica Araba Siriana e la sua collocazione pan-araba e antimperialista. Come prima spetta alle forze patriottiche e progressiste della Siria, spetta al suo popolo difendere il proprio Stato indipendente e sovrano – con l'appoggio di altri Stati e la solidarietà delle forze di pace e antimperialiste del mondo”.
La risoluzione 2254, sulla situazione in Siria, adottata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso 18 dicembre, con le sue contraddizioni e ambiguità e pur rappresentando un autentico esercizio di ipocrisia e cinismo da parte di quelli che – come gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito – da cinque anni si sono lanciati alla distruzione della Repubblica Araba Siriana, riflette comunque la recente evoluzione della situazione in quel paese, risultante fondamentalmente dalla determinata e ostinata resistenza della Siria e del suo popolo alla brutale aggressione esterna e dall'importante appoggio che questa lotta ha ricevuto.
Se la risoluzione inizia con la riaffermazione del forte impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'unità e l'integrità della Repubblica Araba Siriana, e del rispetto dei propositi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, essa contiene pure gli elementi che saranno utilizzati per continuare a mettere in discussione tali “impegni”, in particolare da parte di coloro che fino ad ora non li hanno mai rispettati.
Ciò significa che, resosi impossibile il compimento della distruzione della Stato siriano, in particolare delle sue istituzioni, dopo cinque anni di ingerenza e di aggressione da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati della NATO e del Medio Oriente – che hanno creato e sostenuto ogni genere di gruppo mercenario che diffonde la morte e la devastazione –, alcuni pretenderebbero di realizzare ora e in questo modo il cosiddetto “cambio di regime” in Siria, che, finora, non sono riusciti a imporre con la guerra.
Se esistessero dubbi sulle loro reali intenzioni, basterebbe seguire le dichiarazioni dei rappresentanti di Stati Uniti, Francia e Regno Unito, al momento dell'adozione della risoluzione nel Consiglio di Sicurezza. Pur con sfumature, le loro dichiarazioni riaffermano l'obiettivo che continuano a considerare fondamentale, cioè la rimozione del presidente della Siria Bashar al-Assad, sulla base di una “transizione politica” calendarizzata e con l'inclusione/esclusione di chi sia stato indicato.
Se ora già annunciano l'esclusione del cosiddetto “Stato Islamico”, tuttavia sottolineano l'inclusione di gruppi simili che hanno partecipato alla riunione recentemente organizzata in Arabia Saudita – uno dei paesi che ha sempre appoggiato lo “Stato Islamico”.
Non manca di essere ugualmente significativo e chiarificatore il fatto che siano coloro che più hanno mancato di rispetto per la sovranità e l'indipendenza dello Stato siriano e che sono responsabili per la brutale distruzione di questo paese a porsi, nuovamente sulla prima linea (della continuazione) dell'ingerenza, imponendo condizioni, determinando obiettivi, accennando a minacce, stabilendo meccanismi che permettano la loro iniziativa diretta sul terreno – in fondo, continuando a pretendere di decidere ciò che solo al popolo siriano compete di decidere.
La soluzione per la grave situazione in Siria esige l'effettivo rispetto della sovranità, dell'indipendenza, dell'unità e dell'integrità territoriale della Repubblica Araba Siriana e non l'ingerenza e l'intervento esterno con in vista l'imposizione del cosiddetto “cambio di regime” - autentica azione criminale che gli Stati Uniti con i loro alleati hanno perpetrato, per esempio, in Jugoslavia, in Iraq e in Libia, nel disprezzo dei principi della Carta delle Nazioni Unite.
L'imperialismo non desisterà facilmente dal cercare di concretizzare il suo tentativo di distruggere la Repubblica Araba Siriana e la sua collocazione pan-araba e antimperialista. Come prima spetta alle forze patriottiche e progressiste della Siria, spetta al suo popolo difendere il proprio Stato indipendente e sovrano – con l'appoggio di altri Stati e la solidarietà delle forze di pace e antimperialiste del mondo.
* Pedro Guerreiro fa parte della Segreteria del Partito Comunista Portoghese