L’attentato contro un centro commerciale a Jakarta, capitale dell’Indonesia, ha avuto un bilancio che poteva essere ben più tragico: l’attacco rivendicato dall’Isis ha lasciato a terra un indonesiano e un funzionario dell’Onu, oltre a causare 7 feriti.
Mentre cinque sono i terroristi uccisi dalle forze di sicurezza. Questo bilancio provvisorio indica, dato l’esito, che si è trattato di un attentato poco preparato e poco accurato. Tanto che si è potuto evitare uno scenario di tipo parigino, quello che secondo le autorità indonesiane si proponevano le forze del caos. Probabile sia stato improvvisato, usando della forza d’urto di miliziani locali, pochi per la verità, indizio che le forze del terrore non hanno ancora infiltrato in maniera significativa il Paese asiatico.
Dietro all’attacco all’Indonesia ci potrebbero essere le ragioni più disparate: tentare di dimostrare l’allargamento planetario del terrorismo internazionale; portare la sfida della destabilizzazione nello Stato islamico più popoloso del mondo.
Ma e’ solo un caso che ieri il ministro degli esteri indonesiano fosse in visita in Iran e oggi in Arabia Saudita? Jakarta è impegnata in un processo di pace tra le due nazioni.
Forse l’Isis non può accettare questo processo perché favorirebbe il processo di pace in Siria?
Oppure l’Indonesia, paese in prevalenza sunnita, e’ stato punito dall’Arabia Saudita con un attentato dell’Isis perchè ha migliori relazioni con l’Iran ed il suo ministro degli esteri ha preferito recarsi prima a Teheran e poi a Riyadh?
Non indifferente il fatto che la prima nazione a condannare l’attentato, con grande fermezza, sia stata proprio l’Iran. Forse, leggendo tra le righe, e’ possibile capire qualcosa pure dalle parole del portavoce agli esteri iraniano. “Siamo sicuri che queste azioni disumane non potranno influenzare la encomiabile volontà del popolo indonesiano di diffondere nel mondo il messaggio di pace e di luce dell’Islam”; insomma, come per dire che con questi attacchi, l’Arabia Saudita non riuscirà a intimidire l’Indonesia e farla passare dalla parte sbagliata.
Fonte: Italian Irib