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L'ora è vicina

di Guido Dalla Casa - 03/11/2018

L'ora è vicina

Fonte: Arianna editrice


L’uomo non evita mai le catastrofi. Ne guarisce.
  Non mi ricordo più chi l’ha scritto, ma mi sembrano parole adattissime alla situazione attuale.  
  Moltissimi scienziati, filosofi, pensatori – non politicanti - sono d’accordo sulla estrema gravità della situazione del Pianeta. Si tratta di una maggioranza schiacciante, ormai non più neanche mascherata dalla piccola minoranza che esprime parere contrario, costituita in gran parte da pochissimi scienziati-filosofi pagati dalle multinazionali e dagli industriali in genere; anche se i mezzi di informazione fanno tutto il possibile per far apparire “i due pareri” come numericamente quasi-paritetici e per rovesciare il principio di precauzione, allo scopo di continuare tutto come prima. I cambiamenti climatici, ormai evidenti e velocissimi, sono uno dei sintomi del male.
  Ricordiamo “I limiti dello sviluppo”: il grafico BAU (business as usual), uscito dal calcolatore quasi 50 anni orsono, indicava proprio in questo decennio (2010-20) l’inizio dei grossi guai. E così sta accadendo. Successivamente, in assenza di modifiche delle interazioni fra le grandezze considerate (che significa il modo di vivere) nelle proiezioni di quel rapporto si nota la scomparsa, a partire dal 2050, di almeno cinque-sei miliardi di umani, oltre l’estinzione e lo sterminio evidente, già iniziato da tempo, di un numero molto più grande degli altri esseri senzienti.
  Se nell’umanità restasse un briciolo di saggezza, si dovrebbe procedere come segue.
  Occorre, a partire da domattina, e senza condizioni:
-    Inondare il mondo di anticoncezionali;
-    Diventare tutti quasi-vegetariani, come oranghi, gorilla, scimpanzè e bonobo;
-    Cessare ogni estrazione e impiego di combustibili fossili;
-    Non costruire più alcun veicolo con motore a combustione interna;
-    Cessare ogni “produzione” di energia di origine non solare diretta;
-    Smettere immediatamente la produzione e l’impiego di materie plastiche;
-    Chiudere tutti gli impianti petrolchimici, o di chimica industriale in genere;
-    Non abbattere più alcun albero, né distruggere un solo metro quadrato di foreste, né boschi in generale;
-    Cessare immediatamente qualunque monocoltura e impiego di pesticidi;
-    Non parlare più di economia, del PIL, dello spread, del reddito e simili amenità. Forse abolire anche il denaro e i concetti di ricchezza e povertà. Chiudere tutte le Borse: abbiamo vissuto almeno uno-due milioni di anni senza tutte queste sovrastrutture inutili e soprattutto dannose.
  Poiché evidentemente si tratta di utopie, il collasso del sistema è ormai inevitabile. Ma tutto questo è puro ottimismo. L’ipotesi veramente pessimista è che tutto continui come prima, che ci sia “la ripresa” e si vada avanti con “la crescita”: in tal caso infatti la situazione diventerebbe veramente una tragedia molto, molto, molto più grande con conseguenze difficilmente immaginabili.
  Ora possiamo ricordare la corsa dei lemmings verso il mare (www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47426). Gli ultimi, i più lenti, quelli che “non ci credono troppo” (circa il 20-30%), si salvano e tornano indietro: sono ancora là, in testa alla valle, lontano dal fiordo, dove gli altri sono annegati.
  Dalla mail di un mio amico canadese:
If there is not an economic collapse soon, something terrible is going to happen”.