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Afghanistan a luci rosse. La democrazia formato esportazione

di Cecilia Strada - 14/11/2006

Pornografia e prostituzione, i preoccupanti effetti dello sviluppo in un paese islamico
A cinque anni dall'invasione statunitense, in Afghanistan non c'è ancora pace né sicurezza. Ma pornografia sì. Così come alcool, droga, prostituzione. E gli ufficiali governativi lanciano l'allarme: il Paese rischia di andare alla deriva.

il bazar di KandaharPornografia e sale da the. Nei giorni scorsi il generale Asmatullah Alizai, capo della polizia della provincia meridionale di Kandahar, ha puntato il dito contro la corruzione dilagante nella regione, ex roccaforte dei talebani, che proprio a Kandahar avevano fissato la loro capitale. Nelle città afgane, è fiorente il commercio di antenne paraboliche: “Ho aperto il negozio un mese fa, e ho venduto quasi quattrocento antenne”, dichiara soddisfatto un negoziante di Kandahar. E chi possiede una parabola satellitare può accedere ai canali stranieri, che offrono, fra le altre cose, film e programmi pornografici. Non solo: nei bazar, per pochi dollari, si possono acquistare video hard, che entrano illegalmente nel Paese attraverso il confine pachistano. E alcuni proprietari di chai khana, le tradizionali sale da the, si sono organizzati con ricevitori satellitari nel retrobottega, dove i maschi afgani si riuniscono per guardare canali dai nomi espliciti: transex, allsex, erotictv. Qualcuno lancia l'allarme: “La pornografia è un problema – dichiara il generale Alizai – secondo le nostre regole e credenze islamiche, la gente non può accettare cose di questo tipo”. E dunque ha fatto bene il presidente Karzai, dice il generale, a ristabilire il dipartimento per la Prevenzione del vizio e la promozione della virtù.

donne afgane con il burqaIl vizio e la virtù. Il dipartimento era stato inizialmente istituito, durante il regime dei talebani, sul modello della polizia religiosa in Arabia Saudita. I “promotori della virtù” erano incaricati di far rispettare il rigido codice talebano, e di dispensare punizioni per chi lo infrangeva: pubbliche lapidazioni per le donne che mostravano le caviglie, frustate per quelle che camminavano facendo rumore, bastonate per gli uomini con la barba troppo corta. Il dipartimento ha terrorizzato gli abitanti delle città, per anni. E aveva quindi destato scalpore e preoccupazione, lo scorso giugno, la decisione di Karzai di dare nuova vita a questo ministero. Il portavoce della presidenza si era affrettato a rassicurare le organizzazioni che si battono per il rispetto dei diritti umani: “Non sarà come al tempo dei talebani, l'organizzazione è semplicemente incaricata di promuovere la moralità nella nostra società, come in qualsiasi altro paese islamico”. Ma la preoccupazione è rimasta.

Le schiave cinesi di Kabul. Anche la prostituzione ha conosciuto un vero boom negli ultimi cinque anni. Nelle carceri della capitale, la maggio parte delle detenute sono rinchiuse con l'accusa di prostituzione. Costrette dai mariti a vendere il proprio corpo, esercitano in casa, fino a quando i vicini non le denunciano alla polizia. Ma la maggior parte del mercato del sesso, oggi, è rivolto agli stranieri che dal 2002 hanno invaso Kabul. E così nella capitale sono fioriti i ristoranti cinesi. Ma dietro alle lanterne rosse, spesso in realtà ci sono bordelli. Le ragazze, attirate in Afghanistan con la promessa di facili guadagni, siedono fuori dai locali per attirare clienti. Negli ultimi anni, diversi “ristoranti” sono stati dati alle fiamme, o bersagliati da lanci di granate. Alcune ragazze cinesi sono state uccise a colpi di arma da fuoco, da chi riteneva che stessero corrompendo la moralità della Repubblica Islamica. Molte altre invece sono state arrestate, durante le periodiche retate della polizia, e poi espulse dal Paese. Ma altrettante entrano ogni giorno in Afghanistan per rimpiazzarle. Prostituzione e pornografia sono due effetti collaterali della “modernizzazione” che ha investito il Paese negli ultimi anni. Mentre i talebani sono sempre più forti, soprattutto nel sud del Paese, dove decine di scuole femminili sono state date alle fiamme negli ultimi mesi. E mentre le donne afgane continuano a guardare il mondo da sotto il loro burqa.