Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Con Telecom si ricicla il signoraggio

Con Telecom si ricicla il signoraggio

di centrofondi - 29/09/2006

 

Per coloro i quali non hanno ancora ben chiaro il meccanismo della creazione dal nulla di

denaro da parte delle banche commerciali (una delle derivazioni del signoraggio)

pubblichiamo una e-mail del nostro amico Marco Saba sull’affare Telecom:

Dunque senti questa: Marco Tronchetti si fa prestare 42 miliardi di euro dalle banche (debito

Telecom) per comprarsi la Telecom. Si chiama privatizzazione, ma è un riciclaggio di signoraggio.

Le banche creano 42 miliardi dal nulla (pescando nel potere d'acquisto di tutti noi) e indebitano

Telecom per cui poi con le bollette del monopolio della borchia (90% di tutte le linee fisse), il

debito viene ripagato da questo 90% di utenti (sempre noi).

I 42 miliardi Telecom sono invisibili al PIL, poiché si tratta di operazioni finanziarie, per l'appunto

non contate nel PIL (quindi le speculazioni bancarie non contribuiscono alla crescita del PIL tanto

richiesta dalla BCE... ecco perché se ne parla spesso come del denaro invisibile, del denaro buconero:

ricordate la società BUCONERO dell'affare Parmalat?)

Quindi, *Tronchetti + banche* rubano rendite monetarie al popolo sovrano, e se le rifanno pure

pagare sotto forma di bollette Telecom!

Ora la società è decotta perché è decotta la catena di Sant'Antonio della proprietà basata sull'aria

fritta (Olimpia ed altre olimpiaggini).

Conoscendo i nostri ladri, cosa s'inventeranno ancora? Messa in liquidazione di Telecom, con

successivo acquisto all'incanto, a prezzi da Zimbabwe, da parte della solita cordata degli amici

degli amici. Finanziati, ovviamente, dalle banche. In secula seculorum.

E tu continuerai a pagare la bolletta telefonica maggiorata alle banche, ripianando un debito

fasullo.

Evviva l'Italia!

Triste vero? ma purtroppo è la sacrosanta verità. Quindi queste privatizzazioni, lette con

l’ottica del signoraggio, rivelano tutto lo squallore della situazione attuale: le banche

"prestano" il denaro all’acquisitore (amico dell’amico) il quale non si indebita lui

personalmente, ma fa ricadere il tutto sulla società da acquisire che essendo di fatto in

monopolio, ripaga tranquillamente il debito con le bollette nel caso Telecom oppure dei

pedaggi autostradali nel caso di autostrade e nel frattempo già che ci siamo, risolve anche

qualche debituccio personale. Quindi i cittadini sono stati "truffati" ben quattro volte:

uno perché società e banche statali costruite con i soldi pubblici (leggi dei cittadini)

sono state svendute a prezzi da saldi di fine stagione, come il Banco di Napoli

(s)venduto dallo stato a 32 ml di euro e rivenduto dopo pochi anni a ben 1000 ml di

euro! (vedi a tal proposito http://www.centrofondi.it/Articoli/Privatizzazioni.htm )

due perchè le banche finanziano le acquisizioni con il denaro virtuale ovvero creato

da un click del computer (e dai ci risiamo…ora basta! ve l’abbiamo già detto

http://www.centrofondi.it/report/report_07_03_06.pdf che i vostri computer non sono buoni e che

questi giochi di prestigio sono appannaggio solo delle banche!)

Tre perché questi soldi apparsi miracolosamente dal nulla aumentano l’inflazione

reale e fanno aumentare i prezzi (leggi diminuiscono il potere di acquisto)

Quattro perché il debito ce lo fanno ripagare a noi (non ricordiamo più se per la

seconda o terza volta) con le bollette ed i pedaggi che non diminuiscono mai, e come

potrebbero se servono per mandare avanti la baracca, tra cui gli stipendi d’oro e le

stock option dei super manager e per ripagare il debito?

Poi le banche finanziatrici si ritirano, incassano soldi veri e via pronti per la prossima

acquisizione (leggi via Trochetti & c. e dentro un altro amico dell’amico dell’amico…).

Eh sì caro Marco hai proprio ragione….ma che vuoi così va il mondo…finché dura

s’intende!

Un lettore ci chiede un parere sul dollaro australiano perché le obbligazioni di quel paese

offrono tassi interessanti. Bene vediamo come al solito un grafico

Sembra che nel 1999/2000 sia finito un ciclo di lungo periodo (15 e più anni) e nell’autunno

2005 è finito il primo ciclo a 4 anni evidenziato dalle frecce nere. Se la nostra analisi è

corretta, fra breve assisteremo ad un sostanzioso apprezzamento dell’euro avvalorato da due

fattori:

il primo che il passato ciclo a 4 anni è stato essenzialmente un ciclo di

consolidamento evidenziato da un sostanziale doppio minimo (figura molto rialzista)

il secondo che il ciclo annuale ancora in corso, dopo una fase di iniziale rialzo sta

andando laterale ormai da diversi mesi, facendo presagire ad un ulteriore

accumulazione di euro

Insomma sembra che i potenti del mercato si stiano progressivamente liberando di dollari

australiani comprando euro. Probabilmente sarà a causa del debito con l’estero che

l’Australia ha accumulato (circa il 7% del PIL), del mercato immobiliare cresciuto, se

questo è possibile, più di quello americano e forse anche a causa del debito dei privati che è

circa 4 volte superiore a quello delle famiglie italiane.

E’ chiaro che un paese con questo deficit estero debba necessariamente svalutare la propria

moneta.

Con questi presupposti pensiamo che stare lontani dalle obbligazioni australiane sia la scelta

più saggia.

Né più né meno della situazione del rapporto euro/dollaro che nel novembre scorso ha finito

il ciclo a 4 anni, il primo di un ciclo di lungo periodo fortemente al rialzo

Ci sembra plausibile che una volta terminata la lunga fase di accumulazione in atto dal 2004

si assisterà anche qui ad una sostanziosa rivalutazione dell’euro come ci mostra la

proiezione (linea rossa)

Questo dovrebbe accadere tra breve ovvero una volta ultimato il ciclo annuale attualmente

in corso, questione forse di qualche settimana

Anche qui i potenti stanno vendendo dollari usa e comprando euro dosando con sapienza gli

acquisti e le vendite per non far svalutare troppo velocemente il dollaro.

Tutto tranquillo quindi fino a quando il dollar index (ovvero il dollaro nei confronti di tutte

le altre valute) non infrange i minimi che reggono dagli anni ’90, dopo…

Niente di buono quindi per queste valute e niente di buono per l’economia dell’euro che

finirà strozzata dalla forza della sua valuta.

L’antidoto che abbiamo proposto ormai lo sapete: oro, ma soprattutto occorre sganciarsi dal

treno impazzito della globalizzazione ricostruendo l’agricoltura e le economie locali con

l’ausilio delle monete alternative all’euro ovvero sganciate dal cappio del debito.

La stagione del pensare è finita, da oggi inizia quella del fare…per il bene di tutti!

That’s all folks