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Interpretare le elezioni in Iran senza le ideologizzazioni occidentali

di Filippo Bovo - 28/02/2016

Fonte: Opinione pubblica



Qualunque fosse stato l’esito delle elezioni in Iran, in Occidente lo si sarebbe comunque interpretato secondo i nostri comodi e vantaggi: questo è purtroppo un dato di fatto, su cui c’è ben poco da dire e da fare. Proviamo allora a farne una lettura rapida, sì, ma anche deideologizzata, giacché l’ideologizzazione è una delle caratteristiche costanti con cui in Occidente ci si approccia a tutte le questioni iraniane.

Per prima cosa, ad avanzare sono tanto i conservatori quanto i riformisti: e questo, in un contesto caratterizzato da un’ampia affluenza, superiore alla media delle tornate passate e anche a quella di molti paesi occidentali, è un dato che non ci deve affatto sorprendere. Tanti erano gli elettori, che in pratica c’erano voti per tutti.

Nella capitale è prevalso nettamente il gruppo vicino al Presidente Rohani, con una vittoria bulgara: ben trenta seggi su trenta. In totale i riformisti avrebbero guadagnato almeno 96 seggi sui 290 del Majlis, il Parlamento iraniano. Non è una maggioranza assoluta, contrariamente a quel che si è voluto far credere in Occidente (forse dietro l’illusione che i riformisti siano “l’opposizione al regime degli Ayatollah”, quando in realtà ne sono soltanto l’espressione più moderata), ma potrebbe provocare la perdita della maggioranza ai conservatori. Questi ultimi avranno quasi il 50%, i riformisti il 30% e gli indipendenti (che non è necessariamente detto che debbano allearsi coi riformisti contro i conservatori) il 20%. Come vedete, siamo ben lontani dal parlare di una Caporetto dei conservatori o di un trionfo dei riformisti: la matematica non è un’opinione, e non può esserlo neppure dal punto di vista dei più ideologizzati.

Quel che conta è che sia stata una vittoria per tutto il paese. Sono state le prime elezioni da quando sono state abolite le sanzioni e nessuno all’estero, fateci caso, ha sollevato l’accusa di brogli. Tanto i riformisti quanto i conservatori appartengono allo stesso tronco, di cui sono solo due rami neanche tanto diversi: insomma, sono entrambi parte del cosiddetto “Arco Costituzionale”. I primi vogliono “aggiornare” la Rivoluzione Iraniana del 1979 portandola a confrontarsi col resto del mondo e soprattutto con l’Occidente in maniera più colloquiale. I secondi invece interpretano maggiormente lo spirito dei primi anni della Rivoluzione e si presentano come custodi della sua purezza ideologica. Per entrambi la Rivoluzione del 1979 e le sue conquiste sono aspetti sacri ed inviolabili, su cui non è assolutamente consentito negoziare.

Tra gli eletti, anche tredici donne: siamo ben lontani da realtà come il Qatar o l’Arabia Saudita, dove non si vota e la politica per le donne è semplicemente un argomento tabù. Anche questa è una significativa vittoria per tutto l’Iran. Indipendentemente dal loro esito, e dall’interpretazione che si vorrà dar loro, queste elezioni sono state un bel momento per tutto il paese.