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Fabrizio Giovenale, il suo ultimo consiglio all´umanità

di greenreport - 28/12/2006

Mentre si stavano per accendere le luci di Natale, si è spenta una fiammella nel mondo ambientalista. La notte tra il 21 e il 22 dicembre ci ha lasciato Fabrizio Giovenale.
Urbanista, professore alla facoltà di Architettura dell´Università di Roma, Fabrizio fu tra i fondatori di Legambiente e tra i collaboratori del mensile de La Nuova Ecologia, dalla quale si è congedato nella sua rubrica Giovenalia, con un articolo sulla desertificazione e sul modello di crescita occidentale, che si può leggere sull’edizione on line della rivista.

«Bisogna dedicare porzioni sempre maggiori delle nostre capacità culturali, scientifiche, economiche e lavorative a uno sforzo mondiale comune per tentare di arrestare la desertificazione avanzante. Idee simili altrove cominciano a circolare, se pure con abissale e già forse definitivo ritardo. Noi soli però sembriamo ancora capaci di seguitare a trastullarci con le solite ridicole sceneggiate politichesi. Come se non fossimo al centro di un turbine che sta sconvolgendo la Terra».

La sua ultima riflessione su questo mondo, e il suo ultimo monito prima di spegnersi e di lasciarci con un vuoto difficilmente colmabile.

Giovenale è stato un instancabile protagonista del dibattito sulla trasformazione sociale e urbana delle città, sul consumo del territorio e sulla pianificazione, sostenitore di un netto cambio di prospettiva nell´approccio all´idea di sviluppo. In lui la scelta ambientalista nasceva da una analisi lucida dei rischi legati a una crescita incontrollata del consumo di natura, ma anche da una fortissima motivazione morale.

Così ne scriveva: «Sul fatto che la nostra Terra è quella che è - con le sue dimensioni, i suoi mari, le sue terre emerse, la flora, la fauna - dubbi non ce ne dovrebbero essere. Che noi esseri umani - con l´aumentare di numero, col moltiplicare i consumi delle risorse, con le alterazioni recate alla natura e al clima - ne stiamo mettendo in pericolo la capacità di sopportarci e di darci da vivere è una realtà altrettanto assodata. E´ a questa realtà che si riferiscono gli ambientalisti. Non è utopia. Non è ideologia. E´ come stanno le cose. E se le cose stanno così ne discende che la necessità più pressante è quella di arginare lo sfascio col ridurre i consumi e le trasformazioni in rifiuti inquinanti delle risorse terrestri, oltreché di ripristinare per quanto possibile la vivibilità della Terra».

Caro Fabrizio, sei stato un nostro maestro, un ambientalista curioso e prezioso.
Ti salutiamo e ti ringraziamo cercando di fare tesoro dei tuoi preziosi insegnamenti.
Nell´immagine un autoritratto realizzato per La Nuova Ecologia

La Redazione