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Sudditi. Manifesto contro la democrazia (recensione)

di Federico Magi - 27/11/2006

 

 

La democrazia è il sistema di autoregolazione del mondo migliore possibile?

É senza dubbio questo il quesito di partenza che Massimo Fini ci invita a porre e a porci, come suo costume, in modo provocatorio e dissacrante, certo di scuotere la coscienza dei suoi lettori. Il saggio comincia parlandoci della democrazia universale e dei suoi amici; l'America per prima, naturalmente, ma anche un'Europa ossequiosa e uguale nei suoi sistemi, che siano liberali o social-democratici. Tra i grandi "amici della democrazia" cita il politologo americano Francis Fukuyama, che disse che il mondo e la storia erano finiti col crollo dell'impero sovietico, dato che la democrazia, avendo già distrutto i così detti fascismi, avrebbe regnato tranquilla e incontrastata. Non serve portarvi a monito l'odierna realtà per vedere quanto sia inesatta questa previsione, pertanto, Fini lascia correre e osserva che questa di Fukuyama, è l’aspirazione di chi, come Bush, ad esempio, vuol globalizzare la democrazia, facendone "dono" a tutti e a tutti i costi.

Fini poi vira altrove, a sinistra ad esempio, per dimostrare che questa convinzione generale (che la democrazia sia il massimo della vita), è assolutamente trasversale; Gianni Vattimo, auterovolissimo filosofo catto-sinistrorso, sulla Repubblica, in effetti, così si esprime: "Il male è ciò che è contrario alla democrazia".

Ma ce ne è anche per la Rivoluzione industriale, che a detta di Nietzsche aveva creato gli "schiavi salariati"; l'Onu, che accoglie solo chi è positivo al test di democrazia; le Nazioni Unite e tutti gli obsoleti organismi che perpetuano e si perpetuano in questo sistema.

Ma perchè Fini ce l'ha tanto con la democrazia così come oggi viene spacciata e concepita? Facciamo uso delle sue parole: "La democrazia rappresentativa, liberale, borghese - insomma, la 'democrazia reale' come la conosciamo e la viviamo, e che è attualmente egemone - non è la democrazia. È una finzione. Una parodia. Un imbroglio. Una frode. Una truffa. Noi la definiamo in modo brutale, e in una prima approssimazione che pecca per difetto (perchè, come vedremo, la realtà è persino peggiore): 'un modo per metterlo nel culo alla gente col suo consenso' ".

 

Ma cos'è allora veramente questa democrazia? Per Fini si tratta di un grande imbroglio, basato su un'etimologia che richiama al governo del popolo, ma che invece nei fatti è il suo esatto contrario: "Scordiamoci che il popolo abbia mai governato alcunchè, almeno da quando esiste la democrazia liberale. Se c'è qualcosa che fa sorgere nell'anima di un liberale un puro sentimento di orrore è il governo del popolo".

 

L’autore individua nella nascita degli Stati nazionali la progressiva diminuzione del "potere popolare". Burocrazia, pluripartitismo, rappresentatività a vari gradi e livelli; tutti specchietti per le allodole che celavano e celano un potere meno manifesto, più occulto e sotterraneo, ma più vincolante ed alienante.

E dove si dice che il voto è uguale per tutti ad esempio, Fini fa uso delle teorie elitiste (Pareto - Mosca) per dimostrarne la falsità e, con lo stesso metodo e l'ausilio di diverse fonti, smonta anche la presunta uguaglianza, il controllo sul controllo, il rifiuto della violenza e demagogie assortite.

 

Anche l'antica dicotomia destra-sinistra sembra cadere in un siffatto contesto, come si consumano lentamente le idee base che ne erano il cardine, lasciando il posto ad un variegato mondo liberal-democratico-liberista con estemporanei cenni al sociale, più che altro usato solo come lustrino per la forma. "Liberale" e "democratico" per un solo ed unico pensiero conformante:

"É questo il pensiero unico di cui si sente tanto parlare senza peraltro sapere bene, spesso di cosa si tratti. I pochi che osano mettersi di traverso a questo pensiero sono bollati come inguaribili e ridicoli parassiti".

 

Constatato che anche il movimento "no global," ora "new global", è risultato essere un bluff, manovrato consapevolmente o meno da un braccio meno evidente del potere stesso, Fini intravede fuori dall'Occidente un interressante fenomeno di resistenza all’omologazione planetaria: "Il movimento talebano del mullah Omar che proponeva, nell'era della modernità democratica trionfante, avanzante e conquistante, una sorta di 'Medioevo sostenibile' (che è qualcosa di meno imbecille dello 'Sviluppo sostenibile' che, allo stato attuale, è già un impossibile ossimoro, un'illusione o, piuttosto, una volgare menzogna), cioè una società regolata sul piano del costume da leggi arcaiche…non del tutto aliena però del far proprie alcune limitate e mirate conquiste tecnologiche".In fondo, ci fa capire l'autore, pare essere stato proprio il mullah Omar l'unico vero No Global dei nostri tempi.

  

Massimo Fini, scrittore e giornalista, costruisce un saggio agghiacciante e disarmante, lontano anni luce dalle odierne inefficaci critiche "illuminate" al potere (la Klein, ad esempio), Un saggio, questo Sudditi, che va assolutamente letto, se non si vuol scegliere di vivere con "la testa nel buco".

 

Sudditi. Manifesto contro la democrazia

di Massimo Fini

Edizioni Marsilio 2004

Euro 9,00