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La memoria da Sant'Agostino ad Heidegger. I segreti di un concetto affascinante

di Virginia Perini - 10/12/2006

Fonte: Affari Italiani

 
Alzi la mano chi sa che Heidegger è stato un attento studioso di Sant'Agostino. Del libro X delle Confessioni in particolare.
Alta filosofia per parlare di memoria. Certo il protagonista del film Memento, che ha perso la memoria a breve termine a causa di un brutto incidente, non ha una vita. Ciò gli impedisce di riconoscere fatti e persone. La memoria è uno dei 'mondi' più complessi e importanti della vita della nostra coscienza e del pensiero.
Il filosofo Alessandro Ghisalberti, professore ordinario di Storia della filosofia medievale alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, parla con Affari di Heidegger e Agostino e annuncia una lettura heideggeriana della memoria come fonte di felicità.
Che cos’è la memoria per Agostino?
"Distaccandosi totalmente dalla concezione aristotelica della memoria, considerata il luogo di deposito delle immagini sensibili, che poi si vanno a far riemergere attraverso l’esercizio della reminiscenza (tutti conosciamo manuali di tecnica della memoria), Agostino fa della memoria il grande spazio dell’interiorità soggettiva, dove oltre alle immagini dei corpi stanno la memoria dei numeri, dei principi primi del sapere, delle tensioni del profondo con cui sentiamo di andare tutti necessariamente alla ricerca di felicità, di non trovarla nei piaceri fugaci della vita quotidiana, e perciò di invocarla con tutto il nostro essere: la felicità è possesso pieno del bene, e questo chiamiamo verità, ossia l’essere contenti solo quando ci capita di stare nelle cose veramente buone".
Dunque Agostino trova delle risposte?
"Agostino trova così la risposta alla domanda principale del libro X delle Confessioni: sono certissimo di amare Dio, ma ogni momento mi sorge l’interrogativo circa che cosa amo veramente quando amo Dio. Amo una cosa che sta nel profondo della mia memoria, di cui mi ricordo sfruttando anche i modi dell’oblio, e che struttura il mio pulsare vivo come un grande amore ed insieme una struggente nostalgia".
E la ripresa di Heidegger?
"Heidegger connette l’istanza del neoplatonismo, ossia la dottrina dell’interiorità, con la ricerca che Agostino fa del proprio mondo più intimo, quello della memoria contenitrice delle istanze della vita protesa verso la felicità, la quale deve fare i conti con tutte le forme della finitezza e della decadenza. Heidegger legge i tre generi di “tentazioni” di cui parla Agostino, come il necessario tributo alla “mondanizzazione”, alla dispersione dell’essere, che segna la finitezza dell’uomo".
Come si realizza?
"La prima forma del tentativo è data dalla concupiscenza carnale: memoria e concupiscenza che operano anche nel sonno, il piacere del cibo e delle bevande, la sensualità dell’odorato, dell’udito, degli occhi. Duplice tentazione della vista: il guardare la carne (la pornografia degli occhi, attratti dai prodotti degli uomini), e il guardare nella carne (la concupiscenza degli occhi, il gusto del mero guardare, della pura curiosità). La seconda forma della tentatio è rappresentata dalla bramosia (cupiditas) della vista che si traveste del nome di scienza, di ricerca spasmodica di forme nuove di conoscenza e di ammirazione, che distolgono la mente dall’ordine primo e universale".
E la terza forma?
"La terza forma della tentatio è data dall’autocompiacimento, dall’amore di sé che passa per la lingua (le tentazioni delle parole), dalla ricerca della lode anche attraverso la menzogna, opposta al vero piacere che è suscitato dal riconoscimento del dono ricevuto, e non dall’attaccamento all’io che riceve. Emergono qui i caratteri della verità che stanno a cuore a H.: solidità, anteriorità, la giustizia creata dalla continenza, la quale attiva pienamente la cura (Sorge) dell’amore".
L’originalità della lettura di Heidegger?
"Opta per una lettura fenomenologica, nel senso husserliano, dell’influenza esercitata in Agostino dal neoplatonismo sulla dottrina dell’interiorità, sulla ricerca del proprio mondo vitale (Lebenswelt) e della vita affettiva nel presente. Esiste una struttura del significare nel mondo dell’interiorità, e nella memoria in particolare, che non è catturabile attraverso la determinazione della conoscenza, ma è caratterizzabile come apertura, come coinvolgimento del flusso della coscienza del soggetto. Per Heidegger non ci si deve fissare sulla determinatezza del significato delle parole di Agostino, ma si deve prestare tutta l’attenzione al processo interiore, a ciò che va raccogliendosi nel cuore della parola, la quale si lascia interpretare in base agli stimoli che la fanno sorgere".