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Il racket delle badanti

di Alessio Mannucci - 31/10/2006


Angela W., 58 anni, polacca, residente a Veglie, conosciuta come “Angela delle badanti”. Gestiva, alla stregua di un ufficio di collocamento ben avviato, un vero e proprio traffico di badanti di origine polacca per anziani e bambini.

Angela è stata denunciata per violazione della legge Biagi in materia di intermediazione di lavoro nero in favore di cittadini stranieri, ma rischia di finire indagata anche per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina se dovesse trovare conferma che oltre alle sue connazionali avrebbe piazzato nella case dei salentini anche ragazze rumene (quando sono successi i fatti, a marzo-aprile scorsi, la Romania non faceva ancora parte dell'Unione Europea, ndr).

L'indagine ha preso spunto dal decesso di Agata Pisanello, 84 anni, trovata la notte del 10 marzo scorso carbonizzata nel letto della sua abitazione di Sannicola e priva dell'assistenza della badante polacca Aneta Makula, 20 anni. La giovane badante è stata arrestata per abbandono di incapace ed omicidio colposo. È venuto poi fuori che la Makula faceva parte della squadra di “Angela delle badanti”, arrivata, come le sue connazionali, su uno dei pullman che la domenica pomeriggio giungono dalla superstrada per Brindisi e fanno sosta all'ingresso di Lecce.

Arrivano in circa 20-25 alla volta, hanno stabilito gli investigatori, e tre-quattro di esse avrebbero ogni volta preso posto sull'auto di Angela W. per essere condotte presso le famiglie salentine bisognose di una badante. Ad anziani e parenti sarebbero state presentate quattro ragazze alla volta, a loro la scelta: in base all'età, dai 20 ai 40 anni, e soprattutto alla fiducia che ispirerebbero a prima vista.

Per restare a disposizione 23 ore al giorno, con un'ora di pausa dalle 17 alle 18, la tariffa sarebbe stata fissata a 600 euro al mese, ma se la ragazza fosse stata in grado di parlare italiano il cachet sarebbe aumentato di altri 200 euro. Alla intermediaria in ogni caso sarebbero spettati sempre 200 euro. A volte le ragazze li avrebbero dovuti versare in anticipo e per questo sarebbero state costrette a chiedere prestiti alle famiglie che le ha assunte.

È un vero e proprio racket quello delle badanti clandestine.

“Le donne vengono reclutate in gruppo e il mediatore trattiene a ciascuna i primi quattro o cinque mesi di stipendio, per ripagare le spese di viaggio e il contatto lavorativo”, racconta Sergio Pasquinelli dell'Istituto per la Ricerca Sociale di Milano.

Non tutte le quasi 700.000 badanti presenti nel nostro paese sono state vittime del racket, ma almeno una quota pari al 30-40%. La crisi del welfare pubblico è un dato di fatto tanto quanto l'invecchiamento galoppante della popolazione. Gli immigrati impiegati nel settore dell'assistenza sono cresciuti in quattro anni del 300%. E nelle principali città italiane, specialmente al Nord, a giorni fissi, le donne - nel 40% dei casi irregolari - vengono “messe in piazza” da loro connazionali in grado di sistemarle al miglior offerente.

Stesso discorso, o quasi, vale per gli infermieri, ma in questo caso la tratta è gestita da agenzie fantasma e cooperative, dotate a volte anche di siti Internet plurilingue. Negli ospedali pubblici e privati oggi si stima siano presenti circa 20 mila infermieri stranieri. E altri ne arriveranno, perché il fabbisogno è pari come minimo al doppio, se non al triplo di quelli già in organico. Come le badanti, anche loro arrivano dall'est Europa (56%) o dall'America Latina (35%). E anche in questo caso si tratta di donne (75%), fra i 30 e i 40 anni (97% dei casi).

Il mediatore che organizza il viaggio e dispone dei contatti con le case di cura, fornisce tutto ai candidati infermieri, dal posto letto all'ingaggio in qualche casa di cura non troppo fiscale sui titoli di studio e la conoscenza della lingua. “Più di una volta sono state denunciate condizioni di lavoro para-schiavistiche - spiega Agostino Megale, presidente nazionale dell'Ires Cgil - con ritiro del passaporto e debiti da saldare con mesi di stipendio trattenuto”.

Il collegio degli infermieri di Torino parla di “scafisti della sanità” e ha denunciato alcuni imprenditori per riduzione in schiavitù di infermieri extracomunitari. Lo Stato, cosciente dei suoi problemi di personale nel campo della sanità, finora ha acconsentito, avendo creato anche un canale di ingresso preferenziale per chi vanta qualche formazione in campo para-sanitario.

È un business da 300 milioni di euro l'anno. “Il mercato è in continua crescita - denuncia Annalisa Silvestro, presidente nazionale dell'Ipasvi, il collegio professionale degli infermieri - gli stranieri sono ricattabili perché senza la cittadinanza non possono essere assunti nelle strutture pubbliche e quindi entrano nella sanità solo attraverso complicati sistemi di appalti ad enti privati. In questo sottobosco fuori da ogni controllo, proliferano gli sfruttatori che approfittano di chi non può rivendicare i propri diritti”.

Il problema è ancora più grave per le badanti - come ha rilevato una recente ricerca dell'Istituto di Ricerca Sociale in collaborazione con Caritas Ambrosiana e Cgil Lombardia - che, per una paga mensile attorno agli 800 euro, nel 70% dei casi vivono 24 ore al giorno accanto alle persone che assistono, anziani non autosufficienti nel 75% dei casi, mischiando mansioni domestiche e para-infermieristiche, spesso senza avere alcuna preparazione professionale in materia.

“Il fenomeno delle badanti è la risposta spontanea a un'insufficienza del settore pubblico nell'assistenza agli anziani. Un sistema di convenienze nascoste salda le esigenze delle famiglie con quelle delle straniere in cerca di soldi per mantenere se stesse e i parenti rimasti in patria”, spiega Pierangelo Spano, docente della Bocconi, secondo il quale il 58% delle badanti viene contattata attraverso un network di conoscenti o parenti.

Un dato, quest'ultimo, che fa riflettere Cristina Mazzacurati, docente al master di studi Interculturali dell'università di Padova: “Meglio parlare di caporalato, più che di vera e propria tratta. Le badanti non vengono private completamente della libertà, come nel caso delle prostitute. Però devono pagare una tangente a connazionali residenti da tempo in Italia che introducono le nuove arrivate sul mercato”.

Il meccanismo funziona, e bene. Dall'Ucraina sono arrivate 120mila persone, donne all'85%, la quarta comunità in Italia, con un balzo del 750% in quattro anni. Per le moldave l'aumento è del 450% e il 70% del pil del loro paese è costituito dalle rimesse.

Un sistema che conviene anche oltre confine.