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Enea: «I deserti avanzano in Italia»

di la nuova ecologia - 12/12/2006

desertificazione | Foto Ansa
Nel giro di 40 anni il fenomeno ha colpito il 30% del territorio, soprattutto le coste del sud. I ricercatori: «Troppo sfruttate le acque di falda» / LINK: Enea
L'allarme desertificazione esiste anche in Italia, specie sulle coste, troppo sfruttate dall'uomo. Nel giro di 40 anni il fenomeno ha colpito il 30% dell'Italia, in particolare il sud. Il paradosso è che il paesaggio italiano si avvia a diventare sempre più verde all'interno, con aree dove la natura è padrona, mentre appare inaridito, inquinato, con problemi di risorse idriche e di gestione sulle
coste, utilizzate da agricoltura, industrie e turismo. A confermare l'allarme è una ricerca dell'Enea, denominata Riade, cofinanziata dal Miur, presentata oggi a Roma.

«Si tratta di un processo di degrado che aumenta in modo esponenziale sulle fasce costiere - dice Massimo Iannetta, responsabile del progetto Riade - mentre le aree interne abbandonate vivono una “naturalizzazione”. I boschi in Italia sono cresciuti del 20% rispetto a quelli presenti negli anni
'60, mentre sulle coste c'é una concentrazione della desertificazione del 30% rispetto al territorio nazionale, dove c'é un problema di qualità e quantità di acqua e qualità del suolo». Riade ha esaminato alcune zone di Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna, aree dove la desertificazione costituisce una vera e propria emergenza ambientale. «La desertificazione comporta impoverimento e degrado del territorio e interessa suolo, acque, ecosistemi vegetali. È tipico di terre aride, semiaride, secche e subumide ed è determinato - dice Iannetta - soprattutto dalle attività umane, oltre ai cambiamenti climatici che hanno portato eventi estremi, come inondazioni e siccità. Lungo le coste il problema principale è lo sfruttamento delle acque di falda, che provoca l'intrusione
dell'acqua marina e quindi la salinizzazione dell' acqua e dei terreni irrigati».

Nelle zone collinari invece, il problema é dovuto soprattutto a erosione dei suoli, perdita di sostanze organiche e di vegetazione. Ma una volta accertato il danno, va trovata la giusta ricetta per intervenire. «Capire il margine di recupero, la reversibilità del fenomeno è difficile - spiega Iannetta. Nel giro di pochi anni il Sud dovrà fare delle scelte: decidere se concentrare le risorse su turismo, agricoltura, attività industriali, oppure usare meglio le risorse e tappare i buchi della rete idrica, che perde anche il 30-40%. In agricoltura si potrebbero usare le acque reflue e far partire la tariffazione dell'acqua, razionalizzando i consumi e finanziando così interventi sulla rete».