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Orizzonti della biodiversità: il bio-distretto

di Pina Eramo - 02/02/2007

 
Orizzonti della biodiversità

Il dibattito intorno ai temi agricoli si è fatto negli ultimi tempi sempre più stringente:
la nuova missione che per il settore primario si era già delineata negli anni trascorsi e che era stata definita "multifunzionalità",non è più sufficiente a contenerne le problematiche;siamo già dinanzi ad una nuova frontiera. Oggi l'agricoltura è chiamata a rispondere ad un grande bisogno di ambiente,di compatibilità ecologica.

L'accelerazione dei cambiamenti climatici, drammaticamente sotto gli occhi di tutti, la penuria idrica tuttora sottovalutata, le problematiche indotte dalla riduzione continua delle "biodiversità", la desertificazione di cui ancora poco si parla, ma che interessa ormai anche il nostro paese, lo stato disastroso dei fiumi e del nostro Mediterraneo, sono emergenze che ci riguardano totalmente per il controllo delle quali è fondamentale il contributo del settore agricolo .

La Conferenza Nazionale sull'agricoltura, più volte invocata dalla Cia, si sarebbe dovuta articolare su un percorso fatto di priorità-strategie-obiettivi-interventi: senza la visione di un quadro d'insieme nazionale è difficile prevedere che ne sarà dell'agricoltura italiana fra qualche anno è difficile prevedere fino a che punto i trattati internazionali e le economie dei paesi emergenti metteranno in discussione le nostre poche certezze.

Anche perché ai temi cruciali già citati, altri se ne aggiungono: l'uso e la salvaguardia del suolo, la destinazione agricola degli stessi, l'urgenza del ricambio generazionale, la difesa del reddito degli agricoltori, i diritti dei consumatori.

Con l'avvio della riforma di medio termine della PAC, varata poi nel 2003,si è attuato un grande rinnovamento dell'agricoltura europea che quest'anno, con le misure sulla consulenza e sulla condizionalità, si dispiega nella sua interezza: la condizionalità impone all'agricoltura di essere compatibile e sostenibile. Perciò essa deve essere intesa in positivo, come un'opportunità di valorizzazione dei prodotti e del processo produttivo e non come un vincolo: La condizionalità impone un freno ai comportamenti individuali e collettivi, infatti solo una modifica dei comportamenti individuali e collettivi può arginare un degrado ambientale che si avvia ad essere irreversibile.

Oggi, a differenza dei secoli trascorsi, la ricerca scientifica consente di prevedere con precisione gli scenari sull'evoluzione dello stato del pianeta. Ma quanti hanno la consapevolezza che certi processi, se non arginati prima, saranno irreversibili ?

La condizionalità, che permea parallelamente sia la Pac che lo sviluppo rurale, avvicina molto l'agricoltura convenzionale a quella biologica.

Tanti adempimenti, a cominciare da quest'anno, saranno comuni ai due metodi produttivi. Questo è molto positivo per la salute dell'ambiente e dei cittadini.

Ma proprio questa evoluzione dell'agricoltura convenzionale suggerisce ed impone a quella biologica il recupero di alcuni valori fondanti che negli ultimi anni sembrano essersi "ossidati"

Il tema della biodiversità, nell'ambito del biologico, va ricompreso in toto ed in maniera diffusa, perché in questa chiave devono essere affrontati e risolti taluni vincoli (sementi, trasformazione..) che ne limitano la valorizzazione.

Il tema del suolo e della fertilità oggi spesso è vissuto solo come adempimento di legge, deve essere invece di nuovo un valore vero per l'azienda bio. In quest'ottica è opportuno che Federbio rilanci l'iniziativa,condivisa e sostenuta dalla Cia ,per l'inserimento delle superfici bio tra quelle capaci di assorbire CO2. Detto riconoscimento,oltre a contribuire in maniera rilevante al protocollo di Kioto,darebbe un nuovo impulso al biologico e una grande e nobile consapevolezza agli agricoltori che lo praticano.

Il tema dell'acqua e del risparmio idrico,deve essere un impegno primario e certificabile .Tutte le pratiche agronomiche e le scelte varietali dovrebbero essere programmate in funzione del risparmio idrico, la raccolta dell'acqua piovana e il riutilizzo di acque provenienti da fasi di trasformazione ,deve diventare la prassi quotidiana.

Il tema dell'inquinamento atmosferico e del risparmio energetico deve vedere nel settore bio un grande protagonista, capace anche di riorganizzare se stesso e la propria logistica: privilegiando il consumo e la trasformazione in loco, la catena corta, la vendita diretta. Proprio perché quasi tutto il centro- sud presenta carenze sul piano dell'organizzazione commerciale ci sono le condizioni per programmare insediamenti coerenti con l'ottica della compatibilità. Certamente un forte contributo può essere dato anche sul packaging e conseguentemente sul riciclo dei rifiuti. Le energie rinnovabili prodotte direttamente in azienda diventano, in questo quadro, il virtuoso completamento di un processo totalmente compatibile e sostenibile.

Il tema del valore alimentare delle produzioni biologiche, sul quale la ricerca scientifica si è pronunciata senza più ombra di dubbio, deve indurre il settore a concentrarsi su nuove ricerche e nuove sperimentazioni capaci di migliorare ancora la funzionalità del metodo biologico e la qualità delle produzioni.

In definitiva l'assunzione del concetto di Bio-distretto, luogo territoriale dove le aziende biologiche facciano da traino e promuovano (praticandola) la cultura del risparmio energetico, della difesa del paesaggio agrario, la salvaguardia del suolo agricolo, la bioarchitettura, la raccolta differenziata dei rifiuti, il compostaggio ecc.può essere il luogo della nuova frontiera del biologico italiano.

Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo (GHANDI)

Pina Eramo
Presidente di ANABIO